La Mela non delude mai. I conti di Apple hanno restituito il buonumore ai mercati, dopo le delusioni di Facebook, Netflix e Twitter. La società dell’iPhone ha guadagnato il 4% nel dopo Borsa, sull’onda dei risultati del trimestre: +17% i ricavi a 53,3 miliardi di dollari, +32% i profitti a 11,5 miliardi. In realtà, le vendite di iPhone segnano il passo (+1%, a 41,3 milioni di pezzi). In compenso gli acquisti del pubblico si sono indirizzati sui modelli più costosi (il prezzo medio sale a724 dollari). Vanno a gonfie vele anche in ricavi (+36%) della divisioni servizi (Apple Store, i Cloud e Music) e dei wearables, i Watch in testa, “un comparto nato solo tre anni fa, che fattura dieci miliardi di dollari”, ha detto il cfo Luca Maestri. Nel dopo Borsa il titolo Apple, che nel trimestre ha distribuito ai soci 25 miliardi sotto forma di buyback (la cassa oggi è di “soli” 129 miliardi di dollari), ha toccato quota 197,95 dollari per un valore di 997 miliardi circa: il muro dei 1.000 miliardi di capitalizzazione è davvero a un passo.
AVANZA IL GIAPPONE. PROVE DI TREGUA CINA/USA
La spinta della Mela ha investito stamane buona parte dei listini asiatici. Salgono i mercati azionari della Corea del Sud (Kospi +0,3%) e di Taiwan (+0,2%). La Borsa del Giappone si avvia a chiudere in rialzo dello 0,7%, in luglio il guadagno è stato di circa l’1,5%. Lo yen si indebolisce su dollaro a 111,9 da 111,1 di ieri. C’è anche oggi tensione sul mercato delle obbligazioni, dopo che la Banca del Giappone ha avvisato di voler portare avanti la stessa politica monetaria ultra espansiva in atto ormai da qualche anno. Il bond decennale di riferimento tratta al rendimento di 0,10%, da 0,05% di ieri.
L’indice Hang Seng di Hong Kong perde lo 0,1%, il CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen lo 0,4%. Nelle ultime ore lo yuan si è mosso molto, a causa delle indiscrezioni sugli ultimi sviluppi dello scontro commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina. Ieri nel tardo pomeriggio Bloomberg riferiva di una ripresa del dialogo tra il dipartimento del Tesoro di Washington ed il vice premier cinese. Stanotte il Wall Street Journal ha avvertito che la Casa Bianca sta prendendo in considerazione la possibilità di portare al 25% le tariffe doganali su duecento miliardi di dollari di controvalore di merci cinesi: si tratterebbe dei beni sui cui già pende la minaccia di dazi pari al 10%.
Stamattina il cross dollaro-yuan è a 6,81, ieri in prima serata era sceso fino a 6,78, ma stanotte era a 6,84.
L’INDIA VERSO L’AUMENTO. BRASILE RECORD
Riflettori accesi sull’India. La Banca centrale oggi potrebbe aumentare i tassi per la seconda volta nell’anno. La Borsa dell’India è sulla parità, in luglio ha guadagnato il 6%.
Tra i listini degli emergenti, va segnalato anche il +8,8% messo a segno in luglio dal Brasile.
IN ATTESA DELLA FED, S&P +3,7% A LUGLIO
In rialzo ieri Wall Street in attesa delle comunicazioni di stasera della Federal Reserve. Il Dow Jones è salito dello 0,43%, S&P500 +0,49%: luglio si è chiuso con un aumento del 3,7%. Rimbalza il Nasdaq (+0,55%). In calo il petrolio Brent, a 73,9 dollari il barile.
PIAZZA AFFARI CHIUDE LUGLIO A +2,7%
Prende il volo Piazza Affari in una giornata di dati economici allarmanti. Passo più lento nel resto del Vecchio Continente, su cui pesa il rallentamento della crescita (+2,1% su base annua). Prevista stamane un’apertura debole. In programma una nuova serie di trimestrali, tra cui Ferrari, Intesa e Poste Italiane.
A Milano l’indice ha messo a segno un rialzo dell’1,25% a quota 22.216 punti. Scambi per 2,5 miliardi di euro. Grazie a questo exploit a luglio l’indice ha guadagnato il 2,7%. La performance mensile è in leggero ritardo rispetto a quella registrata dal Dax di Francoforte (+4%), ben più favorito dalla recente tregua sulla guerra dei dazi siglata tra Donald Trump e la UE. La performance da inizio 2018 del FtseMib è tornata in positivo di circa un punto e mezzo.
Più arretrati il Ftse 100 di Londra (+0,6%) in attesa della riunione della banca centrale di giovedì, il Cac 40 di Parigi (+0,4%), l’Ibex 35 di Madrid (+0,3%) e il Dax di Francoforte (+0,1%).
