I 75 anni della Dichiarazione dei Diritti nel Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra hanno avuto il sigillo italiano. Domani 15 dicembre, salvo proroghe dell’ultima ora, termina l’esposizione “Art and Human Rights”, promossa dal Ministero degli Esteri italiano in collaborazione con l’Associazione Genesi presieduta da Letizia Moratti.
Il Ministro Antonio Tajani ha avuto intuito nel rappresentare il legame tra diritti universali, pianeta in pericolo, arte e Costituzione italiana. La Carta si aggiorna in base alle esigenze che sopraggiungono, come è accaduto di recente per la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Per gli stravolgimenti climatici e gli effetti sulle relazioni sociali le persone hanno diritto ad essere protette e salvate.
È un caso che la mostra si chiuda due giorni dopo la Conferenza Onu Cop28 di Dubai. Salveremo il pianeta entro i prossimi 27 anni è stato scritto. Un risultato fiacco ben oltre le eccitazioni delle prime ore. Clima e diritti sono sullo stesso piano inclinato delle democrazie. Ma quanti diritti vedremo ancora calpestati per le più svariate ragioni nei prossimi 10, 20 anni ?
Ora, un governo (italiano) che ha preso l’iniziativa ginevrina forse dovrebbe anche estendere certi principi a coloro che a destra sono ancora impreparati a difendere diritti, critiche e libertà. Trovare il modo per una didattica della democrazia prendendo a modello proprio le forme dell’arte che sono libere per default. Si può.
Gli autoritarismi non tollerano le libere manifestazioni del pensiero e quindi sarebbe utile allontanare ogni sospetto dalle forze politiche che governano il paese. Vorrebbe dire riconoscere che “l’arte italiana dal dopoguerra ad oggi ha sotteso tematiche sociali, affini a quelle espresse dalla Dichiarazione”. La tutela dell’ambiente, insistiamo, è diventata preziosa quanto la pace.
La Costituzione italiana come modello
I diritti dell’uomo proclamati dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 novembre del 1948 sono un documento della storia recente del mondo.
La Carta costituzionale italiana è testimonianza di vita sociale e culturale e i temi della Dichiarazione hanno ispirato centinaia di artisti .
16 italiani o con cittadinanza acquisita, sono stati selezionati per la mostra e ad ognuno di loro è stato dedicato uno spazio per esporre una o due opere. Per rendere tutto più coerente con la ricorrenza, vicino alle opere è stato apposto un testo che le collega a un tema della Dichiarazione Universale.
In bella evidenza sono state poste le opere di tre maestri: la Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, tre esemplari dell’Enciclopedia Treccani di Emilio Isgrò, e Atleti di Ercolano di Mimmo Jodice.
Poi ci sono Still life di Irene Dionisio, On Walking e Alfabeto di Rossella Biscotti. Il diritto a un ambiente sano e ad un’ agricoltura sostenibile si riconosce ne le Meridiane di Stefano Arienti, En route to the South di Elena Mazzi. Senza titolo è l’opera di Francis Offman, dedicata alla libertà di movimento. Mirror no di Silvia Giambrone , Home Is Where You Leave Your Belt e The Fire Bites di Monica Bonvicini riguardano i diritti delle donne.
Il video The Picture of Ourselves di Rä di Martino e il dittico Self Portrait as my Mother on the Phone e Self Portrait as my Father on the Phone di Silvia Rosi si collegano ai diritti dell’infanzia.Observer les Ètoiles di Victor Fotso, Nyie e Naître au monde, c’est concevoir (vivre) enfin le monde comme relationship di Binta Diaw completano il percorso con l’approccio alla multiculturalità.
La mostra, in conclusione, ha delineato una narrazione per capitoli sociali e politici che dopo la guerra si riteneva dovessero chiudersi definitivamente per far evolvere l’umanità. Le arti figurative hanno raccontato le sconfitte di almeno due generazioni, ma l’evento di Ginevra si conclude con il nuovo sogno di un mondo pacificato