Un gigante da 11,2 miliardi di fatturato, 81 mila dipendenti e una rete di 44mila km fra binari e strade asfaltate. Sono questi i numeri del gruppo Ferrovie-Anas, il nuovo colosso pubblico nato ufficialmente questa settimana con il via libera dell’Antitrust e la firma al Tesoro, che ha sottoscritto un aumento di capitale da 2,86 miliardi di euro per sostenere l’operazione.
Il polo integrato tra ferrovie e strade avrà una potenza di fuoco da 8miliardi di investimenti quest’anno e ben 108 nei prossimi 10. Per Anas la capacità di spesa raddoppierà in tre anni, passando da 1,5 a circa tre miliardi nel 2020. Non solo: l’azienda che gestisce la rete stradale e autostradale inizia un percorso che la condurrà progressivamente fuori dal perimetro della Pubblica Amministrazione. Un passaggio decisivo, come spiega Gianni Vittorio Armani, presidente e amministratore delegato della società.
Cosa cambia per Anas con questa operazione?
«L’ingresso di Anas nel Gruppo FS Italiane apre una serie di opportunità di investimento. Avere un azionista che può investire nello sviluppo dell’azienda senza essere oberato dal debito pubblico ci dà una prospettiva del tutto nuova. Siamo stati creati come azienda autonoma delle strade, ma non siamo mai stati trattati come azienda, né siamo mai stati autonomi dal punto di vista finanziario. Finora siamo stati un’azienda “con il cappello in mano”, che ogni anno doveva chiedere i soldi per sopravvivere l’anno successivo».
Di quali cifre parliamo?
«Per la prima volta, grazie anche a questa operazione, abbiamo un contratto di programma con 33 miliardi di investimenti su 10 anni. Il precedente contratto di programma finanziava sei mesi di investimenti e da allora sono passati due anni».
Come pensate di usare queste risorse?
«Le direttrici principali sono tre: valorizzazione degli asset stradali esistenti attraverso un piano di manutenzione programmata, completamento e potenziamento di itinerari strategici, nuove opere».
Iniziamo dalla prima.
«Anas, in netta controtendenza rispetto al passato, sta puntando molto sulla manutenzione per valorizzare gli asset esistenti e offrire un migliore il servizio ai clienti stradali in termini di maggior sicurezza e comfort di guida. Nell’ambito della nostra programmazione pluriennale 2016-2020, oltre 10 miliardi sono destinati alla manutenzione di strade, ponti viadotti e gallerie. Oltre 8 miliardi sono destinati al completamento e potenziamento di itinerari strategici e quasi 4 miliardi per le nuove opere.
Altre linee strategiche di investimento?
«Sviluppo tecnologico della nostra rete e operazioni all’estero».
Ci spieghi meglio.
«Lo sviluppo tecnologico è una grande scommessa per il nostro Paese, fondamentale per migliorare l’efficienza dei veicoli e la sicurezza degli spostamenti. Una delle sfide che intendiamo vincere è la riduzione del tasso di incidentalità, perché abbiamo ancora circa 3mila incidenti mortali l’anno in Italia. Se vogliamo riuscirci abbiamo bisogno di investimenti in tecnologia. Anas da sola non avrebbe potuto farli, ma ora, nella logica di gruppo con FS, è possibile».
Quali sono le tecnologie messe in campo?
«Anas ha avviato il programma “Smart Road” con l’obiettivo di estenderlo progressivamente alla rete stradale e autostradale Anas, con un investimento di 160 milioni di euro. È un progetto ad alto contenuto innovativo, tra i primi al mondo nel settore stradale. La “Smart Road” dota le arterie stradali di una infrastruttura tecnologica di ultima generazione che segna il passaggio da opere puramente materiali ad infrastrutture che interagiscono con gli utenti, realizzando due “corridoi tecnologici” uno di comunicazione per la trasmissione del contenuto informativo rilevato ed uno energetico per l’alimentazione delle tecnologie di rilievo e di comunicazione installate. I primi interventi “Smart Road” saranno sull’A2 Autostrada del Mediterraneo, sul Grande Raccordo Anulare di Roma e sull’Autostrada A91 Roma-Fiumicino; 30 milioni di euro per la dotazione tecnologica lungo l`itinerario ‘Orte-Mestre’ della E45 ed E55 e 20 milioni di euro per quella dell’Autostrada A19 Palermo-Catania».
E per quanto riguarda gli investimenti all’estero?
«C’è un mercato interessante su cui Anas può rappresentare un veicolo anche per le imprese italiane, il mercato government to government. Le agenzie statali hanno spesso bisogno di un interlocutore pubblico affidabile per poter gestire lo sviluppo di infrastrutture che altrimenti rischierebbero di non essere realizzate. In questo ambito ci siamo già mossi, anche con Ferrovie, in Uruguay e in Qatar. Grazie a queste operazioni si apre per le imprese italiane l’opportunità di lavorare in mercati altrimenti inaccessibili».