La pioggia non cessa di bagnare il Giro mentre continua lo psico-dramma di Bradley Wiggins: ma è colpa davvero solo del meteo se il campione inglese in questo Giro sta facendo una fatica terribile a tenere le ruote di Nibali, Gesink, Evans, Scarponi appena vi è una discesa un po’ tecnica? I dubbi sulla tenuta del campione crescono di giorno in giorno. Anche oggi scendendo da Vallombrosa verso Pontassieve il Team Sky ha dovuto chiamare tutti i suoi uomini per stare vicino a Wiggo che, ben visibile grazie alla mantellina azzurra per proteggersi dall’acquazzone, stava perdendo rapidamente terreno dal gruppo di Nibali fino ad accusare, curva dopo curba, un ritardo di oltre un minuto a fondo valle.
Con l’aiuto di Uran e Henao, il britannico riusciva sul tratto pianeggiante ad agganciare il drappello dei suoi rivali che, per sua fortuna, non sembravano nemmeno intenzionati a tirare alla morte per dare il colpa di grazia al vincitore del Tour: macché fair play, Nibali onestamente dirà al traguardo di non essersi accorto nella bagarre dell’assenza di Wiggins. Il quale, già sul successivo gran premio della montagna, perdeva di nuovo il contatto con le ruote migliori. Di poco ma anche sulla salita l’inglese dava l’impressione di non essere nelle giornate migliori.
Così i punti interrogativi, vista anche la deludente prova contro il tempo di Saltara, si addensano sull’uomo che in partenza del Giro era quello da battere. Lo si è forse sopravvalutato sull’onda di una campagna promozionale culminata con l’Olimpiade di Londra? Dubbi alimentati dal ricordo dei momenti di sofferenza accusati da Wiggins, anche nell’ultimo per lui trionfale Tour, tutte le volte che il suo compagno, Chris Froome, forzava l’andatura sulle Alpi e i sui Pirenei. Era intervenuto addirittura, come tutti ben ricordano, il team manager della squadra inglese a fermare il “gregario” troppo pimpante per i ritmi del capitano.
Alla fine al traguardo di Firenze gli è andata anche bene: perché oggi Wiggins, pur faticando più del dovuto, si è salvato evitando di aggravare la sua classifica, giungendo in coda al gruppetto di Nibali ma con lo stesso tempo della maglia rosa. Ciò non toglie che domani nella giornata di riposo Sir Bradley dovrà farsi un esame di coscienza e chiedersi se con questo umore sotto i tacchi, con lo sguardo pieno di sgomento come se avesse all’improvviso scoperto un mestiere dai rischi sconosciuti, valga la pena di proseguire un Giro che da martedì sarà sempre più duro per lui. Dopodomani è già in programma la scalata tutta nuova all’Alpe di Montasio dopo lo scollinamento di Cason di Lanza, altra novità della corsa rosa, con pendenze superiorial 20%. Nibali potrebbe infliggere al Wiggins visto fin qui un colpo mortale senza attendere il Galibier o lo Stelvio.
Le vicende dei grandi, al vertice della classifica, non devono far dimenticare, nella tappa dedicata alla memoria di Gino Bartali, il successo di Maxim Belkov, russo della Movistar che vive a Prato, autore di una coraggiosa fuga decollata nella discesa di Vallombrosa e conclusa nella cornice maestosa di Piazza Michelangelo. Ai posti d’onore due colombiani Betancur e Pantano distanziarti di 45” e 46” con il primo, Betancur, che – dimenticando che davanti c’era Belkov – alzava le mani al cielo convinto di aver vinto. Il gruppo dei migliori era regolato da Cadel Evans a 1’03” dal vincitore. In questo gruppo c’era nelle posizioni di coda Wiggins, ma non Ryder Hesjedal, il vincitore dell’ultimo Giro, giunto con un distacco di circa due minuti dai migliori. Ora il canadese, già sotto tono nella crono di ieri, è a 3’11” da Nibali sempre più maglia rosa.