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Alla Fattoria dei Barbi il Brunello scrive la storia

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Le bottiglie dormono tranquille da quasi un secolo e mezzo dietro le vecchie grate di ferro. Come in luogo di clausura, la penombra favorisce il riposo. Il silenzio è interrotto solo dalla voce di Stefano Cinelli Colombini che racconta agli ospiti della cantina della Fattoria dei Barbi la storia di un vino che con Montalcino è entrato nel mito. Il borgo, antico di millecinquecento anni, nel cuore della Toscana –  osserva Cinelli Colombni – oggi  è la comunità agricola forse più ricca al mondo grazie al lavoro delle persone che hanno interpretato e fatto crescere un vero e proprio mito.

Assedi, catastrofi, crisi più o meno tremende sono stati sempre superati a Montalcino. Grazie alla cultura, il vissuto, la civiltà,  il modo di essere di tante persone che oggi  – sottolinea con forza  – vanno portati alla luce, fatti conoscere. Il Brunello e’ noi, e ciò che siamo – dice Stefano Cinelli Colombini che sta pubblicando un nuovo libro proprio sul mito del Brunello. Voglio condividere civiltà e personaggi che hanno portato alla creazione del  Brunello, aggiunge.  Impresa, cultura e arte, che tanta parte hanno nella Toscana – osserva – sono rappresentate perfettamente a Montalcino. Creare da ciò che si ha e rialzarsi dopo le crisi sono le caratteristiche, il modo di essere della comunità e della cultura rappresentate nel Brunello.

    La Fattoria, Montalcino e Stefano Cinelli Colombini sono un ‘unicum’ in questa terra che produce il Brunello, il vino di colore rosso rubino intenso, ottenuto da uve Sangiovese Grosso in purezza con una macerazione solitamente lunga per estrarre tannini e polifenoli che col tempo e e il riposo nelle botti di rovere  per almeno cinque anni come da disciplinare verranno raffinati e daranno luogo al complesso bouquet dove i frutti rossi sotto spirito, il tè, il caffè, la terra  e i toni balsamici incantano il naso mentre l’eleganza e la struttura insieme alla freschezza segnano  magistralmente il palato. 

La storia qui alla Fattoria dei Barbi  la raccontano le migliaia di preziose bottiglie destinate alle tavole di tutto il mondo, il Museo dedicato al Brunello, un ristorante  dove le bottiglie si riflettono nella luce delle fiamme dell’imponente camino e le pareti sono impreziosite dagli antichi numeri civici di Montalcino, a significare lo stretto legame del padrone di casa con le vie e le piazze del paese.  Avvocato ‘prestato’ alle fattorie di famiglia, Stefano si occupa della proprietà da quando aveva  venticinque anni. I vigneti della fattoria dei Barbi sono passati dai 22 ettari del 1981 agli attuali 110.

Ci sono tante altre attività nella vita di quest’uomo simbolo del successo del vino italiano. Un’altra fattoria  in Maremma, per esempio dove produce Morellino, ma anche la scrittura che soddisfa la grande passione  per la storia della sua terra e delle vigne, dei suoi uomini e dei loro traguardi.  In cantina 300 botti di legno e migliaia di bottiglie di Brunello in affinamento sono accanto a bottiglie storiche di annate che vanno dal 1870 ai giorni nostri. Di castello in castello, da Poggio alle Mura, che i Colombini avevano nel ‘300,  ad Argiano poi abbandonato, si arriva  alla fine del ‘700 alla Fattoria.  Un azienda secolare insomma che oggi vanta oltre 200mila bottiglie di Brunello all’anno e 400-500 mila bottiglie di altri vini come il Rosso di Montalcino, Chianti, Morellino di Scansano, Maremma Toscana, Igt Toscana rosso  e bianco, Vinsanto, grappa e olio.

Papi, imperatori e pellegrini, milioni di persone hanno attraversato Montalcino grazie alla via Francigena – racconta ancora Stefano Cinelli Colombini, il cui nonno ha tra le tante cose creato a Montalcino la prima enoteca d’Italia. L’autostrada del Sole ‘cancella’ la Francigena e il passaggio di migliaia di persone. Montalcino, anche per la fine della mezzadria, entra in una crisi economica profonda.  Il Consorzio del Brunello nasce per combattere la crisi e porta i produttori montalcinesi in giro per il mondo. Dopo il 1975 arrivano i compratori. Prima Docg d’Italia, negli anni ’80 entra nell’empireo  dei grandi vini censiti da Wine Spectator.  La possibilità di fare Rosso è un volano per il Brunello e la sua crescita. Ma tante nuove vigne e  uno scandalo lo penalizzano quando arriva la grande crisi del 2007.

Un disastro che però viene riparato escogitando una vendita straordinaria del prezioso nettare a prezzi bassissimi nei paesi di lingua tedesca, e grazie alla grande capacità degli imprenditori montalcinesi. Oggi  – dice Stefano Cinelli Colombini – ci sono tanti  solisti che cantano in coro la stessa melodia, il Brunello.  E la storia continua ad essere narrata a tavola, nelle sala abbellita da quadri di famiglia e preziose ceramiche, come in una casa privata, davanti ad un calice di Brunello, con il figlio, il piccolo Giovanni e Donna Francesca che oggi scrive anche lei libri. Dopo aver diretto la sua azienda e aver ospitato kermesse culturali ed enologiche nella antica cantina della Fattoria, la mamma di Stefano si dedica alla pubblicazione di preziose ricette di famiglia e di storie di donne e uomini di Montalcino.

FATTORIA DEI BARBI

Loc. Podernovi, 170

53024 Montalcino (Siena)

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