Il sistema di pagamento elettronico Apple Pay, lanciato con il nuovo iPhone 6, è già un successo negli Usa: nel suo mercato di riferimento la mela morsicata è stata responsabile dell’1% di tutti gli acquisti digitali nel mese di novembre, durante il quale il 60% dei nuovi clienti Apple Pay lo ha utilizzato più di una volta, per una media di 1,4 transazioni la settimana.
Numeri apparentemente strabilianti, ma irrisori rispetto a quelli del… Kenya. “Se tutto va bene gli americani – scrive il sito di tecnologia Nextgov.com – saranno presto in grado di fare qualcosa che i keniani hanno fatto ogni giorno per dieci anni”. L’antesignano di Apple Pay (e degli altri sistemi di pagamento elettronico) si chiama M-PESA, è offerto da Safaricom (una società affiliata di Vodafone) ed è da quasi un decennio il modello per centinaia di startup di pagamento digitali in tutta l’Africa e nel mondo. Viene attualmente utilizzato da due kenyani adulti su tre, ma è un altro dato a rendere l’idea del fenomeno: le transazioni via mobile incidono sul Pil del Kenya per il 30%, un record assoluto a livello mondiale. Per la precisione, secondo i dati della Banca centrale, il valore complessivo delle transazioni di denaro via mobile in Kenya nei primi dieci mesi del 2014 ha raggiunto gli 1,54 triliardi di scellini kenioti, equivalenti a poco più di 18 miliardi di euro.
Il dato è risultato in crescita del 26% rispetto allo stesso periodo del 2013, e proprio lo scorso ottobre (mentre nel resto del mondo veniva lanciato l’iPhone 6) si è raggiunto il record di 82,89 milioni di operazioni mensili, per un valore totale di quasi 2 miliardi di euro. Il valore mensile delle transazioni è così rimasto sopra i 200 miliardi di scellini kenioti (1,9 miliardi di euro) per il quarto mese consecutivo.
La ragione di questa vantaggio decennale del Kenya sugli Stati Uniti è ben presto spiegato: la penetrazione delle carte di credito era (ed è) bassa nel Paese centro-africano, e la maggior parte dei keniani non hanno conti correnti bancari, rendendo gli assegni cartacei in gran parte inutili per le transazioni più grandi. M-PESA è dunque diventata un’alternativa interessante per il trasferimento di denaro da città a città: quello che prima avveniva consegnando una pila di bollette a un tassista, è diventato possibile con un semplice sms.
“Negli Stati Uniti, d’altra parte – osserva ancora il sito Nextgov.com -, abbiamo un sistema di carte di credito e assegni che, nonostante frodi, inefficienze e altri difetti, funziona abbastanza bene per permettere migliaia di miliardi di dollari di spesa ai consumatori. Il nostro sistema, pur imperfetto, è abbastanza buono”. E paradossalmente è proprio quell’ “abbastanza buono” a creare il problema, perchè fa sì che gli strumenti alternativi, per quanto efficaci, non siano così necessari.