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America Latina, non solo Cina: ecco il maxi piano di investimenti dell’Arabia Saudita

Pixabay

L’America Latina è da sempre terreno di conquista. Colonizzata dagli europei prima, asservita agli Stati Uniti e in parte all’Unione sovietica nel secolo scorso, da qualche tempo il continente più ricco di materie prime, soprattutto agricole ma non solo, strizza l’occhio alle nuove potenze mondiali. Parliamo della Cina, che ha il suo primo partner commerciale proprio nel Brasile, e adesso anche del mondo arabo, che in tempi di transizione ecologica vuole passare da feudo del fossile a protagonista dell’energia pulita. In particolare sta puntando molte attenzioni – e molti soldi – sull’area Sudamerica e Caraibi l’Arabia Saudita del principe Mohammed bin Salman, che nel Piano di sviluppo al 2030 ha dedicato un capitolo consistente a quella parte di mondo sempre più interessante per fare affari e per espandere influenza e potere.

I piani dell’Arabia Saudita sull’America Latina

Dal documento si scopre che le esportazioni dall’Arabia verso il Sudamerica sono aumentate di quasi il 40% tra il 2019 e il 2023, passando da 2,8 miliardi a 4,5 miliardi di dollari. In crescita nello stesso periodo anche le importazioni, da 3,8 miliardi a 5 miliardi di dollari (+23,6%): fanno il percorso inverso soprattutto zucchero, mais e alimenti di origine animale. Insomma al banchetto del Sudamerica, primo esportatore al mondo di materie prime agroalimentari, e ricco pure di minerali, metalli rari e persino petrolio, si sono seduti anche gli sceicchi. E lo hanno fatto innanzitutto attraverso una intensa attività politica e diplomatica, soprattutto con il Brasile che è di gran lunga la prima economia dell’area. 

In una recente visita nel Paese sudamericano, il ministro degli Investimenti arabo, Khalid Al-Falih, ha espresso il desiderio che i due Stati diventino entrambi uno dei cinque maggiori investitori l’uno dell’altro, in una cooperazione ispirata “alla crescita del Sud del mondo e ai valori condivisi”. 

Arabia Saudita nei Brics? Riyad prende tempo

Il tema del “Sud del mondo”, tanto caro allo stesso presidente brasiliano Lula che spesso nei suoi interventi internazionali parla di “Global South”, non è secondario, visto oltretutto che l’Arabia Saudita è stata invitata un anno fa ad integrare i Brics, ossia il gruppo delle ex economie emergenti capitanato da Cina, Russia e India e del quale fanno parte pure Sudafrica e appunto Brasile.

Riyad è stata invitata insieme ad Egitto, Iran, Etiopia ed Emirati Arabi Uniti, oltre che all’Argentina che però con il nuovo presidente Javier Milei ha preferito declinare. Per ora la stessa Arabia Saudita, per la verità, si è presa un po’ di tempo per aderire a tutti gli effetti, a causa delle tensioni tra Israele e Palestina e dei delicati equilibri mediorientali, ma rimane il segnale che un nuovo asse di potere globale, contrapposto a quello occidentale, si sta formando. 

Anche la Guyana nei piani dell’Arabia Saudita per rispondere alle sfide del futuro

Non c’è solo il Brasile, comunque, nei piani del principe bin Salman: la Guyana, ricchissima di riserve petrolifere offshore, ha annunciato lo scorso novembre investimenti sauditi per 2,5 miliardi di dollari, e Aramco ha da poco acquisito una impresa di distribuzione di carburanti in Cile. Oltre che sul greggio però gli arabi vogliono mettere le mani sulle risorse strategiche del futuro, ovvero quei metalli rari che in Medio Oriente non si trovano, come ad esempio il nichel, il rame e il preziosissimo litio. Per dare un parametro: Bolivia, Argentina e Cile sono di gran lunga i primi tre Paesi al mondo per disponibilità di litio, di cui hanno riserve complessive per 56 milioni di tonnellate. La Cina non arriva a 7 milioni di tonnellate e il primo produttore europeo, la Germania, non arriva a 4 milioni.
Non solo: sempre in Brasile va menzionata l’operazione che ha visto il colosso minerario Vale cedere il 13% delle sue attività di nichel e rame al fondo saudita Manara, per 2,5 miliardi di dollari. Gli arabi, campioni del petrolio, stanno dunque raccogliendo la sfida di un futuro elettrico, tanto che il litio servirà proprio ad alimentare le batterie della neonata CEER, la prima azienda produttrice di veicoli elettrici dell’Arabia Saudita. Infine, oltre alla geopolitica e all’energia, c’è il già citato cibo. Il Sudamerica è già la “fattoria” del mondo, in particolare della Cina, e la crisi climatica rischia di complicare il futuro alimentare di un’area, quella del mondo arabo, fondamentalmente desertica e priva di risorse agricole, di cui invece i partner dell’emisfero australe dispongono in abbondanza. E non va nemmeno dimenticato che, in tempi di siccità un po’ ovunque, il continente sudamericano è una maggiori riserve di acqua dolce del pianeta, grazie soprattutto al bacino dell’Amazzonia.

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