Per evitare di portare i libri in tribunale entro un paio di settimane, Alitalia ha bisogno di trovare una soluzione nel giro di pochi giorni. Del problema si sta occupando il premier Enrico Letta in persona, che giudica la compagnia di bandiera un asset strategico per il Paese.
L’ultima ipotesi sul tavolo del Governo parla di un aumento di capitale da 300 milioni sottoscritto per metà da Fintecna (società controllata dalla Cassa depositi e prestiti) e per metà dai soci attuali. Per coprire l’eventuale inoptato, Unicredit e Intesa Sanpaolo sarebbero pronte a costituire un consorzio di garanzia.
Il Cda di Alitalia “è confidente, vista la disponibilità manifestata dai soci e dal sistema bancario, che la situazione finanziaria possa essere presto riequilibrata”, si legge nella nota diffusa ieri dalla compagnia dopo la riunione del board, convocato nuovamente per giovedì alle 17.
Da parte sua, il presidente della società, Roberto Colaninno, “ha riferito che il Governo, con i cui rappresentanti i vertici di Alitalia hanno avuto un incontro ieri – prosegue la nota –, sta completando l’analisi della situazione per definire gli idonei interventi, per la definizione dei quali è stato chiesto un ulteriore breve lasso di tempo”.
La compagnia aerea italiana è alla ricerca di 500 milioni di euro di capitali freschi dopo aver accumulato perdite per più di 1,1 miliardi e debiti per circa un miliardo da quando nel 2009 è stata rilevata da un gruppo di imprenditori italiani e al 25% da Air France-Klm.
Il 14 ottobre si riunirà l’assemblea dei soci per approvare l’aumento di capitale “da almeno 100 milioni” deliberato il mese scorso con il voto contrario dei soci francesi.
Intanto, Alitalia rischia di non poter più fare il pieno ai suoi aeroplani. Ieri l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, è stato chiaro: se Alitalia “non riscuote la fiducia degli azionisti non possiamo tenerla in vita noi con il carburante”.