La Borsa di Milano prova a tenere duro. E per qualche tempo nella mattinata (fino all’asta dei Btp a cinque anni) si muove in territorio positivo, facendo meglio delle altre Borse Europee (in territorio negativo). L’avvio di seduta è stato segnato dalla nuova mossa dell’agenzia di rating Moody’s che ha messo sotto osservazione il rating degli Stati Uniti. La situazione rimane incerta. I dubbi rimangono: dopo due sedute consecutive in rialzo, l’attacco speculativo verso l’Italia si è sgonfiato? E’ cambiata la percezione degli operatori verso Piazza Affari?
“Il mercato è volatile, pochi scambi sia quando sale sia quando scende”, afferma Carlo Gentili, tra i soci fondatori della società di gestione Nextam Partners, che però rigetta l’idea che si parli di speculazione per spiegare il tracollo sui mercati dell’Italia: “Non conosco il significato della parola speculazione – afferma – tutti quelli che si affacciano sul mercato lo fanno per guadagnare. Una controparte che si comporta in determinato modo, come per esempio la classe politica, fa sì che gli investitori si comportino in un determinato modo.
E a spaventarsi sono tutti, dal sottoscritto all’hedge fund, al fondo pensione inglese. C’è molta pressione di vendita. Ma vendere allo scoperto è più rischioso che comprare, chi si prende il rischio di vendere allo scoperto i Btp ha valutato la situazione e si prende la propria responsabilità e poi è chiaro che c’è margine per fare guadagno. Dov’è il problema?”. Già, fino a martedì il mercato percepiva che aveva possibilità di guadagnare vendendo l’Italia. Poi la percezione è in parte cambiata. “La classe politica si è fatta carico di maggiore responsabilità, la manovra è stata rafforzata e si è mosso l’Ecofin”.
Ma il recupero di questi giorni rimane comunque guidato fondamentalmente da motivi tecnici: “Gli operatori si sono ricoperti, sia perché avevano già guadagnato, sia perché hanno visto una reazione dell’Italia e dell’Europa e hanno deciso di chiudere le posizioni prima che il mercato eventualmente riparta”. Ma ci vuole altro per far definitivamente cambiare opinioni ai mercati: non a caso lo spread sul bund a dieci anni si è ridimensionato ma è rimasto a livelli superiori a quelli pre crisi. I peccati originali della manovra per Gentili rimangono due: “il rinvio al 2014 dei conti è una beffa, si rinviano dei tagli quando il governo non ci sarà più.
Se la si vuole fare, la manovra la si deve fare subito. C’è poi la questione pensioni per le donne: si tratterebbe di una riforma strutturale se il completamento fosse previsto entro il 2020 e non il 2034”. Certo, al mercato le privatizzazioni introdotte con il rafforzamento della manovra piacciono. “Uno stato che è ancora così ricco dà fastidio soprattutto quando si parla di patrimoniale”, commenta Gentili. Aiutano, ma non fanno ora la differenza. Anche per Patrizio Pazzaglia, responsabile investimenti di Bank Insinger di Beaufort, il nodo principale per cambiare radicalmente la percezione che i mercati internazionali hanno di noi sono soprattutto le pensioni.
“La cosa che il mercato gradirebbe di più – spiega Pazza glia – è se venisse accelerato il processo di avvicinamento dell’età pensionabile. Sono questi gli interventi che piacciono al mercato, che devono essere incisivi e non una tantum. Certo, le privatizzazioni e le liberalizzazioni sono gradite e strategicamente corrette, ma l’effetto non è immediato e occorre un programma credibile. Bisognerà vedere quali aziende e come, ecco perché lo scenario preponderante dovrebbe essere quello di riforme strutturali come quella pensionistica”.
Che ha risvolti sociali difficili da ignorare. Ecco che nella nuova versione che si avvia all’approvazione sono emersi quattro emendamenti in campo previdenziale: un leggero allentamento della stretta del meccanismo che adegua l’importo al costo della vita con la rivalutazione aumentata al 70% per le pensioni tra 1.400 e 2.300 euro, azzerandolo oltre tale soglia; ma allo stesso tempo l’anticipo al 2013 dal 2014 dell’avvio dell’aggiornamento delle finestre d’uscita, il posticipo per chi ha maturato 40 anni di contributi nel 2012 di un mese, di due per chi ci arriva nel 2013 e di tre nel 2014 e una tagliola sulle pensioni d’oro con un contributo di solidarietà del 5% sui trattamenti da 90mila euro in su e del 10% oltre i 150mila.
In ogni caso, sia ben chiaro, il rigore paga. I mercati hanno apprezzato il rafforzamento della manovra. E’ chiaro però che la migliore rispetto alle Borse europee dipende da fattori tecnici: Milano ha ripreso di più perché affossata dai bancari che ora guidano il rimbalzo. “Lo definirei un recupero tecnico per il momento – dice Pazzaglia – per un movimento più continuativo sarà determinante l’approvazione della manovra di venerdì e contenuti orientati al rigore.” L’Italia rimane però un sorvegliato speciale. “Era e lo è ancora più di prima”, commenta Raimondo Marcialis, direttore generale di Mc Gestioni Sgr.
“Rappresenta una ghiotta occasione per trader ed hedge fund per guadagnare: è facile prendersela con l’Italia per il suo debito e allo stesso tempo c’è un mercato azionario e di titoli governativi molto liquido” Che aggiunge: “In questi giorni il mercato non è stato convinto dalla manovra che non è esaustiva ma dal fatto che l’Italia è più reattiva: ha dimostrato che nel caso la situazione peggiorasse sarebbe in grado di trovare risposte”. La calma sui mercati potrebbe quindi essere apparente. “I prezzi si sono normalizzati – continua Marcialis – e le tensioni allentate ma non vuol dire che gli spread dei titoli di Stato si riducano a prima della crisi. Siamo in una situazione di volatilità e il rischio di possibili speculazioni rimane”.
L’aumento degli spread innesca infatti un circolo vizioso fatto di minori investimenti e minore crescita: problemi strutturali che devono essere arginati da risposte strutturali. “Privatizzazioni e liberalizzazioni sono positive – dice Marcialis- ma il timore è che non riusciranno a farle. E’ necessaria una seria programmazione e non rispondere solo alle emergenze. Lo stesso irrobustimento della manovra significa che stiamo rispondendo ad emergenze e che non stiamo programmando. Un limite che ci rende sempre un Paese fragile”.
Ma questo non vuol dire che l’Italia non saprà far fronte ai propri impegni, anche se dovrà vendersi i gioielli di famiglia. Anzi. A ben vedere molto meglio un Btp che un Bund. “Stiamo aumentando in questi giorni le posizioni sui titoli di Stato – dice Marcialia – la bolla più che in Italia è in Germania, Usa e Inghilterra che pagano interessi sui decennali troppo bassi e il rischio in futuro è quello di perdite in conto capitale. Il rapporto che esiste fra Pigs e i tassi di queste economie non è in equilibrio”.