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Allianz GI, Risk monitor 2015: gli investitori istituzionali non sono preparati al tail risk

Allianz Global Investors ha pubblicato l’edizione 2015 dell’indagine global risk condotta presso gli investitori istituzionali. Secondo il rapporto di Allianz il principale paradosso è che sebbene due terzi degli investitori istituzionali considerino gli eventi tail risk sempre più preoccupanti, solamente il 27% adotta strategie di copertura per questa tipologia di rischio e solo il 36% ritiene di aver accesso a strumenti adeguati per gestire tali eventi. Per quanto riguarda le tendenze negli investimenti, secondo Allianz a livello internazionale gli investitori stanno considerando di sostituire l’allocazione al debito governativo con titoli azionari.

Global Risk 2015

Nella terza edizione dell’indagine di Allianz a livello internazionale risulta che gli investitori istituzionali considerano gli eventi di coda, quali shock del prezzo del petrolio, nuove bolle di asset in diversi segmenti di mercato o tensioni geopolitiche, fenomeni sempre più frequenti a causa dell’interconnessione dei mercati finanziari globali.

Il tail risk – spiega Allianz – è diventato un tema ricorrente dal 2008, anno che ha ricordato agli investitori che eventi anomali sono potenzialmente in grado di generare un impatto devastante sul mercato e che la loro frequenza è superiore rispetto a quanto si potrebbe prevedere sulla base di una configurazione normale della curva. Ciò nonostante, le tradizionali strategie di allocazione del portafoglio lasciano gli investitori impreparati alla frequenza di questi eventi.

Circa i due terzi (66%) dei 735 investitori istituzionali contemplati per lo studio ritengono che la preoccupazione rispetto al tail risk sia cresciuta a seguito della crisi finanziaria. Tuttavia, la maggioranza degli intervistati dichiara di affidarsi a strategie tradizionali di asset allocation e di gestione del rischio per proteggere i propri portafogli, con un 61% che ricorre alla diversificazione tra asset class e un 56% ad una diversificazione geografica. Alla luce dell’interconnessione dei mercati queste tipologie di diversificazione risulteranno sempre meno efficaci nel mitigare il rischio di riduzione di valore del capitale (il cosidetto drawdown). In effetti, solamente il 36% ritiene di avere accesso a soluzioni o strumenti adeguati per la gestione del tail risk.

Nel commentare i risultati dell’indagine, Elizabeth Corley, CEO di AllianzGI, ha sottolineato: “I risultati di questo studio evidenziano un paradosso significativo: sebbene quasi i due terzi degli investitori istituzionali dimostrino una preoccupazione sempre maggiore verso gli eventi di coda a seguito della crisi finanziaria, una proporzione di gran lunga inferiore è convinta di avere accesso a soluzioni o strumenti appropriati per far fronte a tali eventi. Con aspettative di eventi di coda sempre più frequenti, si delinea un importante ruolo per i gestori attivi nell’assistere i clienti a comprendere, classificare, valutare e infine mitigare il rischio di downside innescato da questi eventi anomali, offrendo al contempo opportunità di upside”.

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