Nel momento in cui l’ambiente trova rinnovata ribalta con l’istituzione del ministero della transizione ecologica, ecco che al Senato l’agricoltore assurge a guardiano del territorio. Una ipotesi in realtà che a Palazzo Madama è già dallo scorso novembre e che vede l’intero gruppo della Lega firmatario di una proposta di legge che appunto dovrebbe fare del contadino, su sua iniziativa, il guardiano e il tutore del territorio. Ovviamente con incentivi e premialità. La questione verrà affrontata in settimana in commissione Agricoltura, in sede redigente.
Punto di partenza è il riconoscimento che “l’agricoltore è radicato nel suo territorio, nella terra che lavora: ne conosce i problemi, le vulnerabilità e le criticità, le fragilità strutturali e conosce il modo di prevenire e ridurre i danni provocati, ogni anno e in maniera del tutto prevedibile, da calamità che «ordinariamente» si abbattono su quei territori, su quelle terre; ben sa, anche, come risolvere i problemi una volta verificatisi. L’agricoltore svolge, pertanto, un primario compito, non solo agricolo, ma ambientale ed ecologico”, spiega Gianpaolo Vallardi, primo firmatario della proposta.
E dunque si prevede che le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano siano i soggetti istituzionali aventi il compito costituzionale di qualificare gli agricoltori come custodi dell’ambiente e del territorio attraverso la pubblicazione di appositi bandi che fissino, fra l’altro, i criteri e le modalità di manifestazione di interesse da parte degli agricoltori, intesi come imprenditori agricoli, singoli o associati, nonché come società cooperative del settore agricolo e forestale. Questi agricoltori, se chiedono di essere iscritti negli appositi elenchi tenuti dai Dipartimenti regionali competenti in agricoltura, devono impegnarsi a svolgere opere di conservazione, protezione, manutenzione e prevenzione dei territori ove operano come agricoltori.
In particolare: a) manutenzione del territorio attraverso attività di sistemazione e salvaguardia del paesaggio agrario, montano e forestale e di pulizia del sottobosco, oltre che cura e mantenimento dell’assetto idraulico e idrogeologico e della difesa del suolo e della vegetazione da avversità atmosferiche e incendi boschivi; b) custodia della biodiversità rurale intesa come conservazione e valorizzazione delle varietà colturali locali; c) allevamento di razze animali e della coltivazione di varietà vegetali locali; d) conservazione e tutela di formazioni vegetali e arboree monumentali; e) contrasto all’abbandono delle attività agricole e al consumo del suolo.
Le regioni e le province autonome possono prevedere il riconoscimento di specifici criteri di premialità, inclusivi della riduzione delle imposte di rispettiva competenza.