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Ambiente: i rischi della transizione ecologica. Il welfare energetico locale, una proposta che fa discutere

Foto di Gerd Altmann da Pixabay


Il rischio che milioni di persone restino escluse dalla transizione ecologica diventa sempre più forte e lo si avverte più in Europa che in Italia. Le sollecitazioni alla politica e alle imprese per abbassarlo, tuttavia, cominciano a crescere di quantità. Per avere successo, in questo passaggio epocale, “la fonte dalla quale si produce energia non è più indifferente così come l’efficienza con la quale viene consumata” hanno spiegato di recente i ricercatori della Fondazione Basso e del Forum Disuguaglianze e Diversità. L’Italia, in virtù dei miliardi di euro stanziati o previsti per accompagnare la transizione, è un Paese simbolo, dove alla sfilza di documenti governativi sulla transizione, corrisponde un disagio delle famiglie nel sostenere i costi energetici. Se non si tengono conto di questi disagi le prime a farne le spese saranno le imprese che gestiscono i servizi.

Cosa significa welfare energetico locale

Con la preoccupante prospettiva di nuove povertà, sostenuta dal documento dell’Agenzia dell’Ambiente dell’Ue sulla giusta transizione, è nata l’idea di un Welfare energetico locale che tenga conto delle disuguaglianze sociali e delle diversità territoriali. Partiamo dal fatto che la grande maggioranza degli italiani è favorevole a politiche climatiche e ambientali supportate dalle fonti rinnovabili. Teme, però, di non poter sostenere i costi per avere nuove fonti di energia, muoversi con mezzi non inquinanti, riscaldare o rinfrescare la casa con apparecchiature moderne. C’è, dunque, la necessità di connettere le politiche ambientali con le politiche sociali.

Cosa vuole dire, allora, welfare energetico locale? Nel 2022 il Forum delle disuguaglianze, coordinato dall’economista ed ex ministro Fabrizio Barca, assieme ad altre associazioni ha svolto una ricerca-azione in cinque città italiane per valutare le cause della povertà energetica e avanzare proposte. Ne è nato un Tavolo nazionale di monitoraggio e valutazione cui aderiscono imprenditori, sindacati, associazioni e un documento di lavoro.

Un dato di partenza è la crisi climatica che marcia più veloce di ogni previsione facendo aumentare l’insicurezza delle persone, delle imprese, del territorio e delle città. “L’obiettivo è arrivare alla definizione di un welfare che riconosca l’accesso all’energia rinnovabile e all’efficientamento dei consumi come diritto di cittadinanza ”sostiene il Forum. Dalle città dove è stata fatta la ricerca è scaturito un testo con vulnus essenziali, come la mobilità, la salute, il lavoro, la messa in sicurezza del territorio. Tutte cose con impatti che accrescono le disuguaglianze e di cui il governo sembra curarsi poco. La transizione senza tecnologie e investimenti semplicemente non esiste. Allo Stato italiano, per quello che le spetta per appianare le differenze in campo sociale, il Forum, la Fondazione Basso e gli aderenti hanno presentato una proposta articolata in tre ambiti. La fotografia di chi resterebbe escluso dalla rivoluzione verde senza correttivi che deve adottare la politica.

Tre ambiti di intervento

Il primo ambito riguarda il sostegno al reddito affinché le persone abbiano la possibilità di fare scelte in campo energetico per soluzioni tecniche e tecnologiche, correggendo, per esempio, il Bonus sociale per l’elettricità e per il gas. Un secondo ambito affronta le abitazioni con la direttiva europea sulle case green che l’Itala deve applicare dal 2025. Bisogna preoccuparsi o no di chi non ha soldi per gli adeguamenti? Aprire un dialogo con i costruttori? La direttiva mette in circolo milioni di euro che non possono andare solo dove le abitazioni sono già predisposte alla modernizzazione. Sarebbe interessante anche conoscere per tempo le risorse per l’edilizia residenziale pubblica e gli incentivi per condomini e comunità, luoghi dove convivono fasce di popolazione mista. Infine, per non perdere milioni di persone già oggi in povertà energetica, è il caso di fare un’analisi dei provvedimenti sulle Comunità energetiche rinnovabili, su cosa ne rallenta lo sviluppo e una revisione dei numerosi provvedimenti a carattere energetico-ambientale emanati negli ultimi anni. Nel Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), tanto per citarne uno, non sono chiari i comportamenti pubblici di fronte a eventi estremi, risarcimenti, infrastrutture, ricostruzione, responsabilità. Sono circostanze che segnano la vita, le attività e l’economia di un Paese. Che deve stare attento a non produrre altre disuguaglianze.

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