Ben 20 mila miliardi di dollari. Ieri sera la capitalizzazione dell’indice Standard & Poor’s ha superato questa vetta, centrando l’ennesimo record dell’incredibile avvio finanziario dell’era Trump. Non meno impressionante il primato di Apple: la Mela ha varcato ieri la vetta dei 700 miliardi di valore, spinta dagli acquisti sull’iPhone ma ancor di più dalla possibilità che presto l’azienda potrà rimpatriare, con ampi sconti, i 230 miliardi di dollari cash parcheggiati oltreconfine. Ad alimentare gli acquisti è proprio l’attesa della riforma fiscale promessa dall’amministrazione Usa, ovvero un cocktail di taglio alle imposte accompagnato dal piatto forte: una spinta all’export finanziato dal maggior onere sull’import.
Ma Bruxelles non ci sta: se questa sarà la riforma di Trump, è la minaccia della Ue, citeremo gli Stati Uniti per violazione delle regole del Wto. E scatterà una guerra commerciale devastante per tutti. I mercati per ora non se ne curano. Il presidente Usa, però, oggi affronta un’altra emergenza: le dimissioni del consigliere alla sicurezza Michael Flynn, costretto a lasciare dopo le prove delle sue relazioni troppo strette con Mosca. Flynn avrebbe avuto un colloquio non autorizzato con l’ambasciatore negli Stati Uniti.
APPLE SOPRA I 700 MILIARDI, IN VISTA L’IPHONE “AUMENTATO”
Nuovi record storici per Wall Street: Dow Jones +0,7% a 20,412,16 punti. S&P 500 e Nasdaq +0,52%. Protagonista assoluta è stata Apple, presente in tutti e tre gli indici. Il titolo della Mela ha segnato un nuovo massimo a 133,29 dollari (+0,9%). A scatenare gli acquisti sul titolo è stato il report di Simona Jankowsky di Goldman Sachs, che ha alzato il target a 150 dollari. La Mela, secondo Goldman Sachs, si accinge a lanciare un nuovo, rivoluzionario iPhone basato sulla realtà aumentata in occasione del decimo anniversario del primo iPhone. Giudizi favorevoli anche da Morgan Stanley, Drexel e dalle altre case di investimento: le vendite di Apple dovrebbero aver largamente superato quelle di Samsung nel 2016.
OGGI YELLEN AL CONGRESSO. GOLDMAN AI MASSIMI DA OTTO ANNI
Non solo Apple. Goldman Sachs sale dell’1,6% e si porta a 246,6 dollari, a meno di un dollaro dai massimi degli ultimi otto anni. Citigroup chiude a +2,3% trainando il settore Financial (+1,1%). Così le grandi banche festeggiano le dimissioni inaspettate di Daniel Tarullo, il membro del board della Federal Reserve che ha guidato l’applicazione delle regole del Dodd-Frank Act: la revisione della legge si avvicina.
Sarà questo uno dei temi caldi della testimonianza del presidente della Fed Janet Yellen, oggi al Congresso (domani tocca al Senato). Oltre, naturalmente, alle prossime scelte in materia di tassi da parte della Banca centrale. Intanto cresce il potere di pressione di Trump sul board: dopo l’uscita di Tarullo i posti vacanti nel board salgono a tre.
Il dollaro schiaccia l’euro a 1,060, massimo dell’ultimo mese. Le aspettative di accelerazione della crescita economica spingono in alto le azioni e in basso le obbligazioni. Il rendimento del Treasury Bill a 10 anni sale a 2,44% da 2,40% di venerdì sera.
IL DOLLARO PESA SUL PETROLIO. TOSHIBA AFFOSSA TOKYO
L’ascesa della valuta Usa frena il petrolio, con il Brent a 55,6 dollari il barile, in calo del 2% (Wti -1,7%). I dati mostrano che i Paesi Opec stanno rispettando le intese e riducono la produzione, come previsto dagli accordi stipulati in dicembre. Ma è cresciuta nel frattempo la produzione di shale oil Usa.
Petroliferi in ascesa a Piazza Affari: Eni (+0,9%) ha ceduto ieri a Bp il 10% del giacimento di Shorouk nelle acque egiziane (valore 375 milioni di dollari più altri 150 milioni a fronte degli investimenti già effettuati). Saipem +2,6%.
Stamattina i mercati dell’Asia sono condizionati dal dato sull’inflazione della Cina, mai così alta negli ultimi due anni e mezzo, ma pesano anche le dimissioni di Flynn e il calo del greggio.
Su Tokyo (-0,9%) pesa la decisione di Toshiba (-9,5%) di rinviare la pubblicazione dei conti dopo il tracollo della divisione nucleare. Hong Kong -0,2%, Shanghai -0,1%, Seul -0,2%.
