Quindicimila euro ad ogni Comune che vuole bonificare il territorio dalla presenza di amianto. Il bando del Ministero dell’Ambiente – previsto da un decreto del 2017 – fissa al 30 aprile il termine ultimo per la presentazione delle domande. La copertura totale per le bonifiche è di 16 milioni di euro e dentro ci sono i costi sia per la progettazione preliminare che per quella definitiva. La necessità di mettere in sicurezza i siti è stata chiesta principalmente dai Comuni a rischio, da anni alle prese con il grande impatto dei materiali fuorilegge. I soldi che ciascun Sindaco può chiedere saranno gestiti direttamente dalle amministrazioni locali. Il Ministero dell’ambiente ha spiegato, comunque, che il nuovo decreto (dopo quello del 2016) definisce le modalità di accesso ai fondi, i criteri di valutazione e la formazione della graduatoria.
Le candidature che avranno ricadute sulle imprese specializzate nella gestione dell’amianto, saranno valutate rispetto alle tipologie delle strutture beneficiarie. In primo luogo scuole, asili, parchi gioco, centri di accoglienza, ospedali , impianti sportivi. Non di secondaria importanza le segnalazioni arrivate ai Comuni da parte di Arpa, ASL ed altri organismi di tutela ambientale con l’effetto di attribuire una priorità alle strutture più a rischio. In molte città i progetti definiti cantierabili sono fermi proprio per mancanza di copertura finanziaria. Con la disponibilità dei fondi, invece, i lavori dovranno concludersi entro un anno dall’erogazione del contributo. Ritardi non dovrebbero più esserci, per dare anche un senso alla mappatura nazionale dei siti inquinati del 2003. Una questione molto pesante e minacciosa che stima ancora la presenza di circa 40 milioni di tonnellate diffuse in luoghi spesso impensabili.
Si fanno i conti anche con l’illegalità nel trattamento dell’amianto, rispetto alle poche discariche operative presenti: 21 in tutto, dice l’Istituto per la protezione ambientale. Uno sforzo degli ultimi anni, in sostanza si è tradotto in un rimedio: spedire i residui di amianto in Germania. Paese intenzionato, tra l’altro, a non accoglierne più nonostante il ricco business correlato. Il governo dice che le aree regionali sinora bonificate e messe in sicurezza sono circa 2 mila. Ma su altre decine di migliaia occorrerà intervenire con programmi integrati di risanamento ambientale e risorse economiche di lungo periodo. Non sappiamo cosa intendano realmente fare i possibili candidati alla guida del Paese, oltre le buone intenzioni e i blog. Di fatto l’amianto è fuori legge dal 1992 dopo l’ampio uso degli anni ’70 in strutture pubbliche e private.
Le centinaia di morti e le inchieste giudiziarie hanno contrassegnato anni di forte contrapposizione tra poteri pubblici, aziende organizzazioni sindacali, comitati spontanei. Nella quantità di ricerche e studi specialistici sono stati ipotizzati anche 100 mila nuovi posti di lavoro dedicati al trattamento del materiale killer. Evidente, a questo punto, che i 15 mila euro per Comune sono la tradizionale goccia nel mare del bisogno. Che la coscienza ambientalista del Paese grazie a questi stanziamenti ha potuto fare un salto in avanti. Un lascito certo, da parte di chi sta lasciando la guida del Paese.