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Arbitro Bancario Finanziario: 146 mila ricorsi e 83 milioni di indennizzi

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Otre 146mila ricorsi e più di 83 milioni di euro di indennizzi riconosciuti per l’Arbitro Bancario Finanziario (ABF), che ha superato il traguardo decennale di operatività; oltre 7100 ricorsi e risarcimenti superiori agli 84 milioni di euro per l’Arbitro per le Controversie Finanziarie (ACF), che ha iniziato il quinto anno di attività. Sono cifre che testimoniano, al di là di qualsiasi dubbio, la tendenza inarrestabile in Italia dei consumatori di prodotti bancari e finanziari ad orientarsi verso strumenti di risoluzione delle controversie al di fuori della giustizia civile ordinaria. Procedure semplificate, tempi di risoluzione delle liti segnatamente inferiori a quelli della giurisdizione ordinaria, un tasso di adempimento più che soddisfacente da parte degli intermediari bancari e finanziari, nonostante alcune apparenti crepe dell’ultimo periodo ascrivibili, peraltro, a situazioni ben circoscritte, sono gli elementi competitivi con cui la giustizia stragiudiziale si è imposta nel nostro Paese.

Un successo, dunque, inconfutabile, che ha schiuso la strada alla nascita di un terzo arbitro stragiudiziale, legato al mondo assicurativo, da istituire presso l’IVASS, il cui iter di nascita è però ancora relativamente lontano dall’essere concluso (ormai, nella migliore delle ipotesi, la sua operatività potrebbe iniziare nel secondo semestre avanzato di quest’anno).

Una marcia trionfale, che impone analisi e riflessioni approfondite e che sicuramente lascia aperti fronti di criticità, soprattutto sul versante della tipologia di intervento operata dagli Arbitri, sulle incertezze perimetrali di intervento legate alle loro competenze e sull’efficienza complessiva di tutela assicurata al consumatore ricorrente.

Questi ed altri aspetti sono stati ampiamente discussi in un recente incontro (virtuale) promosso dalla Facoltà di Economia dell’Università Sapienza di Roma con la collaborazione dell’Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito, in cui si sono messe a confronto opinioni ed esperienze di accademici, di esponenti degli organismi arbitrali istituzionali e non e di operatori del mercato finanziario italiano.

Partendo in questa rapida sintesi delle valutazioni espresse da Domenico Siclari, Ordinario di Diritto dell’Economia e dei Mercati Finanziari presso la Sapienza di Roma, va ricordato il suo giudizio sull’ esperienza di ABF e ACF che” costituisce ormai diritto vivente nella regolazione dei rapporti tra intermediari e clientela, un esempio virtuoso di de-giurisdizionalizzazione nel nostro ordinamento. Un sistema alternativo che, comunque, dovrà continuamente adeguarsi all’evoluzione costante del mercato ed aprirsi alle modificazioni normative e giurisprudenziali, anche derivanti dalle sedi giurisdizionali sovranazionali, per assicurare il proprio permanente carattere di effettività, per preservare ed aumentare la fiducia del cliente negli organismi bancari e finanziari”.

Dal canto suo Guido Alpa, Emerito di Diritto Civile alla Sapienza di Roma, ha sottolineato l’importanza della presenza di un avvocato nella giustizia stragiudiziale al fine di migliorare il livello qualitativo di competenze utilizzato in queste procedure, contribuendo ad evitare possibili disorientamenti in tema di certezza del diritto e delle tutele ordinamentali e a garantire limpidezza di orientamenti operativi, nell’ottica della trasparenza e dell’efficienza complessive del mercato finanziario.

Il ruolo dello strumento stragiudiziale è stato attentamente analizzato dal Presidente di ACF, GianPaolo Barbuzzi, rilevando che “gli orientamenti definiti sui molteplici temi affrontati dal Collegio non costituiscono solo lo strumento per la definizione delle singole controversie, ma anche un insieme di regole applicative di cui è bene che gli intermediari tengano conto al fine, sia di minimizzare i rischi di contenzioso futuro, sia di perseguire al meglio gli interessi dei clienti, soprattutto quando si tratta di investitori retail”.

Dal canto suo Magda Bianco, Capo Dipartimento Tutela della Clientela e dell’Educazione Finanziaria della Banca d’Italia, se ha sottolineato l’importanza delle prassi di istituire arbitri stragiudiziali di settore “per evitare, anche in ottica di comparazione internazionale, vuoti di tutela anche attraverso efficaci strumenti di coordinamento tra i diversi sistemi”, ha anche ribadito quanto “sia essenziale che vengano definite metodologie per valutarne il grado di efficacia in funzione di parametri, quali i tempi di risoluzione, la stabilità delle decisioni, la conoscenza e l’apprezzamento della clientela”. Quanto allo sforzo di miglioramento che l’ABF sta portando avanti, sono stati ricordati da un lato, la sperimentazione, condotta d’intesa con i Presidenti dei Collegi, del giudizio monocratico da parte del Presidente e del tentativo di conciliazione, dall’altro la possibilità di applicare al mondo ABF soluzioni di machine learning e di intelligenza artificiale.

Per Maria Luisa Cavina, Capo del Servizio Tutela del Consumatore dell’IVASS, il futuro Arbitro Assicurativo (AAS), costituito presso l’Organismo di Vigilanza del settore, “sarà uno strumento imparziale a disposizione della clientela assicurativa per risolvere in modo agile ed economico le controversie con imprese e intermediari nell’ottica di rafforzare la tutela e la fiducia dei consumatori verso il sistema assicurativo e di deflazionare il contenzioso giudiziario“. In definitiva, un ulteriore strumento, oltre quelli già messi in campo dall’IVASS, a disposizione del pubblico con l’obiettivo di “migliorare, sia il controllo sulla trasparenza dei prodotti, dei processi e delle politiche di vendita, sia la gestione dei reclami e la promozione dell’educazione assicurativa”.

