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Ambiente, l’Italia green si ritrova a Napoli

Il Green Symposium del 22 e 23 ottobre è l’occasione per riflettere sullo stato dell’arte della transizione ad un nuovo modello di sviluppo. Il recente decreto sull’economia circolare non basta.

Ambiente, l’Italia green si ritrova a Napoli

Il Dpcm del 18 ottobre nella parte sui convegni e congressi non ferma il “Green Symposium” di Napoli del 22 e 23 ottobre. Una nota dell’organizzazione ha chiarito che l’evento si svolgerà, anche se Napoli e la Campania, al momento i cui scriviamo, sono sotto l’assedio dei contagi da Covid 19. Le restrizioni alle attività sono progressive e arrivano sia dal fronte regionale che da quello nazionale. Il Simposio sui temi ambientali e dell’economia circolare cade comunque in un contesto complicato per l’industria e per la politica.

La prospettiva di un green deal viene fatta rientrare ogni giorno nella strategia complessiva del Recovery Fund. Il fastidio che si prova è che le settimane passino senza avere un percorso chiaro e trasparente su cosa e quando si vuole fare su: abbattimenti di CO2, raccolta rifiuti, impianti, mobilità sostenibile spinta, acquisti verdi nella PA. Gli annunci e qualche provvedimento contraddicono molte realtà locali.

L’evento di Napoli, dunque, ci prende con le migliori intenzioni degli organizzatori di RiciclaTv ed Ecomondo. La pandemia è la cornice di un Paese nel quale il virus ha colpito più duramente (e continua a farlo) le zone con alti indici di inquinamento ambientale. Paradossalmente soltanto il governo non ha mai detto nulla su queste correlazioni, rispetto ai dati di Università e centri di ricerca.

Alla Stazione marittima di Napoli assisteremo a 4 Symposia, 8 tavoli tecnici, seminari formativi ed alla presentazione della prima Scuola italiana di alta formazione ambientale promossa dall’Università Federico II e da Ecomondo. Come in una piazza, metà reale e metà virtuale, imprese, istituzioni, associazioni, manager si sforzeranno di indicare soluzioni e azioni concrete per fronteggiare emergenze troppo spesso derubricate come calamità.

Dopo mesi di discussione a settembre è arrivato il decreto sull’economia circolare che recepisce in particolare le direttive europee sui rifiuti e la loro tracciabilità. Ma sbaglia chi crede che le nuove norme bastino da sole a dare la spinta giusta ad un processo iniziato una trentina di anni fa. La riprova sta in una delle domande a cui vuole rispondere il Simposio napoletano: quale ruolo effettivo per ricerca, innovazione, nuove tecnologie eco-efficienti e sostenibili vuole avere l’Italia? La risposta alla politica. Forse.

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