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Arcuri: “Per Bagnoli una pagina nuova. A giorni le prime gare”

L’Ad di Invitalia fa il punto sull’attività per il rilancio dell’area dell’ex Italsider – Dopo una prima mappatura, partiranno a novembre le bonifiche vere e proprie – L’impegno ad aprire il Parco Sport, il Centro Congressi e il Centro Termale finora abbandonati – Piano Fibra al via: “A breve la fase massiccia di investimenti: 4 mld”.

Arcuri: “Per Bagnoli una pagina nuova. A giorni le prime gare”

Invitalia è una società pubblica che negli ultimi anni si è profondamente trasformata. Mentre prima si occupava di un pò di tutto, dalla promozione degli investimenti, alla gestione di partecipazioni in aziende di settori ritenuti strategici, dalle pratiche per l’erogazione degli incentivi statali a qualche salvataggio di aziende in difficoltà. Ora invece è stata completamente ripulita da tutte le attività che si erano accatastate nel suo portafoglio alla rinfusa, per concentrarsi sul risanamento e valorizzazione di aree territoriali dismesse, sulla gestione di incentivi per conto del Ministero dello Sviluppo, e, tramite Infratel, sulla posa in opera della banda larga nelle aree del Paese periferiche, dove presumibilmente non ci sarebbe un impegno diretto dei privati.

Artefice di questo profondo cambio della missione di Invitalia è stato Domenico Arcuri, amministratore delegato dell’azienda, che svolgendo con competenza un ruolo tecnico, ha goduto dell’appoggio dei governi di ogni colore che si sono avvicendati negli ultimi nove anni.

Ora Arcuri è stato chiamato ad affrontare una sfida veramente impegnativa, quella del risanamento e della ricerca di una destinazione economicamente valida per l’immensa area di Bagnoli dismessa dall’ Italsider oltre un quarto di secolo fa, e sulla quale finora sono stati solo fatti pasticci pazzeschi costati al contribuente ben 300 milioni di Euro, senza alcun risultato apprezzabile.

Si tratta di un progetto impegnativo non solo tecnicamente, ma anche sotto il profilo politico-istituzionale viste le gelosie, in particolare del Comune di Napoli il cui sindaco contesta la decisione del Governo di avocare a sé l’intero progetto. Arcuri è ben consapevole delle difficoltà, ma sa anche che si tratta di uno dei progetti di riqualificazione territoriale più grandi d’Europa e che la sua riuscita nei tempi previsti rappresenterebbe non solo un grande successo per Invitalia, ma un caso emblematico della rinascita del Sud e dell’ Italia intera.

“Noi a giorni – ci dice Arcuri – faremo i bandi di gara per la prima fase, quella della caratterizzazione dell’area, cioè della mappatura delle esigenze di bonifica ambientale. Entro novembre dovremmo poter disporre di una quadro completo della situazione e quindi potremo partire con la bonifica vera e propria. Contemporaneamente elimineremo la colmata a mare, cioè gli scarichi che il centro siderurgico aveva accumulato a mare, e ripuliremo rapidamente l’arenile Nord per renderlo fruibile, anche se ancora non sarà balneabile”.

Ma negli anni passati non erano già state fatte delle bonifiche da parte della società costituita dagli enti locali e cioè Bagnoli futura?

“E’ stato fatto qualcosa – risponde Arcuri – ma non bene e probabilmente in maniera fraudolenta, tanto che è in corso un’indagine della Magistratura che peraltro ha sequestrato una parte dei terreni sui quali noi ora dovremo lavorare. Ed alla fine Bagnoli futura è addirittura fallita tanto che noi abbiamo rilevato la proprietà del terreno. Ora, dopo l’accordo firmato pochi giorni fa con l’autorità di controllo sugli appalti presieduta dal giudice Cantone, sul modello di quanto fatto per l’Expo, dovremmo aprire rapidamente una pagina nuova”.

Ma cosa prevede il progetto di reinsediamento di attività nell’area una volta ripulita?

“La nostra idea è quella di lasciare metà dell’area a parco, di non fare nulla di edilizia residenziale, ma di utilizzare gli spazi disponibili per il turismo, attività di ricerca, oltre alla riutilizzazione dei cinque siti di archeologia industriale esistenti. In più occorre mettere in esercizio le tre strutture fatte nel recente passato ma mai aperte al pubblico e quindi ora orrendamente vandalizzate, e cioè il Parco dello Sport, il Centro Congressi ed il Centro Termale”.
 
