Il 24 gennaio 1984 Apple chiuse la giornata a Wall Street a 3,41 dollari ad azione. Ieri, alla vigilia del trentesimo compleanno del Mac – che fu lanciato proprio quel giorno – il colosso di Cupertino ha chiuso a 556,18 dollari ad azione. Questo significa che, durante i tre decenni di vita di uno dei dispositivi più famosi del gruppo, i titoli di Apple sono cresciuti del 16.210%. Non male, considerando che nello stesso periodo l’S&P 500 è stato protagonista di un rally del 1.001%.
Ma cosa sarebbe successo – si domanda Cnbc – se, invece che spendere 2.495 dollari per l’acquisto del primo Mac, una persona avesse investito quel denaro in titoli Apple reinvestendone poi i relativi dividendi? Oggi si ritroverebbe con una partecipazione da 400.000 dollari. Il Mac tuttavia non era un prodotto per tutte le tasche, visto che il reddito medio di una famiglia americana si aggirava intorno ai 22.145 dollari l’anno.
L’exploit di Apple – sbarcata in borsa il 12 dicembre 1980 con un prezzo di collocamento di 22 dollari – è arrivato negli ultimi dieci anni: tra il 2002 e il 2003, i titoli infatti erano scesi sotto i 10 dollari per poi mettere a segno una rapida ascesa. Nel 2007, l’anno del lancio dell’iPhone, Apple toccò quota 100 dollari, per arrivare a 200 prima della crisi del 2008.
Dopo essere andato sotto i 100 dollari nel 2009, nel settembre 2012 ha raggiunto il picco storico intorno ai 700 dollari ad azione. Adesso il titolo si è assestato in area 550 dollari. Ma c’è chi, come l’investitore attivista Carl Icahn, continua a credere che Apple sia destinata a riprendere quota. Icahn ha investito 3,6 miliardi di dollari in titoli Apple diventando uno dei 15 più importanti azionisti.