L’arte contemporanea volge ad un probabile cambiamento, la ricerca occidentale sembra non trovare nuove ispirazioni nonostante gli scambi artistici e culturali tra artisti di diversi Paesi, al punto che il collezionista che aveva abbandonato la scena delle opere storicizzate si ritrova a riprenderle in considerazione piuttosto che rischiare di investire in opere di artisti dal futuro incerto.
Cosa cambia?
Questo momento di perplessità verso l’arte contemporanea è dovuto principalmente all’intero mondo dell’arte che regola il complesso mercato dell’arte. Sono cambiati i riferimenti, le gallerie (escludendo le grandi organizzazioni che detengono le esclusive degli artisti più cool) non essendo più luogo di confronto intellettuale tra artisti, faticano a proporre gli emergenti – anche se talentuosi – perché il mercato ha scelto tutt’altra scena fatta dalla Rete, dai Social, e da modelli di proposta e vendita online ben amplificati dalle case d’asta. Cosa leggermente diversa per le gallerie con artisti storicizzati, che grazie ad un magazzino con opere proprie possono accogliere richieste specifiche. Con il cambiamento della società e l‘attenzione per l’ambiente al fine di poterci garantire una qualità di vita migliore anche l’arte diventa espressione e manifestazione di esigenze e scelte orientate in chiave di sostenibilità. Non a caso, l’arte povera del ‘900, vive un momento decisamente brillante, visto che era quel movimento nato come reazione al collasso dell’economia italiana e del fugace boom del dopoguerra allo scopo di un rinnovamento sociale criticando numerosi aspetti della vita moderna e il consumismo fine a se stesso. Oggi probabilmente c’è bisogno di un nuovo rinnovamento estetico e concettuale, ecco perché oggi siamo attratti e incuriositi dall’arte che utilizza materiali riciclati che danno vita a forme anche molto complesse perché comunque non si sottraggono alla globalità del mondo di oggi.
Arte africana la nuova frontiera
Un esempio ci viene offerto dal continente africano, dove non è mai mancata una proposta di arte contemporanea intrisa di culture e storie, ma probabilmente non ancora metabolizzata né tantomeno presa seriamente in completa considerazione in Occidente. Ma è proprio in questi artisti che troviamo la massima espressione di qualcosa che sta e dovrà cambiare. Trattasi principalmente di opere realizzate con tessuti spesso colorati, combinati e contaminati da concetti “Americani o Europei” come nel caso di El Anatsui, artista ghanese ampiamente riconosciuto come uno degli artisti più importanti emersi dal continente africano negli ultimi anni, che nelle sue opere (arazzi) utilizza tappi di bottiglia o metalli riciclati. L’arte africana con l’utilizzo delle tecniche tradizionali servirà proprio per promuovere un diverso discorso sulla memoria e l’identità di una nuova società, ricordando allo stesso tempo la storia del colonialismo e l’occidentalizzazione del continente.
Biografia di El Anatsui Nato in Ghana nel 1944
Attraverso la sua pratica, l’artista trasforma materiali come legno, metallo, argilla e tappi di bottiglia in sorprendenti forme scultoree. El Anatsui si trasferì in Nigeria nel 1957 dove iniziò la sua carriera lavorando il legno in una serie di pannelli bruciati, incisi e dipinti. Oggi, l’artista è celebre soprattutto per i suoi scintillanti arazzi mutevoli con tappi di bottiglia, caratterizzati non solo dalle loro dimensioni ma anche dalla qualità del tessuto e dalla reminiscenza del tradizionale tessuto Kente del popolo Ashanti del Ghana.
Tappi di bottiglia nelle sue installazioni
L’ambiente dell’Africa occidentale, dove l’artista è nato e attualmente lavora e vive, influenza notevolmente i materiali che incorpora nella sua produzione artistica. L’incontro casuale di El Anatsui con un sacchetto di tappi di bottiglia trovato in un cespuglio influenzerà profondamente la sua pratica e alla fine darà vita alle sue installazioni distintive. Anche se apparentemente casuali, i tappi delle bottiglie significavano per l’artista il legame tra Europa e Africa. Attraverso il suo lavoro, El Anatsui cerca di promuovere la connettività tra Africa, America ed Europa. El Anatsui descrive il suo lavoro come in continua evoluzione, rispecchiando il viaggio progressivo di una vita umana – perennemente in flusso. La prima grande mostra personale di El Anatsui fuori dall’Africa ha avuto luogo nel 1995 alla October Gallery di Londra. Da allora, l’artista ha partecipato a diverse mostre importanti come Africa Remix (2004 -2007), che si è recata al Centre Pompidou di Parigi, alla Hayward Gallery di Londra, al Moderna Museet di Stoccolma, al Museum Kunst Palast di Dusseldorf, alla Johannesburg Art Gallery e Museo d’Arte Mori di Tokio. Nel 2007 El Anatsui è stato invitato ad esporre le sue opere alla Biennale di Venezia a Palazzo Fortuny e all’Arsenale. El Anatsui ha goduto di numerose mostre innovative come la mostra itinerante a livello internazionale, When I Last Wrote to you About Africa nel 2010 e una mostra personale nel 2008 al Museo Nazionale di Arte Africana dello Smithsonian a D.C. L’artista ha continuato a ottenere riconoscimenti globali, avendo ricevuto premi prestigiosi come il Leone d’oro alla carriera della Biennale di Venezia del 2015 e il Premio per il 30° anniversario dello Smithsonian National Museum of African Art del 2009, consolidando la sua posizione come uno dei principali artisti contemporanei a livello mondiale. Le sue opere possono essere viste nelle collezioni del Metropolitan Museum of Art di New York, del Centre Pompidou di Parigi, del British Museum di Londra, del Museum Kunst Palast di Dusseldorf e molti altri.