La riscrittura del Recovery plan e le proposte degli ambientalisti per cambiare l’Italia.
Appena il tempo di dire al primo Consiglio dei Ministri che il suo è un governo ambientalista che per il Presidente Mario Draghi comincia l’esame dei principali dossier sulla sostenibilità ambientale, sulla transizione green, su tutte le scelte che il precedente governo non ha fatto. Dopo l’appello del Comitato « La scienza al voto » con il portavoce, il fisico Antonello Pasini, che ha ricordato l’urgenza di « provvedimenti scientificamente fondati perché la crisi climatica ed ambientale rappresenta una priorità per il futuro del Paese » ecco il dossier di Legambiente. Un documento ricco, atteso alla prova dei fatti dopo le consultazioni del premier con le Associazioni , prima di formare il governo. L’organizzazione ha preparato un « contro Recovery plan » spinto, con 23 priorità di intervento, 63 progetti territoriali da finanziare e 5 riforme trasversali. La partita da giocare interessa quasi tutte le Regioni per portare l’Italia in posizioni di vertice nella lotta ai mutamenti climatici ed avere effetti sul tessuto sociale e culturale.
L’istituzione del Ministero del Turismo – abolito nel 1993 – è sicuramente un buon inizio verso l’armonizzazione degli interventi da fare con i soldi dell’Unione europea. Non si sprechino le risorse europee e la ripartenza del Paese comprenda più semplificazioni, controlli pubblici più efficaci, una nuova norma sul dibattito pubblico, dice Legambiente. Le sue proposte, non tutte realizzabili in tempi brevi, deve sere chiaro, potrebbero comunque diventare la base per un lavoro di squadra. Quello che in fondo è mancato con il Conte 2. Il Presidente Stefano Ciafani, lo spera: « È nostro auspicio che, l’Esecutivo abbia il coraggio di cambiare registro e passo, pensando ad un Recovery plan diverso, modificandolo e mettendo al centro la crisi climatica, anche prendendo spunto dal nostro documento. » La sintesi preparata riguarda le semplificazioni all’approvazione dei progetti, il potenziamento del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente, una governance efficace sul rischio idrogeologico, un programma di formazione e aggiornamento per la Pubblica amministrazione, la partecipazione di cittadini e istituzioni locali alle Valutazioni di impatto ambientale. Un programma per un ‘ Italia più verde, più vivibile, innovativa e inclusiva che richiede uno sforzo collegiale. Nessuna parte politica lo nega, ma i risultati di oggi sono decisamente scarsi.Tra i progetti da finanziare, Legambiente indica l’Alta Velocità nel centro Sud, le reti ferroviarie regionali, l’elettrificazione dei porti, la riconversione delle centrali a carbone, la decarbonizzazione delle isole minori. Proposte e progetti che una redazione meno accentrata della bozza di PNRR preparata da Giuseppe Conte avrebbe dovuto valutare più attentamente. I ministri del precedente governo, riconfermati nel governo Draghi, dovranno farsene una ragione. Dovranno essi stessi cambiare metodo di lavoro e porre attenzione a ciò che arriva dai mondi esterni al Palazzo. Quel Piano per far ripartire l’Italia anche nel turismo, nella cultura, negli svaghi in sostanza non ha imboccato la strada giusta e il Paese soffre. Manca di una bussola, ha detto Legambiente. Mario Draghi è un ottimo timoniere, ma non farà miracoli. Speriamo che porti almeno la sua squadra sulla rotta giusta.