Cioè per queste tre strutture sono stati spesi soldi pubblici senza arrivare mai a fare il collaudo e quindi a poterle utilizzare?

“Esatto. In più sono stati ottenuti per questi progetti 180 milioni dall’Europa che ora, se non li mettiamo rapidamente in funzione dovremo anche restituire a Bruxelles. Poi c’è la Città della Scienza che invece aveva aperto ma che un paio di anni fa ha subito un grave incendio. Ora pensiamo di ricostruirla magari con qualche cambio migliorativo rispetto all’originale”.

Poi c’è la possibilità di fare un porto turistico.

“Sì sotto l’isola di Nisida si può fare una meravigliosa struttura portuale con relative attrezzature turistiche e prevediamo anche la costruzione di un paio di alberghi che consentano la valorizzazione dell’area che è ricca di storia e di bellezze naturali”.

Ma non è finito. Bisogna pensare anche alle infrastrutture di collegamento dato che la gente deve poterci arrivare a Bagnoli. Per arrivare a fare queste cose sarà necessaria anche una variante del piano urbanistico e quindi entra in campo il Comune che invece, se sarà confermato sindaco Luigi De Magistris, si mostra molto contrario a questo modo di procedere. Infine bisogna chiarire chi dovrà pagare per tutti questi lavori.

“Per quel che riguarda le infrastrutture di collegamento stiamo già lavorando per i progetti di una strada, per il prolungamento della metro, e se possibile di una funivia (una una volta c’era) che sale a Posillipo. Con il Comune di Napoli vedremo quali rapporti ci saranno dopo le elezioni. Ma sono fiducioso che la razionalità ed il buon senso abbiano la meglio. Infine è chiaro che il costo delle attività di bonifica dovrà coprirlo lo Stato, che del resto ha versato i primi 50 milioni per avviare tutto il processo. Per il riutilizzo dei siti archeologici, per il porto, per gli alberghi bisognerà attirare investitori privati che finanzieranno la costruzione e poi si incaricheranno della gestione”.

Considerando la complessità del progetto e la molteplicità dei rapporti con le istituzioni pubbliche e con i privati, si capisce chiaramente come Bagnoli possa segnare una svolta per l’intero Mezzogiorno. Ma Invitalia sta partendo su un secondo grande progetto, quello della banda larga. A che punto sta l’iter per arrivare ad avviare i lavori?

“I soldi ci sono sia europei che italiani – risponde Arcuri -. A giugno cominceremo a fare i primi bandi di gara per la posa della fibra nelle aree C e D , quelle dove i privati non hanno convenienza ad investire direttamente, ma che ovviamente sono interessati a utilizzare l’infrastruttura una volta fatta. La nostra Infratel già lavora ed avvierà presto questa nuova massiccia fase di investimenti che vale circa 4 miliardi. Sarebbe bene che tutto il comparto si muovesse in sintonia per dotare l’Italia di una infrastruttura indispensabile alla nuova fase di avanzamento tecnologico delle imprese, ed anche per rivitalizzare tutto il settore dei fornitori che negli ultimi anni ha sofferto per il rallentamento degli investimenti che che ancora potrebbe avere opportunità di sviluppo”.

Insomma sarebbe razionale avere un unico gestore di rete come avviene per Terna o per Snam. Ma questo è un tema che esula dalle competenze di Arcuri. Veniamo invece al terzo comparto di attività di Invitalia quello riguardante gli incentivi alle imprese.

“Anche in questo settore abbiamo apportato, in accordo con Governo e Parlamento, notevoli innovazioni. La nostra attività di partecipare al capitale delle Start Up ha successo e non corre il rischio di essere sommersa da richieste clientelari perché la legge prevede come condizione per il nostro intervento che ci sia un altro investitore convinto a condividere con noi il rischio dell’investimento. Poi abbiamo potenziato i “contratti di sviluppo” che ora valgono per tutto il paese, comprendono le imprese estere ed il turismo. Sono quindi anche un elemento fondamentale per la nostra attività di valorizzazione delle aree dismesse. E’ interessante sottolineare, anche per avere un segnale sull’andamento della congiuntura complessiva, che lo scorso anno noi abbiamo stipulato contratti per un miliardo di Euro a fronte di richieste per 2 miliardi. Nei soli primi cinque mesi di quest’anno abbiamo avuto richieste per 5 miliardi. Insomma qualcosa si è rimesso in moto anche sul fronte degli investimenti privati.”

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