Nel fondo del Mediterraneo si trovano archeologia e tesori millenari. I loro ritrovamenti in ambienti e fondali minacciati dai cambiamenti climatici aiutano a ricostruire la storia d’Italia, dal viaggio di Enea, alla fondazione di Roma, alla Magna Grecia. Sulla ricerca, conservazione e catalogazione di opere sommerse lavorano decine di Associazioni di volontari. Spesso si autofinanziano per scoprire e consegnare poi tutto quanto a musei e Sovrintendenze per l’esposizione al pubblico. Pochi giorni fa il Ministero della Cultura e quello per la Protezione civile e le politiche del mare hanno firmato un protocollo di intesa “per la collaborazione in materia di conservazione, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo”. Il documento è stato firmato dai due Ministri Gennaro Sangiuliano e Nello Musumeci ad Agrigento, città capitale della cultura per il 2025.
Patrimonio di tutti. Che senso ha parlare di “Nazione”?
Musumeci è stato Presidente della Regione Siciliana e si capisce l’impegno per valorizzare la sua terra e una straordinaria città come Agrigento. Il Ministro della Cultura Sangiuliano da parte sua cerca di rilanciare un Ministero centrale per il turismo, il giro d’affari , la ripresa economica, dopo due anni di chiusura di siti e musei. In occasione della firma dell’accordo di Agrigento, però, il Ministro ha ricordato che questi impegni vanno a beneficio della Nazione. Un concetto – Nazione – che sta diventando il tratto distintivo dell’ipercomunicazione del governo di centrodestra. Perché ripetere stancamente Nazione, quando l’Italia è uno Stato di diritto, una Repubblica democratica liberamente eletta? In Italia convivono persone di diverse etnie, ci sono uomini donne e bambini ancora senza diritti riconosciuti. Vantano predecessori sul nostro territorio e da anni ormai rispettano la moderna Repubblica. Ancor più nello specifico, quando si parla di cultura, di arte, di difesa e protezione dell’ambiente marino o terreste, sarebbe cosa buona e giusta, evitare certe accezioni nostalgiche. L’Italia ha il privilegio di essere al centro del Mediterraneo. Lungo le sue coste sono sbarcati, e morti, nei secoli, milioni di individui a bordo di navi (oggi relitti) che costituiscono quella ricchezza culturale ed ambientale che il Ministro Sangiuliano vuole valorizzare. La Nazione è lo Stato, un Paese inclusivo, una Democrazia anche nelle arti, nello spettacolo, nelle idee. Il Ministro lo sa bene. Quindi perché insistere con il termine Nazione? E poi, dirlo ad Agrigento fondata dai greci? Forse che la cultura ne guadagna? Nazione come identità di un popolo puro? L’arte, l’ambiente pulito, il paesaggio, le tradizioni diffuse ne soffrirebbero. Il Ministro è persona saggia ed esperta, per questo si confida nel buon senso. In ogni caso, cosa ci aspetta dopo la firma del protocollo ? Per i prossimi tre anni si farà un censimento del patrimonio subacqueo per migliorare le condizioni di conservazione e di fruizione. Al Ministero della cultura si insedierà un tavolo tecnico paritetico, “senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica”. Sarà composto da due membri per parte dei due Ministeri. Si avvieranno collaborazione con le Regioni e gli enti locali, ma non vengono menzionate direttamente le Associazioni di archeologi subacquei.
Quale ruolo per le Associazioni di volontari?
Nel protocollo d’intesa sta scritto che ci sarà condivisione di competenze tecniche. Solo in questo caso possiamo scorgere un ruolo per i volontari. Eppure hanno dato grande prova di impegno e recupero in Sicilia, Campania, Calabria, Veneto, Liguria. «La nostra storia, si compie al centro del Mediterraneo, dalla magna Grecia al mondo romano, fino alle ultime vicende geopolitiche che ci confermano il valore culturale di questa posizione» ha detto Sangiuliano. Un grande patrimonio che per gli eventi della storia è finito sott’acqua. “Con la sottoscrizione dell’odierno protocollo, il governo compie un ulteriore significativo passo verso la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale subacqueo: sia di quello recuperabile, da esporre negli spazi museali, sia di quei reperti destinati a restare sommersi ed affidati, alla gelosa custodia del mare” ha aggiunto Musumeci. La carenza di una efficiente e tempestiva organizzazione di tutela da parte dello Stato dovrebbe frenare la ricerca clandestina di reperti da parte di pescatori abusivi che ne fanno commercio. Il volontariato è un alleato prezioso che va difeso e stimolato. Un’ altra buona notizia è l’annuncio della rinascita della Rivista “Archeologia”. La testata specializzata ritiene che l’archeologia subacquea sia una delle discipline che negli ultimi anni più si è affermata presso il grande pubblico. Speriamo che lo Stato saprà fare la propria parte fino in fondo…nel Mediterraneo.