Piacevano da morire – è proprio il caso di dire – a Papa Martino V°, uomo pio e morigerato quanto a impegno pastorale (accusato dalla storia di essere prono ai voleri del Re di Francia Carlo d’Angiò che lo aveva fatto eleggere al soglio pontificio), ma gran peccatore di gola quando su trattava di mangiare anguille e bere vino, soprattutto Vernaccia.
Per questa sua passione viene collocato da Dante nel XXIV canto del Purgatorio fra i golosi: “…e quella faccia/di là da lui più che l’altra trapunta/ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia/dal Torso fu, e purga per digiuno/l’anguille di Bolsena e la vernaccia”. ( …e quello poco più lontano che ha la faccia cosparsa di screpolature più di tutti gli altri, fu Papa e tesoriere della cattedrale di Tours, ora espia attraverso il digiuno l’aver mangiato troppe anguille di Bolsena e bevuto troppa vernaccia ).
Il fatto è che Martino IV era uso farsi scorpacciate di anguille del lago di Bolsena e come riportò Iacopo della Lana: “Fu molto vizioso della gola e per le altre ghiottonerie nel mangiare ch’elli usava, faceva tòrre l’anguille dal lago di Bolsena e quelle faceva annegare e morire nel vino alla vernaccia…”.
Passione fatale che decretò la sua morte per una grave indigestione. Irriverentemente sulla sua tomba comparve un epitaffio “Gioiscono le anguille perché giace qui morto colui che, quasi fossero colpevoli di morte, le scorticava”.
Anche se quelle di Bolsena furono rese celebri dal papa ghiottone in realtà la patria delle anguille italiane è storicamente Comacchio. È proprio nelle valli di Comacchio infatti, che l’anguilla ha trovato il suo habitat naturale, in cui vivere e riprodursi. Nelle valli Romagnole l’anguilla arriva dopo un lunghissimo viaggio transoceanico, dal mar dei Sargassi fra la Florida, e Cuba alle acque calme del Delta del Po. Qui, se non finisce catturata nei lavorieri, antiche strutture selettive di pesce, che trattengono solo gli esemplari più grandi, resta per una decina d’anni prima di riprendere il lungo viaggio fra le due sponde dell’Atlantico per andare a riprodursi e morire.
Il mercato delle anguille è il pilastro su cui si regge l’economia di questa zona, se ne esportano anche all’estero e Comacchio ringrazia dedicandole da 23 anni a questa parte una grande Sagra: tre weekend nei fine settimana del 25-26 settembre, del 2-3 e 9-10 ottobre con un susseguirsi di iniziative. Oltre alle degustazioni del prodotto, bisogna tener presente che fra Comacchio e Lidi, si annoverano 48 diversi piatti di anguilla, che vanno dal delicatissimo risotto fino alla griglia, sulla quale l’anguilla sprigiona tutto il suo intenso aroma che la rende un rito gastronomico a cui è impossibile resistere, si possono fare esperienze di visita nel territorio, effettuare escursioni a piedi, in bicicletta, escursioni guidate in barca nelle Valli di Comacchio e anche visitare mostre ed esposizioni gratuite. Inoltre, sono previsti concerti, spettacoli, presentazioni letterarie, animazione per bambini, spettacoli di teatro dialettale.
La parte gastronomica e gli eventi sono accessibili con posti limitati, (Per informazioni e per prenotarsi: www.sagradellanguilla.it).
L’ambiente delle valli non è solo un habitat naturalistico di grande pregio, ma è anche un museo a cielo aperto dell’ingegneria umana: canali, argini, chiuse idrauliche, lavorieri per la cattura dell’anguilla e casoni di valle sono solo alcuni esempi di ciò che si può ancora oggi ammirare, quando si fa un’escursione in barca in queste zone.
I vallanti stessi sono figure strategiche per il territorio e ancora oggi custodiscono una conoscenza esclusiva e totale di questo ambiente. Quando i cacciatori si perdono nelle valli durante le giornate di nebbia intensa, sono proprio i vallanti a soccorrerli essendo in grado riconoscere il punto esatto in cui si trovano, osservando la vegetazione.