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Allarme CO2 da record: contro il riscaldamento globale, trasporti e riscaldamento nel mirino

Superata la soglia delle 400 parti per milione di anidride carbonica – Gli accordi di Parigi per tagliare le emissioni non basteranno a scongiurare l’aumento delle temperature, ma servirà una stretta su trasporti e riscaldamento – Fca nell’A list delle aziende leader nella lotta al cambiamento climatico – VIDEO.

Allarme CO2 da record: contro il riscaldamento globale, trasporti e riscaldamento nel mirino

La soglia simbolo delle 400 parti per milione di anidride carbonica nell’atmosfera è stata superata. A lanciare l’allarme è la Wmo, l’agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, secondo cui la situazione è destinata a peggiorare ulteriormente: per molte generazioni non si scenderà al di sotto di questa quota.

Ma cosa significa questo numero? Significa temperature sempre più alte e rischi sempre maggiori per il Pianeta e per la nostra salute. Un rischio, su questo il 97% degli scienziati è concorde, legato alle attività umane, che provocano l’immissione di dosi sempre maggiori di gas serra (su tutti la CO2) nell’atmosfera.

Dalla rivoluzione industriale, quando c’erano solo 278 parti per milione di anidride carbonica nell’atmosfera, ad oggi la temperatura media è aumentata di un grado e un altro grado è previsto entro la fine del secolo. Un cambiamento climatico che rischia di provocare la scomparsa dei ghiacci, una siccità sempre maggiore e il diffondersi di nuove malattie.

Qualcosa si sta muovendo, per evitare di essere travolti da una trasformazione climatica ingestibile. Alla Cop di Parigi sono stabiliti dei tagli dei gas serra per il 2030 del 40% rispetto al 1990 per l’Europa e del 28% per gli Stati Uniti. Un provvedimento, però, che rischia di non bastare per evitare l’aumento di due gradi stabilito nella capitale francese.

Il taglio delle emissioni è un obiettivo da raggiungere operando su vari fronti, come ad esempio l’elettrificazione della produzione industriale, dei trasporti e delle case, possibile attraverso il ricorso all’energia nucleare o alle rinnovabili.

Per evitare la crescita incontrollata delle emissioni bisognerà anche toccare il tema “tabù” della questione, il famoso elefante nella stanza, ovvero i trasporti, che ancora non rientrano all’interno degli accordi sul clima. Le emissioni di auto e veicoli pesanti rappresentano, infatti, il 23% del totale di emissioni di CO2. L’altro grande fronte aperto è quello degli impianti di riscaldamento, una delle maggiori fonti di gas serra.

Servirà, dunque, uno sforzo sia individuale che collettivo per evitare che i prossimi anni finiscano per battere, come è successo al 2014, al 2015 e al 2016, il record di anno più caldo di sempre. Per limitare i danni bisognerà cambiare le proprie abitudini e puntare il più possibile sull’innovazione. 

Anche i Governi, seppur tra molti compromessi, stanno facendo la loro parte, con accordi come quello raggiunto a Kigali. Nella capitale del Ruanda, infatti, si è trovata un’intesa per eliminare l’uso di gas pericolosi come gli Hfc. Altri accordo sono stati trovati anche per limitare le emissioni di aviazione e navi. 

Di fronte ad un warning così forte sul tema dell’inquinamento e dei cambiamenti climatici, alcuni grandi gruppi italiani riconducibili ai settori più delicati in tema di emissioni, come Eni, Enel e Fca, hanno rilasciato comunicati che chiariscono la loro posizione nella lotta al cambiamento climatico.

Entrambi i gruppi sono stati inseriti dall’organizzazione no profit internazionale CDP nella Climate “A” List, riservata ai leader nella lotta al cambiamento climatico. Eni, nella fattispecie, è l’unica tra le major oil&gas ad avere ottenuto questo risultato, mentre Fca e Enel sono state nuovamente riconosciuta tra i leader a livello globale per il loro impegno e i significativi risultati conseguiti nel contrastare il cambiamento climatico. Solo il 9% delle aziende analizzate nell’ultimo anno è stato incluso nella “A” List.

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