Città “del quarto d’ora”, cittadini di tutti i livelli di istruzione coinvolti nella svolta ambientalista, e da ultimo l’inaugurazione di Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor), il progetto internazionale da 20 miliardi che nell’impianto in Provenza produrrà energia pulita e sicura attraverso la fusione nucleare. La Francia dei gilets gialli si scopre invece laboratorio democratico ed ecologista: un altro segnale di questo inedito connubio tra partecipazione popolare e green new deal, che sta dando una forma sempre più concreta a temi solitamente astratti, è stato la nouvelle vague di sindaci verdi che alle ultime amministrative hanno trionfato in città importanti come Lione, Bordeaux, Marsiglia.
PARIGI, LA CITTÀ DEL QUARTO D’ORA
E anche nella stessa capitale Parigi, che ha sì rieletto plebiscitariamente la socialista Anne Hidalgo, ma con un nuovo programma profondamente ispirato alle tematiche ambientaliste: più biciclette (50 km in più di piste), meno automobili (la velocità massima consentita sarà abbassata a 30 km/h in tutta la città, salvo che sulle grandi arterie) e soprattutto la grande novità della “ville du quart d’heure”, la città del quarto d’ora. Un progetto innovativo che farà sì che ogni cittadino, grazie a mezzi pubblici, mobilità dolce e decentramento dei servizi pubblici, possa raggiungere qualsiasi destinazione, che sia di svago, di necessità o di lavoro, in soli 15 minuti.
Ma ancora prima della sindaca più amata di Francia si era mosso il presidente Emmanuel Macron, costretto dalle furiose rivolte dei gilets gialli e da una popolarità ai minimi storici: nel 2019 il giovane leader ha lanciato la Convention Citoyenne pour le Climat, un esperimento democratico inedito. Un panel di 150 cittadini, estratti a sorte ma rappresentativo di tutte le aree geografiche, le fasce di reddito, i livelli di istruzione e ovviamente i sessi. Questi cittadini, che non si conoscevano tra di loro e alcuni dei quali non hanno nemmeno un titolo di studio (oltre il 20%, per rispettare la proporzione a livello nazionale), si sono riuniti per 7 volte interloquendo con scienziati, imprenditori, Ong.
AMBIENTE E CLIMA, CITTADINI AL LAVORO
Il loro compito era di elaborare proposte per rispondere a una domanda secca e ben precisa: come ridurre l’emissione di gas serra del 40% da qui al 2030, in uno spirito di giustizia sociale? Ne è venuta fuori una vera e propria agenda politica, che ora Macron si impegna a prendere in considerazione, affidandola al neonato governo Castex e al Parlamento: delle 146 proposte partorite dai cittadini, alcune delle quali ben circostanziate, il presidente ne ha depennate in partenza solo tre, ritenute non negoziabili o ininfluenti. Si tratta della tassa sul 4% dei dividendi per finanziare la transizione ecologica, della riduzione della velocità sulle autostrade da 130 a 110 chilometri orari, e della trasformazione del preambolo della Costituzione per porre l’ambiente al primo posto dei valori fondamentali. Su quest’ultimo punto è già possibile un compromesso: un referendum per inserire l’ecologia nell’articolo 1 della Carta, e anche l’introduzione del reato di ecocidio.
TRASPORTI: MENO AEREI, PIÙ TRENI E MENO IVA
Divise per temi, il sito ufficiale dell’esperimento ha reso pubbliche tutte le proposte della Convention Citoyenne pour le Climat. Partendo dai trasporti, che in Francia incidono sul 30% delle emissioni di gas serra. Le proposte riguardano soprattutto lo scoraggiare l’utilizzo delle automobili, soprattutto le più inquinanti, con un sistema di bonus e malus e il divieto dal 2025 di vendere nuove automobili inquinanti. Il tutto a vantaggio della mobilità dolce e condivisa, e delle piste ciclabili. Suggerimenti anche per il trasporto marittimo e fluviale e per treni e aerei: per i primi la proposta è ridurre l’Iva sui biglietti dal 10 al 5,5%, per i secondi si chiede di non costruire nuovi aeroporti, di non ampliare quelli esistenti e di vietare i voli interni se la tratta è coperta in meno di 4 ore dal treno.
Per quanto riguarda i consumi e gli stili di vita, in Francia è già esplosa da tempo la polemica sulla pubblicità. I cittadini chiedono che vengano limitate le pubblicità di prodotti ad alta emissione in tv e per strada. Ma il settore potrebbe trovarsi di fronte ad una vera e propria rivoluzione, visto che viene anche proposto che vengano inseriti negli spot inviti a consumare di meno. Insomma si sponsorizzeranno dei prodotti, ma allo stesso tempo si consiglierà di non fare troppi acquisti. Su questo punto servirà anche una riforma scolastica, che preveda espressamente l’educazione ambientale. Poi c’è la parte edifici e infrastrutture, che considerando sia le abitazioni che le fabbriche incidono per due terzi delle emissioni.
I cittadini chiedono la sostituzione delle caldaie a carbone entro il 2030 e incentivi per l’efficienza energetica, un po’ sulla falsariga degli ecobonus all’italiana. Una proposta in questo ambito è già passata: divieto, dall’inverno 2021, per ristoratori ed esercizi di climatizzare i dehors, attraverso “funghi” e condizionatori. Ma non ci si fermerà qui: i riscaldamenti in uffici e luoghi pubblici non dovranno andare oltre i 19°C, così come si chiede di vietare l’utilizzo dell’aria condizionata con temperatura esterna inferiore ai 30 gradi. Per quanto riguarda il lavoro e le attività produttive, la Convention è stata chiara: aumentare la longevità dei prodotti e far rispettare la legge, già in vigore, che dispone il divieto di obsolescenza programmata.
PLASTICA AL BANDO, AGRICOLTURA BIO
I cittadini invocano una stretta sulla plastica, ma non attraverso la plastic tax: i prodotti in plastica monouso saranno direttamente vietati dal 2023, mentre per gli altri ci sarà l’obbligo di riciclarli. Gli investimenti di finanza sostenibile, come i green bond, sono fortemente incoraggiati, anche se i cittadini avrebbero voluto una tassa sui dividendi per le società che superino i 10 milioni di euro di dividendi. Macron ha depennato, come detto. Infine, l’alimentazione, che incide per un quarto delle emissioni di CO2, in Francia. Il comitato propone, tra le varie cose, un bonus per le mense bio, l’istituzione di un osservatorio per la ristorazione collettiva e nuove regole per i pasti scolastici. Inoltre vanno incentivati le filiere corte, i km0 e i menù vegetariani nei ristoranti.
Entro il 2040 l’agricoltura ecologica dovrà rappresentare il 50% del totale e entro il 2035 saranno del tutto vietati, secondo i desiderata del pool di cittadini, i pesticidi più dannosi. Iniziative suggerite anche a livello internazionale: la Convention chiede di rinegoziare il CETA, l’accordo di libero scambio con il Canada, a livello europeo, inserendo i parametri degli accordi climatici di Parigi. Infine, i prodotti ultra-trasformati, la cui produzione richiede molte emissioni ma che in compenso hanno un basso valore nutrizionale, saranno ulteriormente tassati. Il popolo si è espresso, ora la palla torna alla politica.