I dieci errori che le donne devono evitare nella pianificazione della pensione. Stefania ha 53 anni e non avrebbe mai pensato di ritrovarsi senza il denaro sufficiente a vivere dignitosamente. Oggi è una realtà che deve affrontare. Dopo 25 anni di matrimonio, è arrivato il divorzio, inaspettato. I figli, ormai grandi, sono lontani. Non bastassero il dolore della separazione e le difficoltà di ricominciare, Stefania si chiede: “Come affronterò adesso le spese quotidiane? Come pianificare il domani?”. Quella di Stefania è una storia comune a moltissime donne. Meglio attrezzarsi per tempo, verrebbe da dire. Ma come? Ecco il decalogo degli errori da evitare suggerito da Allianz, per far capire alle donne i vantaggi di una corretta pianificazione finanziaria, una garanzia di reddito adeguato e una pensione solida.
1) Mio marito guadagna bene e può mantenere anche me.
Attenzione! Divorzi e separazioni sono due fenomeni in costante crescita: se nel 1995, ogni 1.000 matrimoni si registravano 158 separazioni e 80 divorzi (dati Istat), nel 2009 si arriva a 297 separazioni e 181 divorzi. Quasi una coppia sposata su due affronta quindi la separazione o divorzia. Il risparmio previdenziale del marito spesso non è sufficiente per poter mantenere entrambi i partner negli anni della pensione. Per questo è assolutamente necessario provvedere autonomamente all proprio futuro.
2) Non mi interessa l’argomento pensione, in qualche modo me la caverò.
Questo atteggiamento può avere conseguenze fatali sul proprio reddito futuro. Donne che durante gli anni di lavoro si sono fatte carico della famiglia, della casa, di familiari non più in salute, rischiano di non poter contare su un reddito sufficiente. Sempre citando i dati Istat, le donne prendono in media una pensione di 12.840 euro lordi l’anno, contro i 18.435 degli uomini.
3) Ho appena trent’anni, non devo pensarci già ora.
Sbagliato! È fondamentale iniziare a risparmiare per la previdenza il prima possibile. È infatti necessario un numero sempre crescente di anni di contribuzione per maturare il diritto alla prestazione pensionistica. E l’entità e la durata dei versamenti contributivi è essenziale nel determinare l’entità della futura pensione. Le recenti riforme della previdenza comportano una riduzione del tasso di sostituzione (rapporto tra la prima pensione e l’ultima retribuzione), soprattutto per le lavoratrici più giovani.
Più è alto il tasso di sostituzione, più la pensione sarà sufficiente a garantire un tenore di vita simile a quello posseduto nel periodo lavorativo. Per questo motivo, è importante un investimento previdenziale integrativo.
4) Part-time e piccoli lavoretti, in qualche modo basteranno per la pensione.
Sbagliato! Considerato il reddito limitato, si avrà diritto a una pensione altrettanto limitata. Meglio quindi verificare se sia possibile aumentare i propri contributi per avere diritto a una pensione più alta e valutare sempre di integrare il reddito pensionistico con un investimento previdenziale integrativo. La previdenza sociale si struttura in tre pilastri: la pensione obbligatoria, i fondi pensione integrativi e le polizze assicurative individuali costituite a fini previdenziali.
5) Devo occuparmi dei figli, quindi non posso lavorare.
Rischioso! Se in alcuni paesi viene riconosciuto l’impegno dedicato alla cura ed educazione dei figli per lunghi periodi, in Italia la legislazione prevede il periodo di maternità obbligatoria, cioè cinque mesi a cavallo della nascita del bimbo, nei quali la lavoratrice percepisce la quasi totalità della retribuzione (più i contributi previdenziali) e il cosiddetto congedo partentale (6 mesi di maternità facoltativa) durante il quale la lavoratrice avrà il 30% dello stipendio e la garanzia dei contributi figurativi e dell’anzianità lavorativa.
6) Dopo la maternità, non ho più pensato di rimettermi in gioco: riprendere a lavorare mi pesa parecchio.
Effettivamente dopo la maternità alle donne riesce difficile ritornare alla loro professione precedentemente esercitata. Spesso devono accontentarsi di attività part time oppure di una piccola attività da libere professioniste. I diritti alla pensione acquisiti con queste attività sono inferiori a quelli di un lavoro a tempo pieno. In questi casi è necessario iniziare presto a risparmiare per colmare il gap previdenziale con strumenti integrativi.
7) Ho 55 anni, posso smettere di pagare i contributi perché la pensione arriverà presto.
Falso! Anche in seguito alle recenti riforme previdenziali, chi oggi ha 55 anni dovrà continuare a versare contributi per parecchi altri anni. Dal 2018 tutte le donne dovranno lavorare sino al 65° anno sia nel settore pubblico sia in quello privato. Inoltre, ogni anno di mancati versamenti contributivi riduce l’entità della pensione per tutto il periodo in cui si percepirà. Importante: se si continua a lavorare anche dopo aver superato l’età pensionistica prevista dalla legge, l’importo della pensione corrisposta può aumentare.
8) Devo occuparmi dei miei genitori anziani e malati. Questo impegno mi verrà riconosciuto.
Occorre verificare in quale misura la cura dei famigliari è riconosciuta per la corresponsione della pensione. Normalmente, dipende da alcuni fattori come il grado di invalidità della persona da assistere e la durata del periodo di cure
9) La crisi finanziaria ha bruciato i risparmi di molti. Non investirò mai sui mercati azionari.
Sbagliato! Soprattutto i giovani dovrebbero avere azioni nel proprio pacchetto di previdenza. Anche qualora il valore delle azioni diminuisse, nel corso degli anni avrà tempo di aumentare nuovamente. Vale la regola secondo cui una trentenne può avere una quota di azioni fino al 70%. I titoli di stato e gli investimenti a reddito fisso (con rendimenti inferiori, ma maggiore sicurezza in termini di capitale) per la stessa donna dovrebbero essere pari a un massimo del 30% dell’investimento. Più l’età avanza, meno azioni vanno tenute nel proprio investimento. La quota di azioni di una 65enne dovrebbe essere pari quasi a zero. È meglio impegnare la maggior parte dei risparmi in investimenti obbligazionari più sicuri. Operatori professionali con consolidata esperienza offrono le migliori soluzioni per gli investimenti previdenziali.
10) Non mi occorre molto per vivere, quindi non devo risparmiare.
Può essere, ma non è detto che le esigenze di oggi saranno anche quelle del domani. È consigliabile calcolare il proprio fabbisogno economico, che varia nelle diverse fasi della vita: matrimonio, gravidanza, fine dell’attività lavorativa, part time, uscita di casa dei figli sono tutti fattori che modificano le esigenze economiche. In linea di massima, ogni donna dovrebbe investire il 10% del reddito nella previdenza per la propria vecchiaia.