In attesa degli ambasciatori del presidente Xi, da oggi a Washington per trattare su dazi, brevetti (e risolvere il conflitto su Huawei) Wall Street ha preso atto che Apple sta meglio di quanto temuto dopo il profit warning del 2 gennaio legato alla crisi di vendite in Cina. Certo, dai conti trova conferma il calo del fatturato globale (84,3 miliardi di dollari -5%) e dell’i Phone in particolare (51,98 miliardi -15%), ma la redditività resta su livelli record: l’utile per azione, anno su anno, sfiora i venti miliardi di dollari (1997 miliardi -0,5%), l’Eps dell’ultimo trimestre, 4,18 dollari, è al massimo di sempre. E così Wall Street, pur in assenza di indicazioni su dividendi e buy back (ma i 130 miliardi in cassa sono un’ottima garanzia) ha ripreso fiducia: nel dopo Borsa Apple è schizzata su del 6%, un’ottima ipoteca per la giornata di oggi.
TORNA A SALIRE LA STERLINA: HARD BREXIT PIÙ VICINA
Purtroppo, almeno in Europa, l’effetto della Mela sarà bilanciato dai rinnovati timori sulla Brexit. Il Parlamento britannico (317 voti contro 301) ha dato mandato a Theresa May di ridiscutere l’accordo con la Ue per rivedere il backstop, cioè la garanzia di mantenere aperto il confine con l’Irlanda, nonostante Bruxelles abbia già detto che la richiesta è irricevibile. E’ stata invece bocciata l’ipotesi di un rinvio della scadenza, il 29 marzo, del divorzio. Si fa concreto il rischio di una hard Brexit. Torna a salire in mattinata la sterlina a 1,3095 sul dollaro e 0,874 sull’euro, poco mosso rispetto alla valuta Usa, trattata a 1,1438.
CINA IN LIEVE RIALZO. I TASSI STENDONO HARLEY DAVIDSON
Tra speranze e timori, si apre così una giornata cruciale in attesa delle decisioni della Fed.
Le Borse della Cina sono in lieve rialzo, quella del Giappone in modesto ribasso e quella della Corea del Sud, piatta, in attesa delle comunicazioni della banca centrale Usa e dell’inizio della missione in Usa di Liu, il braccio destro del presdeinte Xi per i commerci.
Il dollaro si indebolisce sullo yuan cinese per il sesto giorno consecutivo, il cambio è sui minimi da luglio.
Poco mossa Wall Street: Dow Jones +0,21%, S&P 500 -0,15%. Nasdaq in calo dello 0,81% prima degli annunci di Apple.
Da segnalare il brusco calo di Harley Davidson (-5,05% dopo i conti): il protezionismo di Trump danneggia l’icona dell’industria a stelle e strisce.
Il petrolio ha chiuso in rialzo del 2,3%, stamattina il Brent tratta a 61,7 dollari il barile, +0,6%. In ascesa ieri Eni (+0,6%) e Saipem (+0,9%).
MILANO +0,48% OGGI CONTE IN PIAZZA AFFARI
Brexit, dazi, Apple. Tante incognite hanno accompagnato la seduta dei mercati europei. Ma il nervosismo oltreoceano non ha inflitto troppi danni ai mercati del Vecchio Continente che hanno chiuso con discreti progressi (ad eccezione del tedesco Dax, al palo). L’attenzione si è concentrata sull’ottimo performance dei mercati obbligazionari, compreso quello italiano in piena ripresa, secondo gli auspici del ministro dell’Economia Giovanni Tria che, dal Peterson Institute di Washington fa sapere: “Non c’è alcuna ragione economica per giustificare questo livello dello spread”.
La Borsa di Milano ha archiviato la giornata con un rialzo dello 0,48% a 19.702 punti. Oggi il premier Giuseppe Conte, in visita a Milano, farà tappa in Piazza Affari.
Bene Parigi (+0,81%). A Borsa chiusa sono usciti i conti di Lvmh: la corazzata della moda ha registrato ricavi per 46,8 miliardi di euro (+18%), utili per 6,5 miliardi.
Madrid +0,64%; Zurigo +0,88%. Piatta Francoforte (+0,03%). Londra (+1,25%) ha trainato i mercati nell’attesa del voto dl Parlamento. I listini hanno così scommesso sul rinvio della Brexit. E, per l’ennesima volta, le previsioni dei mercati si sono rivelate sbagliate.
RENDIMENTO NEGATIVO PER I BOT IN ASTA
Le stime sull’inflazione in calo, combinate con il rallentamento dell’economia che favorisce il calo dei tassi di mercato ha scatenato la corsa ai bond. Ne ha tratto beneficio soprattutto la “carta” italiana nel giorno dell’asta Bot.
