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Argentina, scoppia la “guerra dei bagni”. E Milei rischia nelle legislative di maggio

Imagoeconomica

Il presidente argentino Javier Milei è a Roma per i funerali del Santo Padre, il connazionale Jorge Bergoglio, ma la sua testa è rimasta a Buenos Aires. Il leader ultra-liberista sta infatti attraversando un momento contraddittorio: elogiato all’estero, in particolare dal Fondo Monetario Internazionale che gli ha appena concesso un nuovo prestito da 20 miliardi di dollari, ha invece più di un grattacapo in casa, dove dopo un anno e mezzo di obiettivi successi, seppur con metodi brutali, sembra essersi rotto qualcosa tra la Casa Rosada e gli argentini. Eletto a furor di popolo a fine 2023 in un Paese in piena recessione, Milei nel 2024 è riuscito a colpi di motosega ad abbattere l’inflazione, a ridare credibilità internazionale all’Argentina (per lo meno sul versante finanziario) e persino a ridurre la povertà, proprio mentre l’opposizione e i sindacati gli rinfacciavano di difendere gli interessi dei ricchi peggiorando le condizioni dei lavoratori. Poche settimane fa però, proprio alla vigilia della prima tornata elettorale significativa durante il suo mandato presidenziale, a Milei è scoppiata in mano la bomba dello scandalo della criptovaluta Libra, una vera e propria truffa da lui sponsorizzata e che ha ingannato almeno 40 mila piccoli risparmiatori, facendo loro perdere in tutto 4 miliardi di dollari.

La discesa di Milei: il consenso si sgretola

Così, quando manca meno di un mese alle elezioni legislative della Ciudad Autonoma di Buenos Aires (verrà rinnovato parte del Consiglio comunale della capitale, chiamando alle urne oltre 3 milioni di aventi diritto), il partito del presidente, La Libertad Avanza, è in difficoltà nei sondaggi e secondo diversi istituti di ricerca citati da El Pais sta crescendo l’opinione negativa nei confronti di Milei: per UdeSa l’immagine negativa presso gli elettori è passata dal 44% dello scorso novembre al 51%, per i brasiliani di Atlas (tra i pochi ad aver pronosticato già nel 2023 la vittoria di Milei) dal 42% al 50%, per Zubán Córdoba addirittura il malcontento raggiunge il 58,5%. Più in generale, secondo la Universidad de San Andrés il 61% degli argentini è insoddisfatto di come vanno le cose nel Paese: al di là degli obiettivi raggiunti a livello finanziario, il miglioramento della vita quotidiana non è arrivato proprio per tutti e soprattutto sembrerebbe che a molti cittadini non sia piaciuto il ricorso ad un nuovo finanziamento da parte dell’FMI, dopo che più volte in passato Milei aveva definito questo strumento “immorale” e non adatto a risolvere i problemi dell’Argentina. “Il 2024 è andato meglio del previsto per il presidente, ma il 2025 è iniziato peggio del previsto”, ha sintetizzato il politologo Lucas Romero, di Synopsis.

Verso ottobre: un Parlamento da conquistare, tra alleanze fragili e accuse di tradimento

La campagna per l’assemblea di Buenos Aires è solo l’antipasto di quella per le elezioni legislative nazionali che si terranno ad ottobre, ma è già infuocatissima poiché la Libertad Avanza sta facendo carte false per conquistare più seggi possibili, dato che oggi il partito che ha fatto eleggere il presidente è ancora molto debole nell’attuale Parlamento nazionale. Tra le polemiche più accese c’è quella dell’ex presidente Mauricio Macri, leader del partito repubblicano, che ha accusato apertamente alcuni suoi ex colleghi di essersi venduti a Milei: “Tutti quelli che avevano un prezzo già sono stati comprati”, ha detto Macri criticando gli esponenti di Propuesta Republicana che sono passati tra le fila di La Libertad Avanza proprio nel mezzo delle trattative per un accordo di coalizione. Dovesse saltare questo accordo, sarebbe un pessimo segnale in vista delle legislative nazionali di ottobre, un vero e proprio test di midterm in cui Milei si giocherà tanto. Al momento i repubblicani di Macri fanno parte del governo, ma tra i loro elettori, che non sono certo ultrà della motosega, serpeggia insofferenza per l’operato della Casa Rosada. In questo clima, nella capitale è esplosa un’altra polemica, questa decisamente più folcloristica ma che rende l’idea di una campagna di grandi tensioni all’interno della stessa destra.

Scoppia la polemica più surreale della campagna, ecco la “guerra dei bagni”

L’ex governatore di Buenos Aires Horacio Rodriguez Larreta, repubblicano, ha lanciato una proposta che sta facendo non poco discutere: per risolvere il problema della “puzza di pipì” nelle strade, vorrebbe costringere bar e ristoranti della capitale a concedere l’accesso libero ai bagni per i passanti e non solo per i clienti, come si usa da manuale del galateo cittadino. Secondo Larreta esiste già una legge che prevede proprio che nei locali gastronomici ci sia un bagno riservato ai pedoni, a chi entra soltanto per fare i bisogni: “Andrebbe solo rispettata”, ha detto l’esponente macrista. Immediate e feroci le reazioni dei candidati di Milei: “Obbligare bar e ristoranti a fare questo è contro la proprietà privata. Che un locale sia aperto al pubblico non significa che non rimanga comunque un locale privato, libero di imporre le proprie regole. Sarebbe come chiedere a Larreta di far entrare i passanti nel bagno di casa sua”, ha scritto su X Alberto Tiburcio Benegas Lynch. Mancava solo la polemica sui bagni.

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