La mostra ripercorre mezzo secolo di lotte per l’emancipazione, dall’indipendenza africana alla caduta dell’apartheid, fino alla lotta contro il razzismo in Francia. “Black Paris” mette in luce il potere estetico e la forza politica di quegli artisti che, attraverso le loro creazioni, hanno sfidato le narrazioni prevalenti e reinventato un universalismo “delle differenze” in un mondo postcoloniale. Questo background politico ha fornito il contesto e talvolta un quadro di riferimento diretto per alcune pratiche artistiche. Parallelamente o in contrasto, la mostra include anche sperimentazioni plastiche che sono spesso solitarie ma trovano legami estetici all’interno dell’esposizione.
Dalle astrazioni internazionali a quelle afro-atlantiche passando per il surrealismo e la figurazione libera, questo viaggio storico rivela l’importanza degli artisti di origine africana nella ridefinizione dei modernismi e dei postmodernismi. Quattro installazioni prodotte appositamente per la mostra da Valérie John, Nathalie Leroy-Fiévée, Jay Ramier e Shuck One punteggiano la visita e forniscono approfondimenti contemporanei su questa memoria. Al centro, una matrice circolare riprende il motivo dell’Atlantico Nero, l’oceano come disco, una metonimia dei Caraibi e del “Mondo-Intero“, per usare il termine coniato dal poeta martinicano Edouard Glissant, come metafora dello spazio parigino. Attenta alle circolazioni, alle reti e alle amicizie, la mostra propone una mappa viva e spesso completamente nuova di Parigi.
Artisti afroamericani e caraibici
A partire dagli anni ’50, artisti afroamericani e caraibici esplorarono nuove forme di astrazione a Parigi (Ed Clark, Beauford Delaney, Guido Llinás), mentre artisti del continente delinearono i primi modernismi panafricani (Paul Ahyi, Skunder Boghossian, Christian Lattier, Demas Nwoko). A Parigi emersero nuovi movimenti artistici, come quello del gruppo Fwomajé (Martinica) e Vohou-Vohou (Costa d’Avorio). La mostra presenta anche i primi movimenti postcoloniali degli anni ’90, segnati dall’affermazione della nozione di mescolanza etnica in Francia. Un omaggio agli artisti di origine africana a Parigi Dopo la seconda guerra mondiale, Parigi divenne un centro intellettuale in cui figure come James Baldwin, Suzanne e Aimé Césaire e Léopold Sédar Senghor si incontrarono per gettare le basi di un futuro post e decoloniale.
Immagine di copertina dettaglio: Gérard Sékoto, Autoportrait, Oil on cardboard, 1947, Adagp, Paris, 2024 Frank Kilbourn as Trustee of Doornbult Trust © DR