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Alla Ue il premio Nobel per la pace

Il vincitore del premio Nobel per la pace del 2012 è l’Unione Europea. Il premio sarà ritirato dal presidente della Commissione Ue Barroso che ha dichiarato di essere “onorato”. L’annuncio, dato dalla Norwegian Nobel Commitee , sembra stridere con le immagini di guerriglia urbana che solamente pochi giorni fa provenivano dal centro di Atene, dove migliaia di persone inferocite inveivano contro l’Unione.

A ben leggere le motivazioni provenienti da Oslo il prestigioso premio sembra più meritato, anche se le sue motivazioni vanno ricercate tra le pieghe della storia del ‘900 e dei secoli precedenti. La prima motivazione è la pacificazione dei popoli europei. “Sarebbe oggi impensabile lo scoppio di una guerra tra Francia e Germania” si legge nella dichiarazione del comitato, affermazione difficilmente contestabile, alla luce del fatto che da quando le truppe del generale von Moltke nel 1870 scatenavano la guerra lampo, il suono dei cannoni tedeschi si è udito a Parigi per altre due volte di cui l’ultima poco meno di 70 anni fa.

Altro merito dell’Unione Europea è stato quello della promozione della democrazia con particolare riferimento all’adesione di Grecia, Spagna e Portogallo nel 1980. L’Unione Europea ha inoltre favorito la proliferazione dei diritti umani, qui il riferimento è più attuale, con il processo di adesione messo in atto dalla Turchia, che ha portato Istanbul a fare enormi progressi. Sono citate inoltre lo sforzo per la pacificazione dei Balcani, grazie alla prossima adesione di Serbia e Croazia, senza riferimenti alle vicende che hanno segnato la fine degli anni ’90, e la gestione della desovietizzazione dell’Est Europa.

L’unione Europea, insomma, ha favorito la proliferazione della concordia tra le nazioni europee, adempiendo forse lo scopo principale per cui era stata pensata dai suoi padri ideologici, in un ventennio segnato dalle discordie e dalla guerra. Restano tuttavia enormi le contraddizioni che gettano ombra su questo premio. I recenti avvenimenti dimostrano come l’Ue non sia ancora riuscita a creare un sentimento di fratellanza tra i popoli europei, che si considerano ancora come estranei costretti a condividere una cosa comune. L’unione Europea, ad oggi, non può ancora vantare una politica estera comune, e alcuni degli stati che la compongono hanno partecipato nel corso degli ultimi 60 anni a eventi bellici estremamente controversi, dalla decolonizzazione algerina alla guerra in Iraq.

Se è vero che questi avvenimenti non sono imputabili direttamente all”Ue, si può altresì affermare che alla luce di questi fatti le motivazioni del premio, se pur ben chiare e storicamente conclamate, risultano deboli e ancorate a doppio filo alle vicende storiche del secolo passato. Fatte queste dovute considerazioni questo premio Nobel per la pace non è il primo e non sarà l’ultimo macchiato da controversie, basti pensare al recente premio ricevuto da Barack Obama, a quello ricevuto da Yasser Arafat o al premio vinto nel 1973 dal Segretario di Stato americano Kissinger.  Il premio Nobel per la pace si è spesso riempito di contenuti politici e questo premio all’Unione Europea, oltre a riconoscere degli innegabili meriti storici, suona più come un attestato di fiducia a un grande istituzione politica nel momento più difficile della sua storia. D’altronde sarebbe illusorio pensare che il potere, che talvolta può essere l’unico mezzo per raggiungere la pace, sia senza macchia.
A.Ro. 

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