L’Agenzia delle Entrate ha annunciato che il colosso americano dell’e-commerce ha firmato l’accertamento con adesione, acconsentendo dunque a pagare la maxi somma di 100 milioni di euro per tasse non versate in passato.
L’accordo risolve le controversie fiscali relative al periodo 2011-2015, sulle quali era in corso da tempo un’indagine condotta da Guardia di Finanza e Procura di Milano. Gli importi sono riferibili sia ad Amazon Eu Sarl che ad Amazon Italia Services srl.
Nell’aprile dell’anno scorso la Guardia di Finanza aveva accertato una presunta evasione da circa 130 milioni relative ad un giro d’affari di 2,5 miliardi di euro, contestando la stabile organizzazione della società in Italia.
Ad ottobre fa la società fondata da Jeff Bezos aveva avuto problemi di natura simile in Lussemburgo, e l’Unione Europea aveva stabilito una sanzione record di 250 milioni di euro per risolvere un’aspra controversia fiscale risalente al 2006.
In occasione dell’annuncio, il Fisco ha fatto sapere che riprenderà il percorso, a suo tempo sospeso a seguito dei controlli attivati, finalizzato alla stipula di accordi preventivi con Amazon per la corretta tassazione in futuro delle attività riferibili all’Italia.
Non ha tardato ad arrivare la risposta di Amazon: “A maggio 2015, per garantire di avere in futuro la migliore struttura per servire i nostri clienti, abbiamo costituito la succursale italiana di Amazon Eu Sarl che registra tutti i ricavi, le spese, i profitti e le imposte dovute in Italia per le vendite al dettaglio”, ha affermato la società in una nota. “Rimaniamo focalizzati ad offrire una grande esperienza di acquisto ai nostri clienti in Italia,vdove abbiamo investito oltre 800 milioni di euro dal 2010 e creato oltre 3mila posti di lavoro”.
Si tratta solamente di uno dei tanti casi che stanno vedendo protagonista l’Agenzia delle entrate, nelle ultime settimane fortemente impegnata in una rigida politica di controllo fiscale focalizzata sulle operazioni delle multinazionali dell’high-tech in Italia.
Il Fisco ha infatti raggiunto analoghi accordi anche con Google, chiamata a pagare ben 306 milioni di euro per chiudere la lite fiscale sul periodo 2002-2015, e con Apple, che pagherà una multa di 318 milioni di euro come saldo di tutte le pendenze con le Entrate.