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Allianz Global Investors: 2013 ancora difficile, ma la crisi ha unito l’eurozona anzichè smembrarla

Un anno “ricco di sfide”, da affrontare in maniera “prudente” sul fronte del risparmio, e con un solo vero obiettivo: che l’austerità lasci spazio alla crescita, soprattutto in Italia e nella zona euro. Questo l’outlook per il 2013 tracciato da Allianz Global Investors, che ritiene che l’anno prossimo la crescita globale possa mantenersi ad un livello lievemente inferiore a quello tendenziale, in un quadro di persistente debolezza congiunturale nei paesi industrializzati che interesserà in particolare l’Eurozona ed il Regno Unito.

Secondo le previsioni della divisione di gestione patrimoniale del gruppo assicurativo, sarà in particolare l’Asia ad offrire un sostegno alla crescita moderato ed inferiore ai livelli degli anni precedenti. Il Giappone, probabilmente di nuovo sull’orlo della recessione, è considerato come un’eccezione, mentre avranno un peso rilevante anche le conseguenze del fiscal cliff statunitense.

Alla luce dei deludenti dati economici più recenti e dei nuovi piani di stimolo monetario varati dalla Federal Reserve Usa e dalla Bank of Japan, Andreas Utermann, Global Chief Investment Officer di Allianz Global Investors, presenta dunque un outlook prudente per il 2013: “Le misure di allentamento quantitativo potrebbero essere interpretate come un chiaro segnale che ci aspettano tempi difficili. E senza dubbio gli Stati Uniti devono affrontare sfide notevoli sul piano fiscale. Se il presidente Obama non raggiungerà un nuovo accordo con il Congresso, a inizio anno scatteranno aumenti fiscali e tagli alla spesa per un totale pari al 4 per cento del Prodotto interno lordo statunitense. Siamo persuasi che alla fine i responsabili politici si ‘allontaneranno dal precipizio’, per evitare le conseguenze negative del ‘fiscal cliff’ sulla crescita americana il prossimo anno”.

In una prospettiva a più lungo termine, Utermann esprime tuttavia minori preoccupazioni sull’economia Usa: “Grazie alla dinamicità dell’economia ed ai fondamentali demografici più favorevoli, gli Stati Uniti dispongono di fondamenta più solide rispetto all’Europa per superare il problema del debito”.

Segnali positivi nell’Unione Europea, ma ancora nessuna indicazione di stabilità

Allianz Global Investors individua poi alcuni segnali positivi nella situazione dell’Eurozona. A metà 2012, quando gli spread dei titoli governativi degli stati periferici hanno raggiunto livelli record e le curve di rendimento di tali paesi si sono appiattite o addirittura invertite, il consensus di mercato sembrava indicare che l’Unione Economica e Monetaria (Emu) non sarebbe sopravvissuta nella sua forma attuale. Secondo Utermann le azioni risolute concertate tra i politici e la Banca Centrale Europea (Bce) hanno affrontato la situazione di rischio nell’immediato, non riuscendo tuttavia a risolvere completamente il problema. “Quantomeno, l’esplicita dichiarazione di Mario Draghi che la Bce avrebbe fatto ‘tutto il necessario’ per salvare l’euro ha evitato il divampare di un incendio che dalla Grecia si sarebbe esteso a tutta l’Europa. Nell’Eurozona si è quindi modificata la dinamica della crisi, in quanto i politici hanno ora la possibilità di prendere nuovamente l’iniziativa”.

Utermann considera il Meccanismo Europeo di Stabilità introdotto a settembre un importante passo avanti, che sta già avendo riflessi positivi sui mercati dei capitali. Nel complesso l’evoluzione del quadro generale ha confermato la valutazione espressa dal Global CIO di AllianzGI: la crisi ha promosso una più intensa azione comune all’interno dell’Eurozona, piuttosto che provocare il suo smembramento.

Nondimeno, Utermann sostiene che sia prematuro dare il cessato allarme: “Affinché l’Unione Europea torni a poggiare su fondamenta stabili e credibili sarà necessario attuare tre misure fondamentali: estendere la funzione della Bce di prestatore di ultima istanza a tutti i paesi, compiere ulteriori passi verso l’unione fiscale e raggiungere un accordo sull’unione bancaria al fine di eliminare l’interdipendenza tra bilancio pubblico e sistema bancario”.

Secondo Utermann si sono già compiuti progressi, in particolare, verso l’unione bancaria: le promettenti iniziative attualmente al vaglio, che vedono la Bce quale potenziale autorità di vigilanza, potrebbero essere attuate già nel 2013. D’altro canto, le popolazioni dei paesi periferici europei in questa difficile fase continueranno probabilmente a contrastare i progetti di riforma, mentre i paesi “core” dipingeranno l’Ue come un pozzo finanziario senza fondo. Con gli animi così accesi, le elezioni parlamentari della prossima primavera in Italia e le elezioni tedesche nell’autunno del 2013 rappresentano fattori di rischio da non sottovalutare.

Nel 2013 la volatilità si manterrà su livelli elevati

Nonostante il contesto di tassi di interesse reali bassi o negativi, Utermann sconsiglia di focalizzarsi esclusivamente sui continui guadagni dei mercati azionari: “Certamente è una tentazione, visti alcuni rialzi messi a segno dai mercati nell’ultimo anno, ma solo una distribuzione degli asset a lungo periodo può consentire di attenuare i rischi. Considerate le attuali condizioni economiche, ritengo sia rischioso speculare sui prezzi nel breve periodo”.

Nel 2013 la volatilità si manterrà su livelli elevati perché gli eventi di carattere politico continueranno a determinare la direzione dei mercati. “Tre anni fa sostenemmo per la prima volta che la strada verso il nuovo equilibrio globale sarebbe stata lunga a causa del massiccio debito pubblico dei paesi industrializzati e dei tassi di risparmio in crescita in altre parti del mondo. Sarà inoltre necessario un cambio di mentalità da parte degli investitori: per il momento non si tornerà ai vecchi benchmark”, afferma Utermann.

Sebbene in un contesto di crescita complessivamente piuttosto contenuta il potenziale di rialzo delle azioni  sia limitato, Utermann ritiene che vi siano buone opportunità all’interno del segmento azionario per il prossimo anno, ma ribadisce che l’attenta selezione dei titoli assume un’importanza ancora maggiore in uno scenario caratterizzato da notevoli sfide a livello globale. Per le società con un solido business model internazionale ed una forte posizione competitiva dovrebbero esserci opportunità di crescita anche in condizioni di mercato difficili. Come nel corso degli ultimi due anni, Utermann continua a ribadire la propria convinzione che gli investitori dovrebbero focalizzarsi sui titoli che distribuiscono un dividendo.

Negli ultimi dodici mesi il rendimento medio da dividendi delle società in buona salute ha superato significativamente il livello di molti titoli obbligazionari e, secondo Utermann, questo trend è destinato a proseguire. Utermann è inoltre convinto che il prossimo anno, tra gli investimenti alternativi difensivi caratterizzati da un potenziale di rendimento interessante, figureranno i titoli di stato di selezionate economie emergenti e le relative valute, le obbligazioni societarie, compresi i titoli ad alto rendimento, e gli investimenti infrastrutturali”.

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Allegati: Presentazione N.Dwane 12.12.2012 Financial Repression.pdf

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