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Allarme Confindustria: Pil 2012 -1,6%, nel 2013 800 mila occupati in meno

Il buio della recessione è già cominciato, ma il vero incubo arriverà l’anno prossimo. Nel 2012 il Pil dell’Italia crollerà dell’1,6%. La flessione del 2011 si fermerà invece allo 0,5%. Questo l’allarme lanciato dal centro studi di Confindustria, che ha rivisto nettamente al ribasso le previsioni diffuse a settembre, quando stimava una crescita del Pil dello 0,2% per i prossimi 12 mesi.

Una pallida ripresa arriverà solo nel 2013, quando il Pil crescerà dello 0,6%. Il direttore del Csc, Luca Paolazzi, ha comunque sottolineato che quello elaborato è uno scenario ottimistico: “Si basa sull’idea e la speranza che la crisi dell’area euro venga superata rapidamente, che ciò consenta di bloccare il credit crunch e che rientrino rapidamente le tensioni sui tassi d’interesse a lungo termine, con il rendimento dei Btp sotto il 5% entro la primavera”.

Quanto al “pareggio dei conti pubblici, è a portata di mano”: il rapporto deficit/Pil si attesterà quest’anno al 3,9%, mentre nel 2012 scenderà all’1,5% e nel 2013 allo 0,1%. Ma il raggiungimento degli obiettivi richiede, secondo il Csc, “il rapido rientro dei tassi sui titoli pubblici dai livelli elevati di novembre: con il rendimento dei Btp decennali al 7,3%, gli oneri per interessi risulterebbero di quasi 18 miliardi più alti nel 2013”.

Al di là dei conti pubblici, gli effetti della crisi minacciano di farsi sentire molto più a lungo sul mercato del lavoro. Sempre secondo il Csc, a fine 2013 ci saranno 800 mila persone occupate in meno rispetto all’inizio del 2008: è “molto probabile che si attenui il reintegro delle persone in Cig, aumentino i licenziamenti, il tasso di disoccupazione salga più velocemente e raggiunga il 9%” nel 2013. Le unità di lavoro perse saranno così 957mila. Nello stesso periodo, la pressione fiscale effettiva arriverà ai massimi storici, superando abbondantemente il 54%

Di fronte a prospettive di questo tipo, il Centro studi di Confindustria ritiene che la manovra salva-Italia del governo Monti sia un primo passo, ma ne dovranno seguire anche degli altri, in particolare “sul mercato del lavoro, gli ammortizzatori sociali, le infrastrutture, i costi della politica, le semplificazioni amministrative, la giustizia civile, l’istruzione e la formazione, la ricerca e l’innovazione, la lotta all’evasione fiscale accompagnata dall’abbattimento delle aliquote”.

Infine, le imprese: “Una quota crescente fatica a ottenere prestiti dalle banche” e c’è il rischio di un “ulteriore brusco peggioramento se non viene rapidamente risolta la crisi dei debiti sovrani e non si normalizza il rendimento dei titoli di Stato”. Il Csc stima un tasso sui Btp decennali “ben sotto il 5% gia’ nei primi mesi del 2012, 4,7% medio nel 2013, altrimenti il costo della raccolta obbligazionaria delle banche rimarrà su valori incompatibili con l’erogazione di credito a imprese e famiglie”. Secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, il rilancio dell’Eurozona e in particolare dell’Italia, più che dalla leva del tasso ufficiale di sconto, “dipende dallo sblocco del credito, dal ritorno della fiducia tra banche e dall’abbassamento dei rendimenti sui titoli pubblici nei paesi sotto attacco”.

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