La nuova Alitalia potrà mantenere il vecchio nome, ma sarà, come chiesto da tempo dall’Ue, molto più piccola. Era questa la principale e forse unica condizione chiesta da Bruxelles per dare il via libera a partire da fine agosto alla nuova compagnia aerea, che potrà dunque utilizzare il vecchio marchio (anche se dovrà prima partecipare ad una gara pubblica e riottenerlo “sul campo”) ma formalmente si chiamerà Ita: l’ok è arrivato mercoledì 26 maggio dopo l’incontro chiave tra la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager, e i due ministri italiani Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti. L’importante era dunque garantire discontinuità piena con la disastrata ex compagnia di bandiera, che ad oggi perde 1 milione di euro al giorno, sperando che questa possa finalmente essere la volta buona. Anche perché in caso contrario l’Italia rischierebbe una sanzione, visto che gli 1,3 miliardi elargiti dai vari governi negli ultimi anni ad Alitalia sono sotto inchiesta da tempo in quanto da considerare a tutti gli effetti aiuti di Stato. La procedura è ancora aperta e l’accordo trovato ieri non è del tutto risolutivo, ma con questa impostazione non dovrebbero esserci problemi.
Anzi, se la discontinuità sarà davvero effettiva, Bruxelles darà anche il via libera a una nuova tranche di finanziamenti pubblici: 1,35 miliardi, di cui 700 milioni già quest’anno. L’operazione avrà comunque un costo pesante in termini di risorse umane: la nuova Alitalia avrà meno rotte, meno aerei (flotta ridotta a una sessantina, forse addirittura a 50-52) e di conseguenza anche i dipendenti saranno dimezzati, con circa 5 mila esuberi (i piloti scenderebbero a meno di 400 unità) sui quali i sindacati non mancheranno di opporre resistenza. I dipendenti che verranno confermati avranno anche un nuovo contratto, presumibilmente più “leggero” per l’azienda, anche se non sono ancora emersi i dettagli. La rottura col passato purtroppo interesserà anche i clienti: la nuova Alitalia perderà formalmente la base di clienti costruita con la fidelizzazione Millemiglia. In pratica, tutti quelli che avevano accumulato miglia, quando il nuovo vettore sarà operativo le perderanno, meno che la proprietà futura non riesca a trovare un meccanismo “gratuito” che ristabilisca il precedente rapporto.
In attesa di chiudere l’accordo definitivo, il governo ha garantito la piena operatività dell’attuale compagnia per tutta l’estate, visto che Ita entrerà in attività solo alla fine di una stagione estiva che si preannuncia di grande ripresa, quanto meno sulle rotte italiane ed europee. Dal punto di vista commerciale, Ita esordirà di fatto con la vendita dei primi biglietti per l’autunno. Per quanto riguarda le rotte, il perimetro verrà parecchio ridimensionato: molti dei voli intercontinentali verranno del tutto soppressi, mantenendo solo quelli più strategici che collegano Roma Fiumicino a New York, Los Angeles, San Paolo, Buenos Aires e Tokyo. Diminuiranno gli slot sia a Roma che all’aeroporto di Milano Linate e nei principali scali europei. “La Commissione sostiene gli sforzi dell’Italia per preparare quanto prima il lancio di Ita come nuovo e vitale attore di mercato in linea con le norme Ue”, ha comunicato Bruxelles dopo l’incontro per il via libera alla newco, che sarà guidata da Fabio Lazzerini e presieduta da Francesco Caio.
“L’obiettivo – ha commentato il ministro dell’Economia Daniele Franco – è restituire al Paese un vettore nazionale di trasporto aereo capace di assicurare collegamenti interni e al di fuori dei confini nazionali, di garantire lo sviluppo dell’operatività e dell’occupazione operando a condizioni di redditività tali da generare un ritorno economico per l’azionista pubblico”.