Il duo Iaconesi – Persico ha vinto un bando del Ministero dei Beni culturali per un nuovo Ecomuseo. I giovani parteciperanno a workshop tematici.
Quando la creatività incontra l’ambiente è sempre una buona cosa.Sono centinaia le esperienze di artisti in tutto il mondo che sull’onda dei movimenti pro clima si contendono ormai premi econcorsi. Quello promosso in Italia dal MiBACT per far rinascere il fiume Orego, vicino Palermo , è un efficace segnale per proseguire su una strada evoluta. La 2^ edizione del bando Creative Living Lab per il sito siciliano è stata vinta dal duoSalvatore Iaconesi e Oriana Persico. Ingegnere robotico lui , esperta di comunicazione e inclusione digitale lei, hanno vinto con un progetto per l’installazione U-DATInos accanto ad un corso d’acqua antico, ma malato. I vincitori ci tengono ad esserericonosciuti anche come ricercatori, sperimentatori ed alla foce del fiume realizzeranno l’ Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva. Un ‘opera definita “infoestetica” che metterà insieme dati, sensori e workshop.
Il fiume rinascerà grazie al lavoro di due creativi che in fondo interpretano le aspettative di comitati, associazioni ,cittadini. Un legame in progress su cui le istituzioni dovrebbero riflettereper modellare altri futuri bandi. I territori vogliono partecipare, aiutare artisti e progettisti a rigenerare gli habitat. Chi ha il potere ha buone opportunità di calarsi nella realtà.
Per gli studenti delle accademie di Palermo, ma anche per tutti gli appassionati di arti, tecnologie e ambiente, i primi due workshop gratuiti si svolgeranno nei giorni 14 e 21 novembre . “Il fiume è qualcosa che ci riguarda, è presenza: sappiamo quanta biodiversità c’è e quanto movimento scorre tra cemento, canneti, uccelli migratori e rifiuti. Essere custodi non significa preservare nell’isolamento, significa farsi facilitatori, aprire a possibilità di vita, far conoscere, far comprendere, far sentire” dice Cristina Alga, project manager U-DATInos. Per Iaconesi e Persico il progetto parte dalle persone e dal metterle in condizione di generare dati. Ma anche di prendersene cura, criticarli e goderne. Prendiamo l’esempio dei workshop.
“I quindici partecipanti riceveranno dei sensori per imparare a raccogliere dati non come pratica estrattiva, ma come pratica generativa che nasce nella reciprocità e collaborazione. L’opera si nutrirà di questo processo”. Settimane insieme per affermare quella immaginazione sociale, gradita ai due artisti e un po’ a tutti noi , in una terra complicata e logorata da fenomeni non irreversibili. Un’esperimento da ripetere, perché di fiume Oreto è piena l’Italia.