Ma in Italia il sistema arbitrale non è composto solo dagli Arbitri del settore bancario – finanziario, come ha ricordato Rinaldo Sali, vicedirettore generale della Camera Arbitrale di Milano. Illustrando l’attività di questo organismo, ne sono stati messi in evidenza, sia la funzione di complementarietà, per l’ampiezza del perimetro di intervento non limitata al solo aspetto bancario – finanziario, ma estesa a temi più ampi di materia societaria, appalti e distribuzione commerciale. Sia alcuni importanti tratti differenziali: dai criteri di nomina degli arbitri, scelti caso per caso e ispirati ad indipendenza e imparzialità, agli aspetti procedurali svolti secondo un regolamento accettato dalle parti attraverso una clausola compromissoria, al momento conclusivo dell’iter arbitrale che culmina nel lodo, una vera e propria sentenza che non pone problemi di inadempimento e che è impugnabile in Corte d’Appello. Importanti, infine, sono altri tre punti: i tempi medi di un arbitrato, che si quantificano in 14 mesi, i costi, che sono proporzionali al valore della lite e la percentuale degli arbitrati, la metà, che si conclude non con il lodo ma con una nuova transazione tra le parti.

Quanto agli operatori di mercato Dario Focarelli, Direttore Generale dell’ANIA, ha rilevato che vi è una tendenziale riduzione del contenzioso assicurativo tra il 2009 e il 2019, largamente ascrivibile al settore della RCAuto con conseguenze più marcate sulla diminuzione delle cause davanti ai Tribunali Civili di primo grado rispetto ai procedimenti instaurati presso i giudici di pace. E proprio nell’ambito dei secondi permane “una forte sperequazione del contenzioso tra le diverse provincie, raggiungendo in alcune di esse il 60% dei sinistri a riserva”. Un’anomalia di sistema su cui difficilmente potrà influire l’AAS e che si aggiunge alla perplessità più generale sulla reale incidenza di questo organismo, considerato che “la sua attività dovrebbe essere concentrata sull’accertamento di diritti e di obblighi derivanti dal contratto e sull’inosservanza delle regole di comportamento. E, quindi, non dovrebbe estendersi all’accertamento dei fatti che hanno causato i danni assicurati e alla quantificazione dei risarcimenti che richiedono un’attività istruttoria”. Insomma, se non fosse dotato di potere istruttorio autonomo, l’AAS potrebbe solo decidere in via equitativa alcune controversie dal valore limitato sulla base di informazioni fornite dalle parti.

Dal canto suo Gianfranco Torriero, Vice Direttore generale dell’ABI, ha ribadito “il giudizio positivo sui sistemi di risoluzione extragiudiziale delle controversie” e si è soffermato su tre punti qualificanti: “il ruolo dell’ABI nel promuovere significativi miglioramenti procedurali, finalizzati a garantire una maggiore omogeneità e ponderatezza nelle decisioni arbitrali e, quindi, un grado di maggiore tenuta del sistema”; la valutazione della qualità del sistema anche attraverso il tasso di adempimento delle decisioni, osservando che “nel caso in cui tale tasso tenda a diminuire, ci si deve interrogare sui motivi, in modo da trovare soluzioni che possano rafforzare il sistema in coerenza con i principi generali e specificatamente con i principi della nostra Carta Costituzionale”; la necessità di monitorare continuamente l’aspetto del raccordo tra l’attività degli Arbitri e le normative europee.

Anche dal mondo delle SIM, attraverso le parole del Segretario Generale di Assosim, Gianluigi Gugliotta, sono arrivate parole di plauso all’attivitàdegli arbitri istituzionali per “il rilevante contributo fornito alla certezza del diritto in un settore, in cui la costante evoluzione del quadro normativo e la frammentazione delle istituzioni competenti generano un rischio legale difficile da gestire. Le pronunce arbitrali, oltre ad accrescere il livello di compliance e contenere il rischio di contenzioso con la clientela, arricchiscono la consapevolezza degli investitori sui propri diritti e sulle tutele ordinamentali”. Rimane, comunque, qualche perplessità, legata al tema della sanzione per la mancata esecuzione delle decisioni consistente nella loro pubblicazione, che genera danni reputazionali e che induce spesso gli intermediari a “conformarsi, anche nei casi in cui non condividano nel merito le decisioni, in quanto contrarie ai precedenti o fondate su una preclusione probatoria”.

In un simile confronto di opinioni non poteva certo mancare la voce dei consumatori, rappresentata da Mario Finzi, Presidente Onorario di Assoutenti, che esaminando la prospettiva dell’imminente istituzione di AAS, ha puntato il dito su due aspetti cruciali: i risultati, tuttora, insoddisfacenti colti dai diversi progetti ed iniziative in tema di educazione finanziaria, constatazione che ne stimola, anche e soprattutto, in ambito assicurativo la messa in campo di nuovi e più efficaci; nello scenario di innovazione tecnologica dirompente la diffusione di piattaforme tecnologiche che, alla luce delle modificazioni e delle complicazioni indotte nel rapporto tra professionista e cliente, deve promuovere adeguate riflessioni, da valutare e approfondire anche in termini “di opacità nella catena delle responsabilità”.

Giungendo al termine di questa carrellata di opinioni se ne può trarre un filo conduttore, che, pur riconoscendo la complessiva bontà dello strumento stragiudiziale in Italia, non esita a mettere in luce dubbi e perplessità su alcuni specifici aspetti, suscitando riflessioni per ulteriori sistematizzazioni concettuali e affinamenti procedurali nel segno di un più elevato livello di civiltà giuridica espresso dal Paese.

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