“Giudaismo e progresso vanno di pari passo. Possiamo rompere il giogo dell’ebreo solo liberandoci dal progresso”, diceva nel 1880 il parlamentare prussiano Adolf Stoecker. E il suo pensiero era condiviso da molti suoi compatrioti: nella Germania dell’Ottocento gli ebrei erano diventati l’élite delle professioni intellettuali e dell’imprenditoria, una nuova borghesia che aveva saputo cogliere con grande intelligenza le opportunità del capitalismo nascente. Attirandosi in questo modo gli odi dei ceti che si sentivano, a torto o a ragione, danneggiati dalla loro intraprendenza. La componente più forte dell’antisemitismo non è mai stata la religione, ma l’invidia sociale. Come scrisse un giornalista tedesco dell’epoca, “chiunque si trovi a concorrere con gli ebrei nel proprio settore economico, crede di essere vittima di un’ingiustizia”. Un paese come la Germania, arrivato tardi e troppo bruscamente alla rivoluzione industriale (la Gran Bretagna aveva avuto sessant’anni di tempo), faceva una gran fatica a smaltirne i traumi. E per consolarsi in qualche modo andava a caccia di capri espiatori. A cominciare dagli ebrei.
Perché parlare ora di eventi così lontani da noi? Perché qualcosa di drammaticamente analogo sta succedendo nell’Italia di oggi, entrata recalcitrante nella zona euro e spaventata a morte dai costi sociali di una modernizzazione accelerata e brutale. Non stupisce che l’antica bestia dell’antisemitismo si sia risvegliata, e proprio tra le file dei partiti che incarnano il cosiddetto “cambiamento”. Nel suo nuovo libro L’esecuzione. 5 Stelle da movimento a governo, Editori Laterza (se possibile è più agghiacciante del primo, L’esperimento, e perciò assolutamente da leggere) Jacopo Iacoboni rievoca l’increscioso tweet del 20 gennaio del senatore grillino Elio Lannutti: “Gruppo dei Savi di Sion e Mayer Amschel Rothschild, l’abile fondatore della famosa dinastia che ancora oggi controlla il sistema bancario internazionale, portò alla creazione di un manifesto”. Allegato, un link ai “Protocolli dei Savi di Sion”, il famigerato falso della polizia zarista a cui si ispirano da più di un secolo tutti gli antisemiti, incluso Hitler. Anche se si affretta a cancellare il tweet, il senatore viene prontamente querelato da Ruth Dureghello, a nome della Comunità Ebraica romana, e oggi è indagato per istigazione all’odio razziale. Ma Lannutti non è il solo a manifestare questo tipo di sentimenti. Nel novembre del 18 viene ripubblicato online un video di Rocco Casalino, portavoce del premier Conte, che parlando a una scuola di giornalismo a Milano nel 2004 diceva testualmente: “Un periodo come la Seconda guerra mondiale siamo abituati a semplificarlo come Hitler=Male e Ebrei=poveretti, e basta, senza comprendere la complessità storica che ha portato i tedeschi a odiare gli ebrei e poi incenerirli, per quanto ingiusto”.
Lui si giustificherà sostenendo che si trattava di una “performance”, una recita. Ma sono parole pesanti, che tradiscono un modo di pensare tutt’altro che isolato nel movimento. Del resto, è stato il padre fondatore, Beppe Grillo, a scatenare fin dal 2017 l’offensiva contro George Soros, dipinto come un pericoloso criminale. Il fatto che il presidente del consiglio dell’epoca, Paolo Gentiloni, l’avesse ricevuto a Palazzo Chigi, secondo il comico, era la prova di un complotto contro l’Italia: “Di cosa avete parlato con Soros? Si è lamentato per l’inchiesta del procuratore Zuccaro sulle Ong che agirebbero come taxi del Mediterraneo e che sono finanziate con milioni di dollari ogni anno da Soros stesso? Le ha chiesto di intervenire per bloccare l’inchiesta?”. Per i pentastellati e i loro amici sovranisti, l’ebreo Soros rappresenta il Male assoluto. Non per niente, quando +Europa, il partito di Emma Bonino, ha annunciato di avere ricevuto 200 mila euro dal fondatore di Oper Society, Giorgia Meloni ha commentato: “Tenetevi i soldi degli usurai”. Ben detto, Giorgia. Usuraio. Come altro possiamo chiamarlo, l’ebreo Soros, quel laido vecchio con le mani a uncino che cava il sangue alla povera gente? Eccolo, il nemico contro cui lottare. La quintessenza di quella élite cosmopolita che attraverso le banche e le istituzioni sovranazionali ed europee si rimpingua alle spalle del popolo, e persegue un mostruoso programma di “sostituzione etnica” in Europa (il cosiddetto piano Kalergi, altra bufala storica che va per la maggiore) con i neri al posto dei bianchi e i musulmani al posto dei cristiani.
Come si vede, tra un Grillo o un Lannutti (o una Meloni) e un deputato prussiano di fine Ottocento le distanze non sono poi così enormi. E anche le ricette in fondo si assomigliano. Se vogliamo far dispetto a Soros e alle élite demoplutogiudaiche, liberarci dal progresso, come auspicava Adolf Stoecker, sarebbe pretendere un po’ troppo. Ma fermare la crescita è già un buon risultato. E i nostri governanti ci stanno riuscendo alla grande.