I prezzi al consumo sono saliti in Cina del 2,5% anno su anno in gennaio, più del previsto. I prezzi alla produzione sono sui massimi degli ultimi cinque anni.
L’EUROZONA CRESCE, L’ITALIA MENO. OGGI IL PIL 2016
Bruxelles ha assolto con riserva i conti italiani, in attesa dell’inevitabile correzione da effettuare a breve. Ma a migliorare il clima sono state le previsioni economiche d’autunno. Per la prima volta da dieci anni crescono tutti i Paesi dell’eurozona. Per il 2017 la Ue indica una crescita per l’Italia dello 0,9% e dell’1,1% per il 2018. Per il 2017 e il 2018 si tratta dei livelli più bassi di crescita dell’intera area Ue. Stamane viene pubblicato il dato relativo al Pil italiano e a quello della Germania del quarto trimestre 2016.
Ieri, intanto, è stata una giornata di robusti rialzi per tutte le Borse europee. A Milano l’indice Ftse Mib si è apprezzato dell’1,07% a 19.065 punti, in rialzo come Parigi (+1,44%), Francoforte (+1,06%) e Madrid (+1,29%). Più dietro Londra (+0,22%).
I titoli in maggior rialzo sono quelli del settore Minerario-Materie prime (Stoxx europeo +2,6%), rinvigoriti dal balzo delle quotazioni del ferro e del rame. Dopo un rialzo venerdì del 4,3%, il rame è salito ancora ieri dello 0,6%, riportandosi a livelli che non vedeva dal maggio 2015.
FRENA LO SPREAD, IL BTP30 AL 3,43%
Migliora anche la situazione del mercato del debito. Il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si è attestato a 189 punti base dai 196 dell’apertura e un massimo oltre i 200 punti prima delle aste. Il tasso del decennale benchmark è sceso in chiusura a 2,23% da 2,29% dell’apertura.
Sono saliti, invece, i rendimenti delle nuove emissioni. Il Tesoro ha collocato complessivamente titoli di Stato per 8,5 miliardi di euro con varie scadenze:
– il rendimento dei Btp a 3 anni è salito a 0,25% da 0,06% di gennaio;
– il rendimento dei 7 anni è salito a 1,59% da 1,15% di gennaio;
– il rendimento del 30 anni è salito al 3,43% (massimo da ottobre 2014), da 3,14% di novembre.
VOLANO UBI E BANCO BPM, IN RALLY LE ASSICURAZIONI
Giornata positiva in Piazza Affari per il settore bancario, più che mai il barometro degli umori del mercato italiano. Il paniere è salito dello 0,5%. Ieri è stata la giornata della riscossa per le ex Popolari. Il settore bancario, barometro del listino, conferma di attraversare una fase positiva: il paniere è salito dell’1,05%.
In testa al plotone Ubi Banca (+6,42%) su cui Société Générale ha alzato il target price a 3,7 euro da 3,3 euro (confermato il giudizio Buy) e Banco Bpm (+6,64%) galvanizzate dai conti trimestrali, pubblicati venerdì scorso.
Unicredit +0,16%: Ubs ha alzato il prezzo obiettivo da 13,2 a 13,8 euro, confermando la raccomandazione neutra.
Le trimestrali sono alla base anche del rally di Ugf (+5,98%) su cui Kepler Cheuvreux ha alzato il prezzo obiettivo da 4,01 a 4,1 euro (buy) e su Unipol Sai +4,68%: Banca Akros ha aumentato il target price a 1,9 da 1,8 euro, confermando la raccomandazione neutral dopo i risultati 2016.
Restando alle assicurazioni, torna a soffiare sulle Generali (+2,57%) il vento della speculazione sulle possibili mosse di Intesa (+0,47%). Vivace Mediobanca (+2,95%), i cui destini sono intrecciati a doppio filo a quelli di Generali che dovrebbe riunire domani il consiglio di amministrazione. I membri del board potrebbero prendere in esame la ristrutturazione della partecipazione del 3% di Intesa Sanpaolo.
Contrastate le utility: Terna + 0,8%, Snam +0,9%, Enel -0,4% e A2A -0,7%. Telecom Italia avanza dello 0,5%. Mediaset +1,9%: Silvio Berlusconi ha ribadito che la famiglia considera l’azienda “assolutamente non cedibile”.
Fiat Chrysler è salita del 2,2%: Icbpi ha confermato la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 11,3 euro sul titolo.
Fra le società di medie-piccole dimensioni, Cementir ha guadagnato il 10% dopo la diffusione del dati del 2016.
Avanza Prada: +2,04% ad Hong Kong dopo i conti.