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Apple e Meta, prime multe Ue per violazione del Digital Markets Act. Ecco perché

Bruxelles colpisce i giganti tech: Apple condannata a pagare 500 milioni di euro, Meta 200 milioni. È la prima applicazione concreta del nuovo regolamento europeo sui mercati digitali. Critiche da Meta: “aziende americane penalizzate”

Apple e Meta, prime multe Ue per violazione del Digital Markets Act. Ecco perché

Con una decisione destinata a lasciare il segno nei rapporti transatlantici e nel futuro della regolamentazione digitale, la Commissione europea ha sanzionato Apple e Meta per non aver rispettato gli obblighi imposti dal Digital Markets Act (Dma), la legge comunitaria entrata pienamente in vigore nel 2024 per contrastare gli abusi di posizione dominante dei cosiddetti “gatekeeper digitali“.

Apple dovrà pagare 500 milioni di euro, mentre Meta – la società madre di Facebook e Instagram – è stata multata per 200 milioni. “Le decisioni odierne inviano un messaggio forte e chiaro: il Digital Markets Act è uno strumento cruciale per liberare potenziale, scelta e crescita”, ha dichiarato la vicepresidente esecutiva della Commissione europea Teresa Ribera. “Tutte le aziende che operano nell’Ue devono rispettare le nostre leggi e i valori europei”.

Apple e il divieto di “anti-steering”

Nel caso della casa di Cupertino, la Commissione ha accertato la violazione del divieto di anti-steering, ovvero la pratica con cui Apple ha impedito agli sviluppatori di informare gli utenti dell’App Store di offerte alternative esterne alla piattaforma.

“Apple impedisce agli sviluppatori di applicazioni di informare direttamente i consumatori di offerte più economiche. Non ha dimostrato che queste restrizioni siano oggettivamente necessarie e proporzionate”, ha sottolineato la Commissione. In base al Dma, gli sviluppatori devono poter indirizzare i clienti verso canali alternativi e concludere transazioni al di fuori dell’ecosistema Apple.

Bruxelles ha quindi ordinato alla società di rimuovere le restrizioni tecniche e commerciali imposte agli sviluppatori, avvertendo che il mancato adeguamento entro 60 giorni comporterà l’imposizione di penali periodiche. La Commissione ha invece chiuso l’indagine parallela sugli obblighi di “scelta dell’utente”, in seguito a un dialogo ritenuto “costruttivo” con Apple.

Meta e il modello “consenso o pagamento”

Nel caso di Meta, la sanzione da 200 milioni di euro riguarda il modello pubblicitario introdotto a novembre 2023, che imponeva agli utenti europei di scegliere tra due opzioni: accettare l’uso dei propri dati personali per la pubblicità personalizzata o pagare un abbonamento mensile per accedere a Facebook e Instagram senza pubblicità.

Secondo il Dma, i “gatekeeper” devono offrire agli utenti la possibilità di optare per un’alternativa meno invasiva in termini di trattamento dei dati, ma che sia comunque funzionalmente equivalente. Meta, secondo Bruxelles, non ha rispettato questa condizione tra marzo e novembre 2024, periodo durante il quale è stata effettiva la violazione.

“La Commissione ha riscontrato che questo modello non dava agli utenti la possibilità di esercitare liberamente il proprio consenso”, ha spiegato l’esecutivo Ue. Una nuova versione dell’offerta – che prevede annunci con un uso limitato dei dati personali – è entrata in vigore lo scorso novembre ed è attualmente sotto esame.

La Commissione ha inoltre stabilito che Facebook Marketplace, la piattaforma di intermediazione online di Meta, non soddisfa più i criteri per essere designata come servizio coperto dal DMA, avendo registrato nel 2024 meno di 10.000 utenti aziendali attivi. A novembre 2024 Bruxelles aveva inflitto alla piattaforma una multa di 798 milioni di euro per abuso di posizione dominante.

Un equilibrio tra fermezza e diplomazia

Le multe, pur significative, restano ben al di sotto del tetto massimo del 10% del fatturato previsto dal regolamento. La scelta, spiegano a Bruxelles, è legata sia alla durata limitata delle violazioni sia alla volontà di non esasperare ulteriormente i rapporti con Washington, in un momento già critico a causa delle tensioni commerciali.

Un funzionario europeo ha chiarito che “non esiste una formula matematica” per il calcolo delle sanzioni: si valuta la gravità, la durata e l’eventuale recidiva. In questo caso, “l’obiettivo è stato quello di dare un segnale chiaro, ma anche proporzionato”.

Una partita aperta sul fronte della regolazione tech

Le sanzioni rappresentano le prime decisioni formali prese ai sensi del Digital Markets Act, ma potrebbero essere solo l’inizio. La Commissione ha già messo sotto osservazione altri attori del mondo digitale: tra questi figura anche X (ex Twitter), attualmente oggetto di indagine per mancanza di trasparenza pubblicitaria e scarsa vigilanza contro la disinformazione.

Consentire la libera scelta a imprese e consumatori è al centro delle norme stabilite dal Digital Markets Act e ciò include garantire che i cittadini abbiano il pieno controllo su quando e come i loro dati vengono utilizzati online e che le imprese possano comunicare liberamente con i propri clienti”, ha detto la vicepresidente della Commissione per la Sovranità tecnologica, Henna Virkkunen. “Le decisioni adottate oggi dimostrano che sia Apple che Meta hanno privato i propri utenti di questa libera scelta e sono tenute a modificarne il comportamento: abbiamo il dovere di proteggere i diritti dei cittadini e delle imprese innovative in Europa e mi impegno pienamente per raggiungere questo obiettivo”, ha concluso Virkkunnen.

Apple e Meta avranno ora 60 giorni per conformarsi completamente alle richieste di Bruxelles. In caso contrario, scatteranno nuove sanzioni, potenzialmente più gravi.

La replica di Meta: “aziende americane penalizzate”

In risposta alla decisione della Commissione europea, Meta ha rilasciato una dichiarazione ufficiale attraverso Joel Kaplan, Chief Global Affairs Officer dell’azienda. La posizione espressa riflette una critica netta alle scelte dell’esecutivo europeo, ritenute discriminatorie nei confronti delle big tech statunitensi.

“La Commissione Europea sta cercando di penalizzare le aziende americane di successo, mentre consente alle imprese cinesi ed europee di operare secondo standard diversi. Non si tratta solo di una multa; il fatto che la Commissione ci costringa a cambiare il nostro modello di business equivale, di fatto, a imporre a Meta una tariffa da miliardi di dollari, obbligandoci a offrire un servizio di livello inferiore. Inoltre, limitando ingiustamente la pubblicità personalizzata, la Commissione Europea sta danneggiando anche le imprese e le economie europee” ha dichiarato Kaplan.

L’azienda sottolinea quindi non solo l’impatto economico diretto della sanzione e delle nuove regole, ma anche quello potenziale sull’intero ecosistema digitale europeo, paventando un peggioramento dei servizi offerti agli utenti e un danno alle imprese che si affidano alla pubblicità mirata per crescere.

Ultimo aggiornamento ore 15,02

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