Di nuovo grandi opportunità di lavoro. Di nuovo mancano addetti. Il settore questa volta è il turismo: in teoria il cosiddetto”petrolio italiano“.
Le previsioni di Demoskopika parlano dell’arrivo nel 2023 di un’ondata di 126,6 milioni di turisti che, a loro volta, dovrebbero generare quasi 442,5 milioni di presenze, con una crescita rispettivamente pari all’11,2% e al 12,2% rispetto al 2022. Ma il rialzo è ancora più evidente se raffrontato al 2021: +60,9% per gli arrivi e +53% per le presenze, oramai in linea anche con il periodo prepandemico. Tradotto in entrate: 89 miliardi di euro di spesa turistica, il 2,8% in più rispetto all’anno scorso.
Per Pasqua e ponti vari mancherebbe oltre 50.000 addetti
Ma il settore turistico è preparato ad affrontare l’esercito di trolley e ombrellini da sole? Secondo le stime di Assoturismo Confesercenti per la Pasqua e i mesi primaverili dei Ponti nelle imprese turistiche mancano oltre 50 mila i lavoratori.
Per il trimestre febbraio-aprile, vale a dire il periodo della ripresa dei flussi turistici in Italia, si prevede un fabbisogno di circa 210.000 addetti nelle imprese turistiche. In media però le imprese segnalano difficoltà di reperimento delle figure professionali nel 34% dei casi, non solo per preparazione inadeguata ma anche per mancanza di candidati. Una percentuale che sale addirittura al 52% nella ristorazione.
Il rischio di una perdita media del fatturato del 5,3%. I competitors stranieri sono pronti al sorpasso
“La mancanza di personale porterà nei prossimi mesi le imprese a misurarsi con una situazione complessa e imprevedibile dal punto di vista organizzativo dei processi produttivi, senza trascurare che le destinazioni competitors dell’Italia sono già pronte a migliorare i volumi degli arrivi turistici del 2022” dice Assoturismo. “In particolare, per le imprese che non riusciranno a reperire tutti gli addetti necessari è possibile stimare una perdita media di fatturato nel periodo del -5,3%, con conseguente abbassamento degli standard qualitativi e impatti sulla produttività. “La questione ha ormai raggiunto le dimensioni di una vera e propria emergenza” dice Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti. “Così è impossibile gestire i picchi di attività, in particolare in alcune aree come la riviera romagnola. Ma problemi si riscontrano anche in Sicilia e in Sardegna”.
Tutte le regioni italiane vedranno un aumento dei turisti, in 9 sopra la media
A livello territoriale, si legge nella nota scientifica di Demoskopika, tutte le destinazioni regionali dovrebbero registrare un andamento positivo dei flussi turistici. In particolare, al di sopra della media italiana, si collocano ben nove regioni: Trentino Alto Adige con 52,6 milioni di pernottamenti (+15,4%) e con 12,1 milioni di arrivi (+11,8%), Veneto con 73,3 milioni di presenze (+14,8%) e con 19,1 milioni di arrivi (+11,0%), Marche con 13 milioni di presenze (+13,4%) e con 2,7 milioni di arrivi (+13,8%), Molise con 584 mila presenze (+13,4%) e con 182 mila arrivi (+14,3%), Toscana con 49,8 milioni di presenze (+13,4%) e con 14 milioni di arrivi (+13,5%). E, ancora, Lazio con 33,8 milioni di presenze (+12,8%) e con 11,5 milioni di arrivi (+12,8%), Sicilia con 15,9 milioni di presenze (+12,7%) e con 4,9 milioni di arrivi (+8,9%), Campania con 20,8 milioni di presenze (+12,3%) e con 5,7 milioni di arrivi (+13,1%) ed Emilia-Romagna con 42,8 milioni di presenze (+12,2%) e con 11,4 milioni di arrivi (+7,4%).
Spesa turistica per 89 miliardi in crescita del 23%. Ecco le regioni che staranno meglio
L’istituto di ricerca evidenzia anche, regione per regione, quanto potrebbe essere la spesa turiustica su una stima complessiva di 88,7 miliardi di euro, il +22,8% rispetto al 2022: la Basilicata vedrebbe entrate per 457 milioni di euro (+27,7%) rispetto al 2022), il Molise con 117 milioni di euro (+27,2%), l’Abruzzo con 1.142 milioni di euro (+26,8%), le Marche con 1.676 milioni di euro (+26,6%), il Friuli-Venezia Giulia con 1.038 milioni di euro (+26,5%), la Toscana con 14.262 milioni di euro (+26,3%), l’Umbria con 2.137 milioni di euro (+26,3%), la Campania con 5.211 milioni di euro (+25,9%), il Lazio con 9.612 milioni di euro (+25,5%), la Lombardia con 10,308 milioni di euro (+24,8%), il Trentino-Alto Adige con 6.297 milioni di euro (+24,5%). E, ancora, il Veneto con 12.615 milioni di euro (+23,5%), la Puglia con 2.326 milioni di euro (+23,1%), la Sardegna con 3.018 milioni di euro (+22,6%), il Piemonte con 3.269 milioni di euro (+22,5%), la Sicilia con 3.765 milioni di euro (+21,1%), la Liguria con 3.208 milioni di euro (+20,2%), la Calabria con 1.563 milioni di euro (+19,6%), l’Emilia-Romagna con 6.981 milioni di euro (+19,5%) e, infine, la Valle d’Aosta con 624 milioni di euro (+17,2%).
Le figure professionali ricercate
Una situazione paradossale: da un lato si prospetta un aumento del volume della produzione e dei posti di lavoro creati, dall’altro le imprese del settore continuano a registrare carenza di addetti. La difficoltà nella ricerca del personale ha assunto anzi un contorno ormai strutturale, che si manifesta regolarmente già dagli anni pre-pandemia, ma che sta diventando sempre più grave con la ripartenza del comparto, dice Assoturismo.
I profili necessari sono per il 2,6% di professioni con elevata specializzazione, l’81,5% professioni qualificate, l’1,3% di addetti specializzati e il 14,6% di professioni non qualificate. Ma sono proprio queste ultime figure quelle di più difficile reperimento, in particolare facchini, camerieri semplici, lavapiatti e addetti alle pulizie. Per un cameriere semplice si parte da 1560 euro lordi al mese, per capo cuoco o capo barista si parte sopra i 1.740 euro mensili, lo stesso per un primo portiere.
Le ricette di Assoturismo: ci vogliono politiche attive
“Abbiamo bisogno di trovare una soluzione, anche utilizzando le risorse del PNRR. Servono politiche attive, ora quasi del tutto assenti” dice ancora Messina di Assoturismo. “Bisogna rafforzare la formazione professionale regionale di figure turistiche e aprire ai pensionati e ai ragazzi in età scolare prevedendo occupazioni temporanee a totale esenzioni di imposta. E poi pensare a normative speciali per garantire una ‘staffetta’ tra i lavoratori nelle attività stagionali”. Per Messina infine “pure la gestione del Reddito di Cittadinanza e dei flussi di immigrazione va ripensata, collegandola a opportunità di formazione. Ma è necessario risolvere anche il problema della mobilità dei lavoratori: servono agevolazioni per contratti che garantiscano non solo formazione ma anche vitto e alloggio, un onere per le imprese da almeno 600 euro al mese per lavoratore”.
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