LO SPREAD SCENDE A 230 PUNTI
Finale di seduta in positivo per il secondario dei Btp, che arriva a ridurre il differenziale tra i tassi decennali intorno a 230 punti base. In calo anche il rendimento dei decennali italiani che hanno terminato la giornata al 2,74% dal 2,8% della vigilia.
In occasione delle riaperture destinate agli operatori specialisti la domanda sui Btp a cinque e 10 anni e sul Ccteu settembre 2025 si è fermata a 1,524 miliardi di euro rispetto all’offerta di 1,725 miliardi.
SOS DEL FONDO MONETARIO: LA GRECIA NON CE LA FA
Sotto pressione i governativi greci, su cui pesano i timori espressi dal Fondo monetario internazionale alla vigilia della conclusione del programma di prestiti: secondo gli esperti di Washington, i conti pubblici ellenici sono sostenibili in un’ottica di medio termine, mentre sul lungo termine prevale un clima di incertezza.
LAVORO, CRESCITA, INFLAZIONE: TRE WARNING PER L’ITALIA
L’economia italiana ha rallentato il proprio ritmo di crescita nel secondo trimestre, mostrando la dinamica congiunturale più debole da un anno e mezzo. Tra aprile e giugno il Pil è cresciuto dello 0,2%. A perimetro annuo l’espansione è stata dell’1,1%, dopo l’1,4% registrato tra gennaio e marzo e contro una previsione di +1,2%.
“Dopo il picco del 2017, che possiamo considerare il punto massimo del ciclo sia per l’Italia sia per l’area euro, la decelerazione porta il tasso di crescita più vicino al potenziale”, commenta Stefania Tomasini, economista di Prometeia. Anche Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, sottolinea come il rallentamento sia un tratto comune ai principali Paesi europei e appaia dovuto più a una minore vivacità della domanda mondiale che a fattori interni. Nonostante la fase espansiva dell’economia si sia allungata a 16 trimestri consecutivi, in valori assoluti il livello del Pil risulta ancora inferiore dello 0,7% rispetto al precedente picco del secondo trimestre del 2011.
L’Istat ha fornito anche lo spaccato del mercato del lavoro del secondo trimestre. A trainare l’aumento degli occupati (+196 mila unità nel trimestre) sono stati i contratti a termine, cresciuti di 123.000 unità mentre i dipendenti permanenti sono scesi di 83.000 unità. Se nella zona euro il tasso di disoccupazione è rimasto stabile a 8,3%, in Italia nel mese di giugno è tornato a salire a 10,9% da 10,7%.
Infine, Istat ha fornito la stima preliminare dell’inflazione a luglio, mese in cui è emersa un’accelerazione dei prezzi superiore alle attese. L’indice nazionale dei prezzi al consumo si è attestato a 1,5% su base annua da 1,3% di giugno.
LEONARDO ACCENDE LA BORSA. SALGONO I TARGET
Regina della seduta di Piazza Affari è stata Leonardo (+10,6%, con forti scambi), premiata per i risultati semestrali sopra le attese e per la revisione al rialzo degli obiettivi per fine anno. Goldman Sachs ha confermato il giudizio Buy con un target price alzato a 11,7 euro da 11,2. Mediobanca ribadisce il giudizio Outperform con un target a 14 euro dai 13,5 precedenti.
Trimestrali positive anche nelle utility, con Italgas (+1,4%), A2A (+2,1%) e Acea (+2%).
INTESA E MEDIOBANCA SU IN ATTESA DEI CDA
Il comparto bancario è bene intonato con l’indice di settore italiano (+2,2%) che sovraperforma quello europeo (+0,9%) in vista delle trimestrali nei prossimi giorni. Intesa +4,1% e Mediobanca +2,4% alla vigilia dei conti.
Svetta con +3,5% anche Banca Mediolanum, che ha diffuso la trimestrale. In flessione Fineco Bank (-1,5%), che ha chiuso il primo semestre 2018 con un utile netto di 125,2 milioni di euro, in crescita del 20,1%.
Avanza Generali (+1,5%). Ieri il Cda ha rivisto l’assetto organizzativo con la creazione della figura del General Manager, nella persona di Frederic de Courtois, a diretto riporto del Ceo Phlippe Donnet. Presentata la semestrale con utile in aumento dell’8,8%, è il dato più alto degli ultimi 10 anni. Target delle dimissioni superato (oltre 1,5 miliardi).
PIACE TISCALI-FASTWEB, FRENA MOLMED
Vola Tiscali (+21,9%) sulla scia dell’importante nuovo accordo strategico con Fastweb.
Al contrario, pesante Molmed (-5,2%) dopo che l’azienda ha reso noto di essere in ritardo nella fase iniziale della commercializzazione di Zalmoxis e preannunciato “azioni” nei confronti di Dompé.