Assicurazioni, trasporti, farmaci. Sono diversi i mercati dell’economia italiana in cui la concorrenza dovrebbe aumentare, ma ce n’è uno che rischia addirittura di fare un passo indietro: quello dell’energia elettrica. A lanciare l’allarme è Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, che stamane nella relazione annuale alla Camera ha sottolineato come in questo settore “si stiano verificando cambiamenti profondi e carichi d’insidie”, nonostante ad oggi “le liberalizzazioni si siano pienamente sviluppate”.
Secondo il numero uno dell’Authority, “in presenza di una stagnazione della domanda e di un crescente ingresso d’impianti alimentati da fonti rinnovabili, il mercato non riesce più a riconoscere agli impianti termoelettrici la copertura dei costi fissi”. Di qui il rischio che gli operatori debbano “mettere in conservazione gran parte della loro capacità produttiva – ha continuato Pitruzzella –, con la probabile conseguenza che il mercato torni a concentrarsi. In un caso del genere gli effetti negativi in termini di aumento dei prezzi sarebbero assai probabili”.
La questione dei prezzi, d’altra parte, è già un problema molto grave in un altro settore, quello dell’Rc auto. Per assicurare la propria vettura gli italiani pagano cifre fra le più alte d’Europa. “Il premio medio in Italia è più del doppio di quello pagato in Francia e in Portogallo – ha detto ancora Pitruzzella –, supera quello tedesco dell’80% e quello olandese di quasi il 70%”. Spesso si giustifica questo andamento con l’elevato numero di frodi ai danni delle compagnie assicurative, ma il presidente dell’Antitrust ha sottolineato che il numero di raggiri accertati nel nostro Paese “è quattro volte inferiore a quello registrato nel Regno Unito e la metà di quello riscontrato in Francia”. Ecco perché già in passato l’Autorità ha definito “indispensabile” una riforma del settore che rafforzi efficienza e concorrenza.
Altri margini d’intervento esistono, secondo il presidente l’Antitrust, nel settore postale, “al fine di favorire l’ingresso di nuovi operatori realmente competitivi rispetto all’incumbent e di ampliare il novero dei servizi da rendere contendibili, con aumento della quantità e della qualità dei servizi fruibili dai consumatori”.
La legge è già intervenuta, invece, nel settore dei trasporti. Ma a un anno e mezzo dal via libera all’intervento il progetto non si è trasformato in realtà. Pitruzzella ha segnalato oggi come “l’Autorità di regolamentazione dei trasporti, istituita alla fine del 2011, non sia ancora operativa”: una questione che “non può più essere rinviata”, se si vuole tutelare “un corretto confronto concorrenziale nei servizi di trasporto ferroviario”.
La nuova frontiera per le politiche Antitrust è, infine, quella dei farmaci. Su questo terreno il problema fondamentale è la tensione fra la tutela dei brevetti e la concorrenza. Secondo il presidente dell’Authority, “la tutela è indispensabile per promuovere l’innovazione, ma un utilizzo abusivo e strumentale dei meccanismi di tutela può impedire la concorrenza”, mantenendo “artificialmente in vita un prezzo più elevato dei farmaci, con ripercussioni spesso negative sul bilancio pubblico”.
L’anno scorso l’Autorità ha chiuso un caso relativo a un’impresa farmaceutica accusata di utilizzare la regolamentazione sui diritti di proprietà intellettuale per ritardare l’ingresso nel mercato dei farmaci generici, incrementando i costi per il servizio sanitario nazionale. Il provvedimento è stato annullato dal Tar del Lazio e ora si aspetta il pronunciamento del Consiglio di Stato. Nel frattempo, l’Antitrust ha aperto un’altra istruttoria su due case farmaceutiche sospettate di aver favorito la commercializzazione di un medicinale a scapito di un altro farmaco.
L’eventuale sanzione si sommerebbe a quelle già arrivate nel corso del 2012 e del periodo gennaio-maggio 2013: in tutto 182 milioni di euro, di cui 170 solo per illeciti anticoncorrenziali.