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Arriva dalla Cina il nuovo rating: Dagong Europe sceglie Milano “ma non esaminerà i debiti sovrani”

“Il rating tradizionale ha fallito, e la crisi del debito europea è in buona parte colpa sua”. Parole nette quelle di Guan Jianzhong, chairman di Dagong, la “quarta sorella” del rating mondiale che da oggi, scegliendo come sede l’Italia e Milano, attraverso la costola Dagong Europe lancia la sfida alle statunitensi Standard & Poor’s, Fitch e Moody’s anche sul mercato del vecchio continente.

Il sistema di punteggio dell’agenzia di rating cinese nella sua nuova avventura europea sarà lo stesso di quello di S&P, ma i criteri completamente diversi, e volti a creare “un ponte, un anello di congiunzione tra due mondi che hanno bisogno l’uno dell’altro, non solo dal punto di vista degli scambi commerciali ma anche da quello dei mercati finanziari”, ha ricordato a margine della conferenza milanese anche il dg di Dagong Europe, Mauro Alfonso.

La Cina è infatti il primo creditore al mondo e ha tutto l’interesse a interagire col mercato europeo in modo costruttivo e trasparente. “Le big three – ha spiegato Jianzhong a Palazzo Giureconsulti – hanno un sistema di rating superato, basato sull’oligopolio e esclusivamente pro-ciclico. Questo sistema non ha fatto altro che creare la bolla creditizia alla quale assistiamo adesso: dal 2008 le tre maggiori agenzie hanno dato downgrade a oltre 5mila categorie di soggetti, il 41% di quelli analizzati. Questo ha creato un grave danno all’Europa, creando una dipendenza dal rating Usa, soprattutto per quanto riguarda i debiti sovrani”.

Debiti sovrani che, come specifica Alfonso, “non saranno comunque esaminati da Dagong Europe ma solo dalla casa madre, ossia direttamente dalla Cina”. “Qui a Milano, dove per ora siamo una quindicina ma arriveremo ad allargare il team, abbiamo l’intenzione di realizzare un approccio sartoriale, meticoloso e di lungo periodo. Il nostro compito è quello di aiutare gli investitori cinesi, che ancora tendono ad avere dell’Europa una visione solo d’insieme, a conoscere e valutare le differenze fra Paesi e soggetti finanziari”. Ecco perché Dagong Europe, dalla sua sede milanese (ma il road show di presentazione raggiungerà nei prossimi giorni Francoforte e Parigi), darà punteggi a tutti gli emittenti di obbligazioni significative e durature, dagli asset class delle financial institution (comprese le assicurazioni) al corporate non finanziario, e lo farà assegnandone il meno possibile a ogni singolo analisti, “in modo che possa lavorarci con qualità”.

“I primi rating sono attesi per settembre: contiamo entro 4-5 anni di coprire il 5-10% degli asset class”, ha spiegato ancora Alfonso. Rispetto al rating statunitense la differenza starà dunque nella trasparenza (“le nostre analisi saranno visibili gratuitamente dal sito”) e in un’ottica di interscambio sul lungo periodo. “Il rating moderno – secondo il presidente Jianzhong – deve essere un attore anti-ciclico e non più pro-ciclico. Deve osservare i rischi per l’erogazione del credito ma anche trovare spazi per ulteriore erogazione”.

Non solo un modo per “bastonare” i debitori in difficoltà, dunque, ma un’attività con l’obiettivo strategico di “aprire un canale di comunicazione più efficace, fra due mondi ancora distanti, assicurando un percorso più agevole per i flussi di capitale e per gli investimenti tra le economie di Cina ed Europa. Gli investitori cinesi osservano il vecchio continente con attenzione, ma allo stesso tempo hanno anche dimostrato fiducia nell’Ue e nell’Eurozona”, dice il presidente cinese.

Scacciato dunque l’incubo della bocciatura dell’agenzia statunitense di turno, voltando – per la prima volta forse nella storia – le spalle all’Atlantico e guardando con più fiducia verso l’Asia? Non proprio. Guan Jianzhong, numero uno della società che detiene il 60% della Dagong Europe, e che in passato ha anche detto che “passeranno dieci anni fra Lehman Brothers e la fine della crisi”, non ha un giudizio particolarmente ottimista sulla situazione italiana? “Dalla Cina purtroppo non percepiamo possibilità di miglioramento: la vostra economia stagna, non solo non c’è stata la svolta, ma non ci sono neanche al momento le condizioni perché possa esserci in un futuro prossimo”.

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Categories: Finanza e Mercati