Questi lavori presentati in occasione di questa mostra evidenziano come l’artista merita un posto di rilievo nella storia dell’arte e del paesaggio, ma anche in quella fino a che punto la sua opera possa orientare, oggi, il nostro rapporto con la natura.
Ammirato dai giovani impressionisti come dai fotografi che seguono Rousseau gli dimostra le sue tracce nella foresta tutta sola la vitalità della scuola del paesaggio, a metà di un secolo segnato da Rivoluzione industriale e ascesa della Scienze di vita. Vero ambientalista prima del suo tempo, ha un aspetto artistico sulla foresta di Fontainebleau e alza la sua voce per allertare sulla fragilità di tutto l’ecosistema.
100 opere in mostra al Petit Palais di Parigi
La mostra riunisce quasi un centinaio di opere provenienti dai principali musei Francesi come il Louvre e il Museo d’Orsay, europei come il Victoria and Albert museo e la National Gallery di Londra, la Collezione Mesdag all’Aia, la Kunsthalle da Amburgo tra gli altri, così come da collezioni private. Questi lavori mostrano come l’artista merita un posto di rilievo nella storia dell’arte e del paesaggio, ma anche in quella fino a che punto la sua opera possa orientare, oggi, il nostro rapporto con la natura. La mostra segue la carriera di questo singolare artista da sempre posizionato in opposizione ai suoi contemporanei. La prima sezione discute la sua rinuncia percorso accademico, in particolare attraverso il rifiuto di effettuare il tradizionale viaggio in Italia per perfezionarsi il suo apprendimento. Rousseau infatti vuole dipingere la natura per se stessa e non in quanto tale decorazioni per scene mitologiche. Preferisce viaggiare in tutta la Francia, come testimonia il suo prime opere: Paesaggio dell’Alvernia, 1830 (Museo del Louvre); Villaggio in Normandia, 1833 (Fondazione Custodiadia, Collezione Frits Lugt); Il Monte Bianco visto da La Faucille. Effetto tempesta, 1834 (Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen). Riporta dai suoi viaggi numerosi studi quali mostrano la sua attenta osservazione del visibile: studi di tronchi, rocce, sottobosco, paludi.
La mostra mostra tutta la singolarità del lavoro di Rousseau, di cui fa parte il lavoro il più vicino possibile al motivo parte integrante del suo processo creativo. Il pittore ha bisogno immergersi nella natura. Abbandona ogni prospettiva geometrico e pone lo spettatore senza trascurare il paesaggio ma nel cuore di questo ecosistema. Poi ritocca i suoi dipinti in studio a volte per diversi anni. La sua tecnica molto personale, che contrasta con quella di altri artisti del suo tempo, gli fecero rifiutare Saloni diversi anni consecutivi prima di scegliere per te stesso smettere di inviare qualsiasi cosa, scoraggiato.
Rousseau il “grande rifiutato”
Paradossalmente questo il rifiuto che gli è valso il soprannome di “grande rifiutato” glielo permette acquisire notorietà e un vero successo critico e commerciale in Francia e all’estero. Il percorso mette poi in risalto le sue opere pittoriche nella foresta di Fontainebleau e il suo ruolo decisivo giocato artisti e fotografi che, come lui, frequentano il villaggio di Barbizon dove si stabilì dal 1847. Intorno da lui si raccolgono pittori come Narciso Diaz de la Peña, Charles Jacques, Jean-François Millet che diventerà il suo amico più caro ma anche fotografi come Eugène Cuvelier, Charles Bodmer e Gustave Le Gray. Camminano instancabilmente la foresta di Fontainebleau e dipingo veri e propri ritratti degli alberi che diventeranno La firma di Rousseau. L’artista esamina la loro struttura organica, la linea dei loro rami, il forma dei loro nodi. Li individua e localizza con precisione i suoi quadri: Le Pavé de Chailly, intorno 1840 (Museo Dipartimentale dei Pittori di Barbizon), o anche Le Vieux Dormoir du Bas-Bréau, 1836-1837 (deposito del Museo del Louvre al Museo d’Orsay).
La mostra è organizzata con il sostegno eccezionale del Museo del Louvre e del Museo d’Orsay
Allo stesso tempo tra gli artisti si sta sviluppando una forte consapevolezza della minaccia per le foreste,
critici e scrittori in un contesto di crescente industrializzazione. I pittori lo sono testimoni del massiccio taglio degli alberi e ne fanno eco. Rousseau vuole denunciarli “crimini” attraverso le sue opere. In particolare sceglie un titolo che colpisca la mente riprendendo l’episodio biblico della Strage degli Innocenti, 1847 (Collezione Mesdag, Paesi Bassi) che rappresenta una scena di abbattimento di alberi nella foresta. Nel 1852 Rousseau divenne la voce della foresta nel nome di tutti gli artisti che lo dipinsero e scrissero al conte di Morny, allora ministro degli Interni. La sua lotta trovò soluzione nella creazione, nel 1853, della prima riserva naturale in mondo, sotto la denominazione di “riserva artistica”, formalizzata nel 1861. Al termine del percorso, un fregio ripercorre cronologicamente la storia della foresta di Fontainebleau e la sua conservazione a partire dall’inizio del XIX secolo secolo fino ad oggi, ricordando il contributo decisivo di Rousseau, in nome dell’arte, all’emergere di una coscienza ecologica.