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Argentina cerca di frenare la fuga di capitali e l’Uruguay si mette in guardia

In estate i ricchi di Buenos Aires fuggono l’afa della capitale recandosi sulle meravigliose spiaggie uruguayane a Punta del ??Este. Ma il viaggio verso l’altra sponda del Río de la Plata si rivelerà quest’anno più difficile del solito. La casa Rosada ha inaugurato il 2012 con un rafforzamento nella regolamentazione per il trasporto di dollari all’estero soprattutto verso il vicino Uruguay. Da novembre tutte le transazioni di valuta devono essere autorizzate dall’agenzia tributaria su base discrezionale, ma dal 2012 i turisti che attraversano il Rìo de la Plata con il Buquebus, il traghetto che collega Buenos Aires a Montevideo, troveranno ispettori pronti a questionare ogni singolo bigliettone verde che esce dal Paese.

Nello stesso tempo i Governi dei due Paesi stanno portando avanti, sotto le pressioni dell’Ocse e del G-20, trattative per firmare un accordo che preveda lo scambio reciproco di informazioni fiscali. Il governo uruguayano di ?Pepe Mujica sta cercando un’intesa che dia in qualche modo garanzie ai contribuenti argentini con investimenti in Uruguay. La Camera di commercio di Montevideo ha infatti avvertito che, con il 29,1% degli investimenti diretti esteri, l’Argentina è il primo investitore in Uruguay. E se la Casa Rosada inizia a chiedere di conoscere depositi e investimenti sull’altro lato del Río de la Plata con il fine di imporvi delle imposte c’è un elevato rischio di perdere “investimenti milionari”.

Secondo il quotidiano argentino La Nación, tutta questa brama da parte del Governo peronista di non fare fuggire i dollari all’estero è una strategia per “preservare le riserve internazionali, sempre più erose dal deterioramento della fiducia verso il Paese e per il loro uso ufficiale inopportuno”. E’ la finanza pubblica, dunque, il tema caldo del 2012 per la presidente Argentina, Cristina Kirchner, da poco operata a un cancro alla tiroide ma già in fase di recupero.

La spesa del governo è aumentata nel 2011 molto più delle entrate, causando un aumento del deficit primario. Inoltre per il prossimo anno le prospettive non sono rosee: anche le previsioni più ottimiste stimano una crescita del Pil di circa la metà rispetto allo scorso anno. Ed è evidente che se l’economia rallenta, anche l’erario ne risentirà in maniera negativa.

E quando imporre nuove misure in grado di gonfiare le tasche dello stato se non subito dopo una vittoria elettorale schiacciante? In questo momento si ritiene che Cristina abbia un potere non paragonabile a nessun altro governante democratico precedente. Scioglere i segugi per fiutare dollari al confine è solo l’inizio.  

 

Per approfondire leggi l’articolo su El País

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