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Appalti comunali, il gran pasticcio del Milleproroghe

Colpo grosso dei Comuni sul Milleprorghe. Il governo ha ceduto agli emendamenti presentati sia dal Pd che da Ncd, Fi,Lega, Scelta civica e l’Anci esprime tutta la sua soddisfazione per l’ennesimo rinvio di norme che aspettano dal 2014 e che i Comuni stanno facendo di tutto per non attuare. Si tratta dell’obbligo, previsto dal decreto Sblocca Italia, di concentrare gli acquisti di beni e servizi (per tutti i Comuni con meno di 180.000 abitanti, i capoluoghi di provincia e comunque la stragrande maggioranza degli enti locali). Oggi sono 32.000 le stazioni appaltanti e producono notevoli sprechi oltre a non garantire trasparenza e a prestarsi a rischi di corruzione. Le stime prevedevano una riduzione a circa 100 soggetti grazie all’obbligo di aggregazione che sarebbe dovuto scattare nel 2014 e che poi, in sede di prima conversione del decreto Sblocca Italia era già stato spostato (sempre su richiesta dell’Anci) al 1° gennaio di quest’anno.

 Ebbene, ora slitterà di nuovo. Sono infatti passate le modifiche al Milleproroghe su cui oggi pomeriggio si voterà la fiducia alla Camera, con lo slittamento al 1° settembre 2015 delle centrali uniche di committenza. Vengono anche prorogati i termini per le gare sull’affidamento del servizio di distribuzione del gas. Slitta anche (al 2016) l’entrata in vigore dell‘imposta municipale secondaria e si sposta al 31 dicembre di quest’anno il termine per la funzione associata dei piccoli comuni.

 Sono questi i principali emendamenti proposti dall’Anci che sono stati recepiti nel decreto Milleproroghe. E’ la stessa associazione dei Comuni a segnalarlo con soddisfazione ricordando come sia passata anche la sanatoria richiesta per i Comuni che non hanno deliberato sulla Tari entro il 30 novembre 2014, i quali potranno recuperare nell’anno successivo le eventuali differenze di gettito e un allungamento dei tempi concessi per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi da parte dei Comuni.

In altri termini, peggiore è la gestione e più si è premiati. La norma sull’accorpamento degli acquisti e sulla gestione degli appalti, in particolare, era stata al centro dell’intervento del premier Renzi quando, da poco insediato a Palazzo Chigi, aveva presentato le slides con le quali annunciava le riforme del nuovo governo. Attraverso gli acquisti della pubblica amministrazione passa una grossa fetta della spesa pubblica.

Nessuna norma impedirebbe, comunque, a Regioni e Comuni di effettuare i proprio acquisti passando tramite le grandi centrali di acquisto regionali o tramite la Consip, la società pubblica che ha il compito di concordare prezzi e qualità per gli acquisti pubblici e che lo ha fatto molto bene in questi anni. Finora la società guidata da Domenico Casalino è riuscita a presidiare 38 miliardi di spesa per acquisti di beni e servizi sui 90 miliardi complessivi. E nel 2014 ha consentito di realizzare risparmi quantificabili in 8,4 miliardi di euro, il 18% in più del 2013. Tutti soldi recuperati per essere investiti a beneficio della collettività tanto che l’obiettivo di Consip è alzare l’asticella della spesa presidiata a 50 miliardi. Certamente, tenere ferme le scadenze per il riassetto delle stazioni appaltanti avrebbe aiutato a raggiungere l’obiettivo.

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