Il Tesoro ha collocato semestrali per 6,5 miliardi di euro con il rendimento sceso di nuovo in territorio negativo a -0,025% da +0,215% dell’asta precedente. Da quando si è insediato il nuovo governo, su questa scadenza non c’erano mai state aste con rendimenti negativi.
La “febbre” ha contagiato l’intera eurozona: la domanda complessiva per i 12,5 miliardi di euro di obbligazioni di lungo e lunghissimo periodo emesse oggi da Belgio, Olanda e Grecia, ha ricevuto richieste per 65 miliardi di euro.
In particolare per i cinque miliardi di euro del trentennale del Belgio sono arrivate richieste per 27 miliardi di euro.
Il Btp a dieci anni ieri sera rendeva il 2,62%, livello che non si vedeva dal luglio del 2018. Spread con il Bund a 242 punti base, minimo da settembre. Questa settimana arrivano a scadenza circa 50 miliardi di euro di obbligazioni governative italiane, mentre complessivamente, in Europa, l’offerta di carta è modesta, circa 20 miliardi. Le aste dei prossimi giorni, soprattutto quella italiana di oggi sui titoli a medio-lungo, dovrebbero andare bene.
SOFFRE L’ECONOMIA. IL REF: PER L’ITALIA CRESCITA ZERO
Le aspettative di lungo termine sull’inflazione nella zona euro continuano a scendere: un indicatore di mercato monitorato dalla BCE, basato sulle attese a cinque anni, scende all’1,51%, minimo da fine 2016.
L’altra faccia della medaglia riguarda infatti il peggioramento della congiuntura dell’economia europea. L’Italia, secondo l’analisi del Ref, viaggia verso la crescita zero nel 2019. Oggi il governo tedesco potrebbe annunciare una revisione al ribasso delle stime sul Pil della Germania, a +1%, dal precedente +1,8%.
CORSA ALLE UTILITY, TERNA AL MASSIMO STORICO
Tassi in calo, avversione al rischio in ascesa: ecco la miscela che ha messo le ali alle utility in tutta Europa.
L’indice Eurostoxx di settore (+1,5%) è schizzato ai massimi dall’ottobre 2017. Negli ultimi 12 mesi il settore avanza del 7,7% contro la perdita del 13% dell’indice globale.
A Piazza Affari avanza compatta la pattuglia del settore. Snam (+1,8%) tocca il massimo dell’anno. Terna (+1,5%) segna invece il massimo storico. Bene anche Enel (+1,5%) e Italgas (+2%).
Torna a correre Atlantia (+2,5%). Goldman Sachs ha riavviato la copertura con il giudizio Buy. Moody’s conferma il rating Baa3.
CONTINUA LA CORSA DI AZIMUT, PAUSA PER JUVENTUS
Il miglior titolo del listino è stato però Azimut (+2,9%), sostenuto dalla promozione a buy, target price 15,5 euro da parte di Deutsche Bank. Il titolo è sotto i riflettori dopo l’annuncio dei giorni scorsi sull’adozione di un nuovo metodo di calcolo delle commissioni di performance.
Deboli le banche cui non giova il calo dei tassi. L’indice italiano di settore cede lo 0,42% contro +0,2% circa di quello europeo. Sotto tiro Ubi (-1,9%) e Unicredit (-1,2%).
Arrivano le prese di beneficio sul titolo Juventus (-6,75% a 1,479 euro) dopo la lunga corsa: da inizio anno il guadagno è del 39%.
In ribasso l’automotive, in attesa di novità sui dazi Usa: il prezzo più alto lo paga Pirelli (-2,3%), la più sensibile al mercato cinese. Segue Brembo (-1,4%). In ribasso anche Stm (-1,6%).
ESPOSTO VIVENDI IN CONSOB CONTRO ELLIOTT
Vivendi ha confermato, come anticipato da Les Echos, di aver spedito un esposto alla Consob contro Elliott colpevole, secondo l’accusa, di puntare al ribasso dei titoli Telecom: il contratto collar stipulato con Jp Morgan consente al fondo la facoltà di cedere dal 5 febbraio al prezzo prefissato di 0,74-075 euro assai superiore all’attuale quotazione di 0,49. Elliott potrebbe poi, secondo il socio francese, rafforzare la quota attuale con i profitti del collar.
ASTALDI SPERA NELLE COSE TURCHE
Astaldi balza del 17,5% sulle attese di cessione dell’autostrada turca GOI.
Forte It Way che chiude il quinto giorno di intensi acquisti con un rialzo del 16,25%.
D’Amico +1,01%: Kepler Cheuvreux ha confermato il rating buy alzando il target price a 0,24 da 0,2 euro.