Dopo mesi di lavoro al Tesoro e all’Inps, martedì 18 aprile il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha firmato il decreto attuativo dell’Ape social. A questo punto manca solo il via libera del consiglio di Stato, poi il testo potrà essere pubblicato in Gazzetta ufficiale e quindi diventare pienamente operativo. Le prime domande potranno essere presentate a partire dal mese di maggio.
1) COS’È L’APE SOCIAL?
A differenza dell’Ape di mercato o volontaria, che impone ai cittadini di sottoscrivere un prestito con tanto di interessi bancari e premio assicurativo, l’Ape social è interamente a carico dello Stato. Si tratta di un ammortizzatore sociale pensato per accompagnare fino alla pensione una ristretta platea di persone in difficoltà economiche. La sua durata massima è di 3 anni e 7 mesi: di conseguenza, poiché dall’anno prossimo l’età pensionabile salirà per tutti a 66 anni e 7 mesi, l’età minima per accedere all’Ape social è di 63 anni.
La misura è a carattere sperimentale e per conoscere il suo destino bisognerà attendere almeno la prossima legge di bilancio.
2) A CHI È DESTINATO?
Potranno richiedere l’Ape social solo quattro categorie di persone:
I. Disoccupati senza ammortizzatori sociali e con almeno 30 anni di contributi (chi invece sta già incassando un ammortizzatore sociale, per esempio la Naspi, dovrà aspettare che questo trattamento si esaurisca e, dopo 90 giorni, potrà incassare l’Ape social).
II. Disabili con una riduzione della capacità lavorativa di almeno il 74% e con almeno 30 anni di contributi.
III. Persone con almeno 30 anni di contributi che assistono da almeno sei mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con disabilità.
IV. Persone che svolgono lavori usuranti da almeno 6 anni consecutivi e hanno versato almeno 36 anni di contributi. La lista delle attività comprende professioni infermieristiche e ostetriche, insegnanti d’asilo, badanti, facchini, addetti allo spostamento delle merci, operatori ecologici, raccoglitori e separatori di rifiuti, personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia, operai dell’industria estrattiva, dell’edilizia e della manutenzione degli edifici, conduttori di gru e di macchinari mobili per la perforazione delle costruzioni, autisti di camion e mezzi pesanti, conduttori di treni e personale viaggiante, conciatori di pelli e pellicce.
Per avere diritto all’Ape social, inoltre, non si può superare un tetto di reddito da lavoro pari a 8mila euro l’anno, né percepire indennità di disoccupazione. Secondo le stime del Governo, le persone interessate da questo nuovo ammortizzatore sociale potrebbero essere fra le 30 e le 35mila quest’anno e poco meno nel 2018.
3) A QUANTO AMMONTA?
L’Ape social viene erogata dall’Inps in 12 mensilità e non è soggetta a rivalutazione. Il suo importo è pari a quello della rata mensile della pensione calcolata al momento dell’accesso, ma non può in alcun caso superare il limite massimo di 1.500 euro lordi al mese. In altri termini:
– L’Ape social ammonta alla pensione certificata se questa è inferiore a 1.500 euro lordi al mese. La pensione certificata è il trattamento di cecchiaia a cui si avrà diritto una volta maturati i requisiti (cioè quando l’ammortizzatore avrà esaurito il suo compito) e viene calcolata al momento della richiesta dell’Ape social.
– Per tutte le pensioni certificate superiori a questa soglia, l’assegno mensile dell’Ape social si ferma a 1.500 euro lordi.
4) QUANDO SI PUÒ FARE DOMANDA?
Bisogna inviare la domanda all’Inps fra il primo maggio e il 30 giugno 2017 per rientrare nella prima finestra utile di pagamento dell’Ape social, che si dovrebbe aprire fra settembre e dicembre.
Nel 2018, invece, le domande di accesso dovranno essere presentate fra il primo gennaio e il 30 marzo per la finestra dei pagamenti che scatterà a giugno.
5) SONO PREVISTI DEI LIMITI DI SPESA PER LO STATO?
Sì. L’Ape social è riconosciuta, a domanda, entro i limiti annuali di spesa previsti dall’ultima legge di Bilancio. Eccoli:
– 300 milioni di euro per il 2017
– 609 milioni di euro per il 2018
– 647 milioni di euro per il 2019
– 462 milioni di euro per il 2020
– 280 milioni di euro per il 2021
– 83 milioni di euro per il 2022
– 8 milioni di euro per l’anno 2023
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