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Arabia e banche: le opportunità arrivano da mutui ed edilizia

Il sistema bancario saudita appare molto solido, liquido e patrimonializzato. E notevoli sono gli sforzi delle autorità per una maggiore diversificazione, con il credito al consumo a registrare +8,9%, crescita dei mutui +30% e ROE +18%.

Arabia e banche: le opportunità arrivano da mutui ed edilizia

Come riportato da Intesa Sanpaolo, il sistema bancario saudita appare molto solido, liquido e ben patrimonializzato. L’economia del Paese è focalizzata ancora sul petrolio, ma notevoli sono gli sforzi delle autorità centrali per una maggiore diversificazione. L’evoluzione degli impieghi, legata all’andamento delle entrate petrolifere e quindi della spesa pubblica, è ora in rallentamento, dopo anni di crescita sostenuta. Le banche possono tuttavia contare su una forte base depositi, in parte a costo zero, mentre il ricorso a fonti esterne è molto limitato. Anche per effetto di un’adeguata azione di vigilanza e controllo da parte delle autorità centrali, e di una normativa sempre più in linea con le disposizioni internazionali, il grado di copertura dei rischi è molto prudente e il grado di patrimonializzazione è di fatto ben superiore ai minimi.

Quasi tutte le banche nazionali (12 istituti di credito) presentano quote pubbliche nel proprio capitale. Sono presenti altre 12 banche internazionali, ma le barriere all’entrata risultano essere molto elevate. Il sistema bancario è cresciuto negli ultimi anni, senza modificazioni significative nelle quote di mercato. La principale banca del Paese, National Commercial Bank, con una quota di mercato del 20%, è stata nazionalizzata nel 2009 in seguito al fallimento di due grandi conglomerati industriali. L’attività di vigilanza e controllo è esercitata da SAMA (Saudi Arabian Monetary Authority, la Banca Centrale del Paese) in modo particolarmente stringente, favorita peraltro anche dal basso numero di istituti. La regolamentazione si è andata allineando negli ultimi anni alle disposizioni internazionali e sforzi significativi sono volti a favorire la diversificazione dell’economia, nonché il finanziamento delle PMI e il comparto mutui.

Tuttavia, l’evoluzione degli impieghi, legata all’andamento delle entrate petrolifere e quindi della spesa pubblica, è ora in rallentamento. Dopo la forte decelerazione del 2009, il credito bancario ha ripreso a crescere a tassi significativi fino a +14% nel 2014. Nel 2015 è attesa una decelerazione, che dovrebbe essere confermata anche l’anno prossimo. Il credito al consumo ha segnato un aumento dell’8,9% nel 2014, sostenuto sia dalla maggior partecipazione della popolazione giovane al mondo del lavoro sia dai bassi tassi di interesse, nonché da una maggiore disponibilità delle banche a erogare credito alle famiglie avvalendosi di nuovi strumenti tecnologici e del nuovo credit bureau costituito nel 2002, che consente una più accurata valutazione dei rischi. In questo contesto, i mutui casa sono cresciuti del 30% per due anni consecutivi, nel 2013 e nel 2014; e al fine di garantire un ordinato sviluppo del comparto, SAMA ha introdotto il limite al Loan to value (LTV) del 70%. Da questo punto di vista il settore offre notevoli opportunità di crescita, tenuto conto del fatto che molti residenti abitano ancora in case di qualità molto modesta.

Il grado di rischio del portafoglio è molto limitato, anche grazie alla normativa che prevede vari limiti all’erogazione di impieghi al settore retail, in relazione alla capacità di reddito e al LTV, e limiti operativi, come impieghi/depositi e grandi fidi. Le sofferenze sono pari all’1,1% degli impieghi totali a dicembre 2014. Il grado di copertura è molto elevato, con gli accantonamenti pari al 160% delle sofferenze, il che si spiega con una vigilanza molto prudenziale delle autorità centrali (non si registrano fallimenti bancari dal 1999). Un fattore di rischio significativo è dato dall’elevato grado di concentrazione del rischio, per il limitato numero di affidati, grandi conglomerati spesso di natura familiare.

Inoltre, il grado di liquidità è molto elevato. Le banche possono contare su una forte base depositi, in parte a costo zero. I depositi hanno segnato una crescita sostenuta nel 2014, pari a +15%, in rallentamento nel corso del 2015 (+7,7% ad agosto rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), alimentati soprattutto dalle imprese e dal settore governativo. Il processo di funding potrebbe allora risentire del calo della spesa pubblica.

Allo stesso tempo, il ricorso a fonti esterne è molto limitato, in modo tale che il sistema finanziario non risulti esposto alla volatilità internazionale. Le attività estere sono pari al 12% del totale attivo. Ecco allora che anche per effetto di una normativa sempre più in linea con le disposizioni internazionali, il grado di patrimonializzazione risulta superiore ai minimi (il CAR è pari al 17,8%) e la redditività è molto elevata, con il ROE salito al 18% a fine 2014.

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