Arnaldo Forlani è morto a Roma all’età di 97 anni. Il suo nome, il suo approccio mite, pacato e quasi dimesso, è legato agli anni della Prima Repubblica di cui è stato uno dei maggiori protagonisti. Con lui se ne va un pezzo della storia politica d’Italia visto che la sua attività ha accompagnato cinquant’anni di vita politica nazionale, tutti nella Democrazia Cristiana di cui è stato uno degli esponenti più rilevanti.
Arnaldo Forlani: da Fanfani al Caf, gli anni di governo e la fine con Mani pulite
Forlani era nato a Pesaro nel 1925 e nel 1954 è già nella direzione della Balena Bianca, ne diventerà poi segretario. L’esordio è con Amintore Fanfani e nella geopolitica delle correnti della Balena Bianca, abbandonò l’area fanfaniana per fondare con Vincenzo Scotti e Antonio Gava la corrente del Grande Centro. Forlani è stato presidente e vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri, della Difesa e delle Partecipazioni statali. Nel 1980 è stato tra gli artefici della svolta nella Dc che portò alla fine della collaborazione con il partito comunista, dopo la tragedia Moro, all’elezione di Flaminio Piccoli segretario e al nuovo rapporto con il Partito socialista di Bettino Craxi, in un centro-sinistra allargato. Sono gli anni del quadripartito, in cui la dc governa con Psi, Psi e Poi. La crescita e l’influenza di Forlani proseguono come esponente di partito e di governo. Diventa segretario della Dc tra il 1989 e il 1992, sono gli anni del Caf, il patto Craxi-Andreotti-Forlani che fu il perno dell’attività politica nazionale fino all’inchiesta di Mani pulite, le condanne sul finanziamento illecito dei partiti, il processo Cubani, lo scandalo Enimont.
Nel processo Enimont Forlani venne condannato a 2 anni e quattro mesi per finanziamento illecito, un addebito che ha sempre rifiutato, scontando la pena con l’affido al servizio sociale della Caritas, senza troppo clamore e con la pacatezza dei modi che gli era propria e che gli valse l’appellativo scherzoso di “coniglio mannaro”, coniato dal giornalista Gianfranco Piazzesi al Giornale di Indro Montanelli. Forlani è stato uno dei politici più longevi del dopoguerra ma dopo la dissoluzione della Dc e dei partiti della Prima Repubblica si è ritirato e quasi eclissato dall’attività pubblica, diversamente da tanti altri che hanno condiviso con lui quel periodo storico.