L’Argentina prova a rialzarsi a suon di austerità. Il presidente Mauricio Macri ha annunciato oggi il piano per scongiurare la crisi finanziaria e arginare l’inarrestabile crollo del peso.
La moneta argentina, dopo i pesanti ribassi di maggio che hanno costretto Buenos Aires ad appellarsi nuovamente al Fondo Monetario Internazionale, nel corso dell’ultimo mesi ha ceduto oltre un terzo del proprio valore, costringendo il presidente a correre ai ripari più in fretta, e più duramente, del previsto. Ad agosto, il peso ha ceduto il 38% del suo valore, deprezzandosi del 20% in una sola settimana e toccando quota 34 pesos per un dollaro.
Nel dettaglio, il programma illustrato da Macri stabilisce la soppressione di vari ministeri e tasse più alte sull’export. Lo scopo, è quello di ridurre il disavanzo, stabilizzare l’economia, ma soprattutto fermare la caduta libera della valuta nazionale. Non solo, attraverso queste “promesse” il presidente argentino spera di convincere il Fmi ad anticipare la concessione dei 50 miliardi di dollari di aiuti approvati lo scorso giugno. Proprio domani infatti il governo di Buenos Aires sarà a Washington per discutere sulla questione.
Ricordiamo che l’accordo raggiunto tre mesi fa prevedeva l’erogazione da parte del Fondo Monetario di un prestito “stand by” pari a 50 miliardi in varie tranche previste per il 2020 e per il 2021. Domani, l’Argentina chiederà invece di anticipare già al 2019 l’arrivo delle prime rate.
“Dobbiamo far fronte a un problema di base – ha detto – cioè di non spendere più di quanto abbiamo, di fare degli sforzi per equilibrare i conti dello Stato”.
“Affrontiamo le difficoltà nel modo migliore – ha continuato Macri – supereremo la crisi prendendoci cura dei più bisognosi”. Proprio per questo motivo, il piano stabilisce anche l’incremento dei programmi di aiuto alimentari e stabiliti dei plafond ai prezzi di alcuni prodotti di base
Il ministro delle Finanze argentino Nicolàs Dujovne, ha fornito maggiori dettagli sul piano messo sul piatto dal Governo. Buenos Aires mira a “raggiungere un equilibrio della sua spesa fiscale, prima delle imposte, già nel 2019”. L’accordo raggiunto a giugno con il Fmi prevedeva un deficit dell’1,3%
Per quanto riguarda la nuova tassazione sulle esportazioni, il ministro ha precisato che “per i prodotti chiave come la soia, la tassa sarà di quattro pesos per dollaro, e di tre pesos per gli altri settori dell’esportazione”. Si tratterà, ha specificato, di un Diritto di esportazione “transitorio” per il 2018 ed il 2019 che dovrebbe contribuire a ridurre dell’1% il deficit di bilancio.