Nel corso della XXX assemblea nazionale dell’Anci il Presidente Fassino ha annunciato un piano nazionale guidato dai ministri Zanonato e Delrio per aggregare le utility italiane, particolarmente quelle di minore dimensione. Questa la posizione espressa da Piero Fassino, certamente molto dura: “Le aziende municipali e le società partecipate dei Comuni sono caratterizzate da un’enorme frammentazione che spesso si traduce in deficit finanziari, organici sovradimensionati, servizi inefficienti, offerta di bassa qualità. Per questo l’Anci ha promosso con i ministri Zanonato e Delrio un tavolo di lavoro per elaborare un progetto di riorganizzazione delle multiutilities finalizzato a un nuovo e più razionale assetto del settore”.
In questi anni molto è stato fatto (creazione di Hera, A2A, Iren, etc.), ma ancora moltissimo vi è da fare. Dalle ricerche sulle dinamiche economiche-finanziarie delle principali utility ed ex municipalizzate italiane emerge con chiarezza come la dimensione favorisca migliori performance; all’aumentare del fatturato migliora sistematicamente la redditività operativa (EBITDA/Revenues). Tale tendenza, già evidente nei bilanci al 2008, si è fatta più netta nel 2012/2013 con l’aggravarsi della crisi economica che ha colpito anche le utility. L’aggregazione è condizione necessaria, ma non sufficiente a migliorare le performance se le fusioni non sono seguite da vere integrazioni. Spesso le realtà preesistenti convivono come “separati in casa”.
“Per aumentare l’attrattività, si potrebbe anche prevedere che la Cassa Depositi e Prestit (CDDPP), già quasi presente in Hera, abbia un ruolo nel co-finanziare i comuni che cedono le imprese nel caso essi si impegnino a reinvestire i proventi in nuove o rimodernate infrastrutture. La CDDPP potrebbe anche finanziare direttamente le imprese sia come equity (attraverso il Fondo Strategico), sia come debito. Ciò con lo scopo di creare player di grandi dimensioni con risorse adeguate e piani industriali solidi”. Lo ha detto Andrea Gilardoni, presidente dell’Osservatorio sulle Alleanze e le Strategie nel Mercato Pan-Europeo delle Utility.
La scelta di una governance autonoma dalla politica è un altro punto imprescindibile. Ha continuato Gilardoni: “Le amministrazioni devono fissare gli obiettivi di fondo circa i servizi erogati e valutare le imprese (e il management) sulla base di questi. Ciò anche se i comuni dovessero ridurre o annullare la propria presenza azionaria. Non va poi dimenticato che le Authority riducono le esigenze di controllo delle amministrazioni locali: si prenda a desempio ciò che avviene oggi nell’elettricità e nel gas”.
Problema ancora diverso è quello delle utilities in forte perdita perché gestite male dalla politica: qui nessuno (privati, Cassa o altro) è disposto a investire un euro, in quanto i valori delle aziende sono negativi. Il fenomeno è frequente al Sud ma non sconosciuto al Nord. In tal caso la soluzione potrebbe essere il commisariamento o la liquidazione di tali imprese.