Ancora il settore del risparmio gestito è protagonista degli assetti gra i big della finanza. Dopo l’opa di Banco Bpm su Anima, e la mossa di Unicredit su Banco Bpm, entrambe viste con l’obiettivo di recuperare proprio dalla gestione del risparmio (di Anima) quello che le banche perderanno con il calo dei tassi della Bce, ora la mano passa ad Amundi. La più grande società di asset manager europea, controllata da Crédit Agricole, è interessata all’acquisizione di Allianz Global Investor (Agi), società di gestione del risparmio della compagnia assicurativa tedesca Allianz, secondo quanto riferisce Bloomberg,
Dall’unione dei due gruppi nascerebbe un polo con oltre 2.500 miliardi di euro di masse gestite, grazie alla somma degli oltre 2.000 miliardi di euro di asset di Amundi e dei 555 miliardi di Agi. Le discussioni tra il gruppo francese e i tedeschi proseguono da diversi mesi tra periodi di pausa e ripresa, riferisce l’agenzia americana.
Due le operazioni incluse nella possibile struttura: da una parte una completa acquisizione da parte di Amundi, dall’altra una significative quota di Allianz nel gruppo post-fusione. Secondo quanto riferito all’agenzia americana da fonti a conoscenza del dossier, esiste la possibilità che un accordo venga annunciato prima dei risultati di fine anno, a febbraio, anche se, alla luce della complessità dell’operazione, non vi è certezza che si arrivi a un accordo.
L’intricata ondata di operazioni alla ricerca del risparmio gestito
I colloqui tra Amundi, che gestisce più di 2 mila miliardi di euro di asset, e Allianz Global Investors, le cui masse ammontano a 555 miliardi di euro, arrivano nel bel mezzo di un’ondata di operazioni nel Vecchio Continente: Bnp Paribas ha annunciato l’acquisizione di Axa Asset Management, Generali sta valutando una partnership con Natixis mentre Banco Bpm ha annunciato un’Opa su Anima, piano su cui è piombata Unicredit con una offerta di scambio verso la banca guidata da Giuseppe Castagna.
Come è noto, l’opposizione di Castagna all’azione di Orcel, ha spinto quest’ultimo a pensare di agganciare colloqui proprio con Crédit Agricole: un incontro a Parigi infatti è programmato, anche se è stato rinviato di qualche giorno più verso Natale. Si tratta ora di vedere su che basi si possa sviluppare la situazione. Unicredit ha tempo fino a marzo per valutare l’opportunità di migliorare le condizioni dell’Ops su Banco Bpm, ha detto l’Ad Andrea Orcel ieri nel corso di una video call con gli investitori organizzata da BofA, secondo quanto riferito dai media. Intanto il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato a “Porta a Porta” di ritenere che non ci siano le condizioni per applicare la “golden power” ad un’eventuale operazione UniCredit-Banco, aggiungendo che sarebbe comunque il Consiglio dei ministri a decidere.
Proprio Amundi ha appena annunciato di detenere una partecipazione dell’1,3% in Unicredit per conto dei suoi clienti. Amundi per altro ha un accordo di gestione dei fondi di Unicredit fino al 2027, avendo acquistato Pioneer, la divisione fondi della banca italiana, nel 2017. All’epoca l’Italia aveva cercato di mantenere Pioneer in mani italiane, ma Amundi aveva superato l’offerta di un consorzio di investitori nazionali.
C’è poi un altro incrocio interessante in questo risiko bancario: la partnership strategica tra Anima e il Montepaschi di Siena, che è uno dei suoi principali clienti: rappresenta il 16% delle masse retail di Anima e con cui il gruppo ha un contratto fino al 2030. Bpm ha appena acquistato dal Mef il 5% di Mps e Anima è salita al 9%: l’idea era creare quel famoso terzo polo bancario, così auspicato da alcuni membri del governo.