Il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha firmato il decreto che dà il via libera all’Ape volontaria. Lo comunica la presidenza del Consiglio, che ha pubblicato su Twitter una foto del provvedimento firmato. Il testo originale del provvedimento è stato rivisto, raccogliendo diversi dei suggerimenti avanzati dal Consiglio di Stato. Mancano ora altri passaggi tecnici: la registrazione presso la Corte dei Conti, l’approdo in Gazzetta Ufficiale e soprattutto la pubblicazione delle convenzioni con banche e assicurazioni.
Il decreto riguarda l’Anticipo pensionistico (Ape) volontario, che – a differenza della versione “social”, interamente a carico dello Stato – impone a chi vuole usufruirne di contrarre un prestito bancario assicurato della durata di 20 anni.
L’Ape volontaria doveva partire lo scorso primo maggio, ed è questo uno dei principali problemi ancora da affrontare. Il ritardo di cinque mesi dovrebbe essere compensato dal punto di vista finanziario: l’Inps probabilmente pagherà gli arretrati solo a chi lo richiede e dimostri di averne necessità.
Vediamo meglio come funziona l’Ape volontaria.
1. COS’È E COME FUNZIONA L’APE VOLONTARIA
Chi accede all’Ape volontaria riceve un assegno mensile dal giorno in cui smette di lavorare al momento in cui ha diritto alla pensione di vecchiaia. La durata è compresa fra un minimo di 6 mesi e un massimo di 3 anni e 7 mesi.
Questi soldi arrivano da un presto contratto con una banca, con relativi interessi, da restituire con una trattenuta sull’assegno previdenziale nei primi 20 anni di pensionamento effettivo.
Il tasso varierà da un mino del 2% fino al 5-5,5% medio annuo, ma il valore netto sarà inferiore grazie al credito d’imposta previsto in legge di bilancio (che può arrivare fino al 50% dell’interesse sul finanziamento e sul premio). L’obiettivo sarebbe arrivare a un Taeg pari al 3,2 percento.
Sul prestito sarà obbligatorio pagare anche il premio di un’assicurazione. Lo scopo della polizza è tutelare la banca e gli eredi dal rischio che il sottoscrittore muoia prima di aver saldato il debito
2. I REQUISITI PER ACCEDERE ALL’APE VOLONTARIA
Potranno accedere all’Ape volontaria i lavoratori con i seguenti requisiti: almeno 63 anni di età, 20 anni di contributi e una pensione futura non inferiore a 702 euro (cioè 1,4 volte il trattamento minimo Inps), al netto della rata di restituzione del prestito.
3. COME VIENE EROGATA L’APE VOLONTARIA
Gli assegni dell’Ape volontaria non contribuiscono a formare il reddito su cui si paga l’Irpef e vengono erogati in 12 mensilità dall’Inps.
4. LA NOVITÀ DELLA “CLAUSOLA DI ALLUNGAMENTO”
Una novità che dovrebbe essere contenuta nel decreto riguarda la cosiddetta “clausola di allungamento”. La legge prevede che nel 2019 l’età pensionabile venga adeguata alla speranza di vita e il requisito anagrafico per il trattamento di vecchiaia dovrebbe salire a 67 anni. In Parlamento si discute della possibilità di disinnescare questo meccanismo, ma l’intervento sarebbe costoso e metterebbe a rischio la tenuta del sistema previdenziale nel lungo termine. Se alla fine nulla cambierà e fra due anni l’età per la pensione salirà davvero, l’Ape volontaria si adeguerà a sua volta: il prestito si dilaterà, mentre l’onere e la rata di ammortamento saranno rideterminati in modo da coprire i mesi in più che separano il pensionando dal diritto all’assegno di previdenza.
5. L’APE VOLONTARIA NON È UNA PENSIONE ANTICIPATA
A ben vedere, l’Ape volontaria non è una vera pensione anticipata, perché non prevede alcuna riduzione dei requisiti pensionistici. Si tratta piuttosto di un anticipo finanziario il cui costo – tutt’altro che basso – viene solo in parte compensato da una detrazione fiscale del 50% sulla quota interessi e premio.