Il nuovo governo argentino, guidato da Javier Milei, si trova a dover affrontare una situazione disastrosa dal punto di vista economico. In campagna elettorale lo aveva detto: «Voglio fare l’opposto di ciò che è stato fatto negli ultimi 100 anni, visto che l’Argentina è passata dall’essere il paese più ricco del mondo ad avere il 40% della popolazione povera». Dalla precedente amministrazione, infatti, il neopresidente ha ereditato un’economia in stagnazione, poco aperta al commercio internazionale, indebitata e senza accesso al credito.
Le nuove misure per ridurre il deficit fiscale
La ricetta per ridurre il deficit fiscale e sanare l’economia del paese si basa su un pacchetto che include diverse misure di emergenza, al quale dovrebbero seguire poi riforme più strutturali. L’obiettivo di Milei è “provocare uno choc per gli investimenti” mettendo in competizione dollaro e peso. Ma, soprattutto, “porre fine ai chioschi della casta”. La prima mossa è stata la svalutazione del peso del 50% rispetto al dollaro, con la fissazione del tasso di cambio ufficiale a 800 pesos per dollaro, contro i precedenti 400 circa.
Altre misure includono tagli alla spesa pubblica, riduzione dei sussidi energetici e dei trasporti, aumento della pressione fiscale, e una vera e propria riforma della politica estera commerciale che dovrebbe consentire al Paese di adeguarsi agli standard internazionali in materia di commercio di beni e servizi sulla base delle raccomandazioni di OMC ed OCSE.
L’Argentina liberista si avvicina agli Usa
I paradossi non mancano: l’Argentina liberista si avvicina agli Usa ma respinge il protezionismo trumpiano, aderisce alla famiglia liberal-conservatrice ma rifiuta quanto di statalista e gradualista permane nei centrodestra europei, inclusa l’Italia. Sintomo di una sfida che va, probabilmente, al di là della sola Argentina.
Per rendere operative queste misure il governo ha eliminato l’obbligo di registrazione al Sistema de Capacidad Económica Financiera (CEF), una procedura utilizzata per restringere e limitare le operazioni di commercio estero. Questa misura mira a semplificare e fornire certezza agli importatori e ai produttori locali, garantendo loro maggiore libertà evitando ogni arbitrarietà da parte dello Stato nei processi di acquisto all’estero.
La decisione di eliminare il Sistema CEF si inserisce nel quadro più ampio dello smantellamento del vecchio sistema di importazione precedentemente in vigore (Sistema de Importaciones de la República Argentina – SIRA) e dell’eliminazione delle Licenze Non Automatiche. Esso si basava sul potere discrezionale del personale burocratico di turno, che decideva quali prodotti potevano essere importati e quali no, rendendo incerto l’esito della pratica e alimentando continui episodi di corruzione.
La stessa risoluzione istituisce il Sistema Estadístico de Importaciones (SEDI), la nuova piattaforma per l’analisi e il monitoraggio dei dati statistici sull’importazione di beni, promosso dal governo con l’obiettivo di normalizzare e razionalizzare il commercio estero, e che andrà a sostituire il SIRA.
A questa si aggiunge la delibera 1/2023 del Ministero del Commercio che abroga la delibera 523/2017 che istituiva le Licenze di Importazione Non Automatiche, applicate a circa 1500 linee tariffarie, che interessavano quasi il 26% delle esportazioni dell’UE verso l’Argentina.
Cambiano le regole per l’accesso al mercato dei cambi
Tra gli altri provvedimenti varati è particolarmente rilevante anche la modifica delle regole per l’accesso al mercato dei cambi per il pagamento di importazioni di beni e servizi. Il ritardo cambiario e la conseguente mancanza di divise (in particolare il limitato accesso ai dollari) hanno infatti determinato l’impossibilità, per gli importatori locali, di poter saldare i propri debiti nei confronti dei fornitori esteri, portandoli ad accumulare un debito di circa 31 miliardi di dollari. Per sbloccare questa situazione, sono stati istituiti i Bonos para la Reconstrucción de una Argentina Libre (BOPREAL). Si tratta di bond emessi dalla Banca Centrale in dollari statunitensi, che gli importatori con obblighi di pagamento pendenti per importazioni di beni con registrazione doganale e/o servizi resi prima del 12 dicembre 2023 potranno sottoscrivere per avere accesso alla valuta estera e saldare così i propri debiti.
In vigore un meccanismo a scaglioni per i tempi di pagamento
Per tutti i beni importati successivamente al 13 dicembre 2013, entra in vigore un meccanismo a scaglioni con tempi di pagamento che possono arrivare fino a 180 giorni dalla registrazione dell’ingresso in dogana della merce, a seconda del tipo di prodotti importati, secondo il seguente schema:
- dalla data di registrazione doganale – applicabile agli olii minerali o bituminosi, ai loro preparati e residui; gas di petrolio e altri idrocarburi gassosi; carbone bituminoso sfuso; energia elettrica;
- a partire da 30 giorni dalla registrazione doganale – applicabile ai prodotti farmaceutici e/o agli input utilizzati nella loro produzione locale; altri beni legati all’assistenza sanitaria o all’alimentazione umana; fertilizzanti e/o prodotti fitosanitari e/o input utilizzabili per la produzione locale;
- a partire da 180 giorni dalla registrazione doganale – applicabile alle automobili finite.
Per i beni non compresi nei punti precedenti i pagamenti potranno essere effettuati in quattro rate:
- 25% entro 30 giorni solari dallo sdoganamento,
- 25% aggiuntivo entro 60 giorni,
- ulteriori 25% entro 90 giorni,
- il restante 25% entro 120 giorni.
Per il pagamento di nuove importazioni di beni con registrazione doganale pendente, è necessaria la previa autorizzazione della Banca Centrale, ad eccezione di alcuni casi, come ad esempio quando il pagamento avviene con un finanziamento per l’importazione di beni concesso da un istituto finanziario locale a fronte di una linea di credito estera.
Per quanto riguarda invece l’importazione di servizi, è previsto un trattamento differenziato per l’accesso al mercato dei cambi a seconda del tipo di servizio. Nello specifico, i pagamenti a soggetti non collegati per servizi resi a partire dal 13 dicembre 2023 possono essere effettuati dopo un periodo di 30 giorni di calendario dalla data di prestazione o maturazione del servizio. I pagamenti a parti correlate possono essere effettuati dopo un periodo di 180 giorni di calendario dalla data di prestazione o maturazione del servizio.